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La mia notte sotto le stelle con Laura Rangoni

Laura Rangoni, giornalista, scrittrice, ricercatrice e donna amante della natura. Direttore Responsabile del settimanale di enogastronomia Cavolo Verde con cui collaboro. Tante le similitudini che mi hanno portato a lei. Il 10 Agosto, nella sua casa di Savigno in provincia di Bologna, sotto un cielo stellato tra chiacchiere, ricordi e progetti per il futuro, abbiamo fatto scorrere le ore in attesa di una stella cadente.

Le notti in campagna sono cariche di atmosfera, i suoni della natura ci portano via dalle inquietudini che i rumori artificiali creati dall’uomo, col tempo, ci logorano appesantendo le nostre vite. Circondate dai colli bolognesi, in compagnia dei suoi compagni fedeli, abbiamo passato la notte di San Lorenzo sedute nel suo giardino, tra i profumi dell’orto e quelli delle piante di rose. Le stelle che aspettavamo non sono cadute. In verità io credo che le stelle siano anche sulla terra. Chi ha la fortuna di incontrarle, ma soprattutto chi ha la capacità di vederle, può vivere momenti di vera bellezza, traendo da esse luce, calore e vero benessere.

Domenica 10 Agosto scorso, a Casa Rangoni, si è svolta la prima cena inaugurale dell’Associazione culturale omonima che a breve darà inizio a percorsi degustativi, culturali e di ben-essere. Una cena all’insegna dell’amicizia e del buon gusto a base di prodotti dell’orto che Laura cura e segue personalmente. Ho voluto portarla qui nel mio blog, per custodire tra i miei ricordi una serata speciale vissuta tra natura e l’ascolto di una donna coraggiosa, che ora vi farò conoscere meglio.

Casa Rangoni

Cena inaugurale dell’Associazione Culturale Casa Rangoni

D) Laura, cito un passaggio in cui ti presenti: “Ho iniziato a tenere un diario quando, a quindici anni, ho lasciato Bologna, la mia scuola, gli amici, i sogni dell’adolescenza, per approdare a Monza. Il lavoro di mio padre mi ha rapita, e costretta a vivere in una regione che non ho mai amato, in case diverse, in luoghi inospitali, con gente nebbiosa come il clima… A cinquant’anni ho rivoluzionato la mia esistenza.” Sono convinta che ogni esperienza insegni. Dico questo perché ritengo che si possa imparare da ogni situazione e in ogni luogo in cui si viva. Premesso questo, mai rinunciare ai propri sogni. Concordi?

R) Sicuramente, Cinzia. I sogni sono la mia unica, vera ricchezza. E sono sogni semplici, da scrittrice di campagna. Il profumo del gelsomino, la tranquillità dei miei animali, i vasetti di conserva in dispensa. Insomma, quella che gli antichi chiamavano aurea mediocritas. I cinquant’anni per me hanno segnato un importante giro di boa: basta vivere “fuori”, ho preferito concentrarmi sul “dentro”. Su quelle cose che mi fanno felice, che riempiono la mia giornata, e che non hanno un valore economico. La serenità e il ben-essere sono i miei obiettivi quotidiani.

Casa Rangoni

Casa Rangoni

D) Cambiare la propria vita oggi, in tempi critici come questi, da qualcuno è ritenuto coraggio, da altri incoscienza. So per certo che ‘solo osando’ si può assaporare la vita nel vero modo in cui va vissuta. Non dico che è facile, tutt’altro. Per quanto mi riguarda, le emozioni vissute attraverso la conoscenza negli ultimi anni, mi ripagano delle delusioni inevitabili che questi percorsi ci presentano. Tu sei a buon punto. Puoi dare qualche consiglio a chi vorrebbe, ma non osa?

R) Non amo dare consigli non richiesti, perché la vita di ognuno di noi è diversa. Ma arriva un momento nella vita nel quale – se è destino – capisci che non puoi più restare fermo nella tua “zona di comfort”, capisci che devi osare, devi fare quello che ami veramente e cercare di essere il più felice possibile, perché la vita fugge in un attimo. Ho compreso queste cose in modo molto traumatico, quando mio padre è uscito la mattina per comperare il pane e non è più tornato. Un infarto l’ha stroncato in mezzo alla strada. Così ho deciso di osare, di assaporare ogni istante della vita come dovessi morire domani. E vivo l’oggi con semplicità, godendo delle piccole cose.

…godendo delle piccole cose

D) Ora veniamo a Casa Rangoni, più che una casa un Centro Culturale per la promozione del territorio e del ben-essere psico-fisico. Come ti è nata l’idea, e quali i prossimi progetti in programma?

R) L’idea è sorta giorno dopo giorno, crescendo in silenzio. Da quando mi sono trasferita sui Colli Bolognesi, gli amici che mi venivano a trovare dicevano, tutti (e ribadisco: tutti) “Qui si sta proprio bene, ci si rigenera”. Così ho pensato che fosse proprio questo il “potere magico” di Casa Rangoni: far stare bene le persone. Ci siamo allontanati molto dalla natura, e stare qui, scegliersi il proprio pomodoro dall’orto, andare a prendere la legna per accendere il camino, camminare tra le rose, assaporare piatti semplici ma ricchi di storie da raccontare, riavvicina le persone a un modo di vivere più umano, più armonico con i lenti ritmi della terra. Ben-essere vuol dire questo: stare bene con se stessi, rigenerarsi, imparare ad ascoltare e ascoltarsi. Dopo tanti anni di studi, dopo tanti libri scritti, ora sono pronta a trasmettere quello che ho imparato a chi vuole ascoltare e provare a vivere in modo più olistico. Quindi in progetto ci sono dei per-corsi per imparare a stare bene con se stessi, a godere del miele e del vino con degustazioni che nulla hanno di tecnico, di cucina di cibi antichi, tradizionali, genuini e semplici, di coltivazione e uso delle erbe aromatiche e officinali, di fitoalimurgia…

Casa Rangoni - esterni

…un modo di vivere più umano, più armonico con i lenti ritmi della terra

D) Da ragazzina mio padre, per farmi vincere la timidezza che mi portava a isolarmi, mi regalò un cucciolo. Un cagnolino che, oltre a rendermi felice, per la prima volta mi fece sentire responsabile di una creatura. Siamo un paese non ancora adeguatamente educato all’accoglienza dei migliori amici dell’uomo, nonostante il loro aiuto terapeutico sia ormai accertato e riconosciuto in molte cure. Ritengo che la civiltà di una nazione si riconosca anche attraverso il rispetto e l’educazione verso gli animali. Per farlo si dovrebbe partire dalla scuola. Cosa ne pensi?

R) Penso sia verissimo. Tutti coloro che mi conoscono, attraverso i social o FaceBook, o i miei libri sanno che sono una gattara impenitente, e il mio cane Morgana è ormai diventata una star del web :-). Amo gli animali, ma senza esagerazioni, rispettando la loro natura. Questo si dovrebbe insegnare ai bambini, mostrare loro che cani e gatti non sono giocattoli, ma persone con i loro diritti e i loro pensieri. E spiegare loro che tutte le creature “servono” in natura, persino le zanzare… Forse si eviterebbero tante brutture e assurdità, come la recente proposta di abbattere l’orsa che, per difendere i cuccioli, ha attaccato quell’incauto cercatore di funghi…

Uno dei gatti di Laura

…tutte le creature “servono” in natura

D) Dico spesso che ‘amo più mangiare che cucinare’. Lo dico in senso ironico, visto che nel cibo e nel vino amo soprattutto ricercare le storie, le tradizioni e le emozioni che suscitano. Veniamo a te: Laura Rangoni, non una cuoca, ma una donna che studia, ricerca, cucina e scrive. Sbaglio?

R) Esatto. Non sono una cuoca, non ho le basi tecniche di uno chef, e non lo farei mai come lavoro. Ma amo il cibo perché portatore di significati culturali e antropologici. Il cibo rappresenta il primo fattore dell’identità di un popolo, viene prima ancora della lingua e della religione, secondo me. Amo ricercare gli antichi sapori, soprattutto della mia terra, e dei luoghi del mondo che ho amato profondamente, amo cucinare come si faceva un tempo, sulla stufa economica, usando attrezzi antichi. Impasto a mano, trito a mano, taglio a mano. Non posseggo nemmeno un robot da cucina e la mia “dotazione” di pentole è da museo. Amo il cibo semplice, quello che chiamo il “cibo della fame”, tradizionale, povero, con ingredienti reperibili sul territorio. Troppo spesso abbiamo dimenticato piatti poveri, la zuppa di pane, tanto per farti un esempio. Nei miei corsi insegno proprio questo: a recuperare sapori antichi, che hanno una storia da raccontare, una storia che sa di sere passate davanti al fuoco, di fiabe narrate nella penombra, o di dura fatica per convincere la terra a donarci verdure e frutti…

Poi, per lavoro, ho studiato anche cibi più sofisticati, etnici e simili, ma questo è un altro discorso.

Cena sotto le stelle 10 Agosto Tagliatelle

…il cibo rappresenta il primo fattore dell’identità di un popolo

D) E’ mia abitudine fotografare tutto ciò che mi piace e condividerlo, perché il bello e il buono deve essere diffuso. A Casa Rangoni, tra le tue colline, ho fotografato molte varietà di fiori. In particolare, amando la medicina naturale, mi affascinano le piante officinali. Vorrei che si organizzassero più corsi per far conoscere le molte proprietà delle piante terapeutiche. Questo per  allontanare le persone dai facili rimedi farmaceutici chimici, non sempre necessari. A quando il primo corso?

R) Non appena spunteranno le erbe, a primavera! Ma, non essendo medico, non voglio parlare di terapie, e non farò corsi di fitoterapia. Preferisco considerare le piante, sia spontanee che officinali, come facilitatori del ben-essere. Lo sono anche i fiori: coltivare un giardino o un orto è come coltivare la propria anima…

...coltivare un giardino o un orto è come coltivare la propria anima…

…coltivare un giardino o un orto è come coltivare la propria anima

Associazione Culturale Casa Rangoni

Savigno (BO)   www.casarangoni.it

 




TARTUFI & FRIENDS, la nuova truffle lounge di Milano

Il tartufo, il prezioso fungo ipogeo ‘spontaneo’ che il nostro territorio vanta tra le sue eccellenze. Un prodotto della terra dai profumi inebrianti e dalla lunga storia. Come scriveva Aristotele, un frutto consacrato ad Afrodite, decantato fin dai tempi antichi.

Amandone i profumi e i sapori delicati, Mercoledì 17 Settembre ho accolto con piacere l’invito all’inaugurazione di TARTUFI & FRIENDS, la nuova truffle lounge di Milano situata nel prestigioso Palazzo Serbelloni che, dopo un anno e mezzo, ha seguito l’apertura della sede di Roma.

Tra un assaggio e l’altro, ad opera dello chef Marco Fossati, in un ambiente raffinato di 250 mq curato dall’architetto Laura Franco, mi sono immersa nelle atmosfere retrò interamente dedicate al prezioso tubero. Ma non solo, ho apprezzato anche il richiamo alla natura con il giardino verticale, e la visione delle stampe del 1500 nella sala ‘esploratore’ che ne descrivono la storia nel tempo.

Artefici di tutto ciò Alberto e Angelo Sermoneta, già al lavoro per  la prossima apertura nel 2015 di una sede a Londra e a Dubai, per portare questa eccellenza italiana a essere conosciuta nel mondo.

Assaggi ma anche conoscenza, come è giusto che sia per chi come me ama andare oltre la degustazione di un prodotto.

Per valutare la qualità di un tartufo bisogna basarsi su ‘vista, olfatto e tatto’. Deve essere ben pulito affinché i residui di terra non ne coprano i difetti. Al tatto deve essere compatto ma con una nota lievissima di elasticità, mentre al naso il suo odore è percepibile solo nel momento della maturazione. I suoi profumi ricordano l’aglio, il fungo e la terra bagnata.

Esistono molte specie, ma il tartufo bianco bianco d’Alba, il Tuber Magnatum Pico, è quella più pregiata e di maggiori dimensioni. Il Piemonte è la regione in cui è più presente, ma si può trovare anche in Lombardia, sulle colline dell’Oltrepò Pavese, nel mantovano, e sia pur rarissimamente nell’Italia centrale. Senza togliere l’indiscussa corona al tartufo bianco cito ad esempio i tartufi neri pregiati reperibili fino a Marzo, oppure tra Aprile e Maggio i bianchetti, o a Luglio gli scorzoni.

Il cercatore di tartufi, che in Piemonte viene chiamato con il termine dialettale trifolau o trifulé,  ricerca il prezioso fungoIMG_5063 da Settembre a Gennaio. La legislazione italiana prevede che la raccolta sia libera, sia che avvenga nei boschi che nei terreni non coltivati.

Il tartufo bianco si pulisce bene ma non si sbuccia. A differenza di quello nero non va cucinato. Viene utilizzato come condimento crudo, tagliandolo a fettine sottili su piatti poco conditi. Contiene circa l’80% di acqua. È ricco di potassio, di calcio, di sodio, di magnesio, di ferro, di zinco e di rame. Comunque sia, il suo valore non incide in modo rilevante sull’apporto alimentare.

Si consiglia di conservarlo avvolto in carta assorbente e in un ambiente fresco con una temperatura dai 3 ai 6 gradi. A garanzia del prodotto si vende in un sacchetto numerato riconducibile all’origine di provenienza.

TARTUFI & FRIENDS

Corso Venezia, 18 – Milano
www.tartufiandfriends.it




StreetFood On The Road®, il cibo della tradizione a passeggio

Nell’Ottobre del 2012, qui sul blog, dopo una chiacchierata con i titolari  del Burger Bar di Milano Al Mercato scrivevo: “Street Food, tradotto letteralmente cibo da strada. Nei tempi passati un’abitudine comune, all’estero consuetudine, recentemente in Italia rivalutato con l’uso di una terminologia inglese. Diciamo la verità, chiamandolo così da un senso di modernità che altrimenti  non avrebbe, ma il succo è che trattasi di cibo tipico della tradizione locale che si consuma passeggiando o su una panchina,  in modo più economico, vivendo di più il territorio.”

Sono passati due anni da quell’incontro. La crisi che purtroppo stiamo vivendo penalizza le scelte di gusto che una volta ci potevamo permettere con più leggerezza. Ebbene, mai come ora lo street food, o come volete chiamarlo, ci consente di avvicinarci ad esperienze con il cibo della tradizione senza sconvolgere le nostre finanze. Un cibo che va incontro ai bisogni della gente, mantenendo viva la tradizione dei territori e delle realtà produttive locali. Ne è garante e promotore l’evento più atteso: EXPO 2015.

Nel Parco Esposizione di Novegro, il 12 13 e 14 Settembre si è svolto lo Street Food Days, tre giornate dedicate al cibo da strada di qualità e ai suoi protagonisti. Cibo ma anche musica e approfondimenti culturali. Giornate molto interessanti che mi hanno dato modo di approfondire tematiche di mio interesse.

Con Sergio Battimiello XCom Cross Media Agency, Donato Turba dell'Antica Macelleria Turba, Tommaso Farina giornalista gastronomico e Davide Foschi artista

Sergio Battimiello XCom Cross Media Agency, Donato Turba dell’Antica Macelleria Turba, Tommaso Farina giornalista e Davide Foschi artista

Interessante l’intervento di Donato Turba, dell’Antica Macelleria Turba di Melzo. Plauso a lui quando, parlando delle botteghe, ha ribadito l’importanza per tutti noi di far vivere i negozi di quartiere che garantiscono la professionalità e la qualità.

Donato, come me, è per una cucina semplice senza troppe manipolazioni sulle materie prime, perché, come ha sottolineato, quando il prodotto è buono non ha bisogno di troppe rielaborazioni. Si è parlato anche di agricoltura, rispetto dell’animale, e tutela dei piccoli agricoltori attraverso il consumo dei loro prodotti. Concetti su cui insisto e che condivido pienamente.

Donato Turba dell'Antica Macelleria Turba con Tommaso Farina

Donato Turba dell’Antica Macelleria Turba con Tommaso Farina

Molto avvincente lo spazio nel quale, Davide Lacerenza patron del Ristorante di Milano ‘La Malmaison’, ha catturato l’attenzione del pubblico con consigli e approfondimenti sul modo corretto di mangiare i crostacei e i molluschi. Discorso che presto approfondirò ulteriormente.

Davide Lacerenza, patron del Ristorante di Milano 'La Malmaison'

Davide Lacerenza, patron del Ristorante di Milano ‘La Malmaison’

Concludo con una proposta di micro impresa che mi è piaciuta molto, e che vorrei più condivisa perché a mio parere è vera espressione dell’applicazione dello street food. Mi riferisco alle ape-car gastronomiche. Una vera opportunità di lavoro.

Stefano Lanati, Cristian De Carolis e Lorenzo Regiroli, con la loro hamburgheria mobile presente sui social network, l’Ape Tizer, hanno dato vita ad Assago, in provincia di Milano, al progetto The Different Burger. Un hamburger cotto a bassa temperatura (circa 60°) per conservare così tutte le qualità nutrizionali ed organolettiche.

Un mezzo mobile a basso consumo (6Kw per poter far funzionare tutte le attrezzature) progettato, sia dal punto di vista estetico che funzionale, dal designer internazionale Andreas Varostos di Inarea, che ne ha curato tutti i dettagli. Per chi vuole intraprendere questa strada, per quanto riguarda la parte burocratica, anche qui non regna la semplicità. Comunque sia, si può avere informazioni all’ufficio commercio del proprio comune.

Ape Tizer

Ape Tizer

Alcuni momenti a StreetFood On The Road




Siete sicuri di sapere tutto sulle mele? Parliamone davanti a una torta.

Oggi voglio parlare delle mele, il mio frutto delicato, quello dello strudel delle mie colazioni trentine, quello che uso per i dolci che mi riportano all’infanzia. Ebbene, credo che le mele siano il frutto più antico. Quante cose si potrebbero scrivere…

Sicuramente quella più famosa è la mela di Adamo ed Eva, il frutto del peccato, senza parlare poi di quella avvelenata di Biancaneve, o di quella usata nel titolo di un film per evocare il tempo dell’innocenza e della giovinezza.

Vi chiedo dunque: “Cosa vi riporta in mente una mela?” Per quanto mi riguarda mi riporta alla famiglia e alle  belle tradizioni di una volta.

Lo sapevate che…

  • Le mele sono una buona fonte di fibre e per questo un ottimo spuntino con poche calorie, facile da portare con Frutteto.se.
  • Sono ricche di sostanze antiossidanti.
  • Per il loro basso contenuto di zucchero sono ideali per i diabetici.
  • Vista l’alta digeribilità possono essere consumate tranquillamente da chi ha problemi digestivi, anche a fine pasto.
  • E’ consigliabile mangiare le mele con la buccia, solo nel caso in cui si abbia la sicurezza che non siano stati effettuati trattamenti con antiparassitari.
  • Ci sono più di mille varietà, per questo è l’albero più diffuso sulla Terra.

Questo è il tempo delle mele, ne vogliamo parlare davanti a una torta? 

La Torta di mele

Ogni famiglia ha una torta di mele con le sue varianti. Io ne faccio una molto semplice che amo mangiare per colazione. Ecco come la preparo.

Una volta che avete sbattuto tre rossi d’uovo con 150 gr. di zucchero, unite i bianchi montati a neve, e amalgamate con:

– 200 gr. di farina

– 1 bustina di lievito

– 80 gr. di burro tolto per tempo dal frigorifero

– una spolverata di cannella

– mezzo succo di limone

– tre mele tagliate a cubetti

Ponete l’impasto nel forno scaldato a 170 gradi, e portate a cottura per circa 40 minuti.

La mela a colazione




La passione, la guida dei blogger. Guai a chi la perde, ma guai anche a chi ne abusa!

Credo che ormai tutti sappiano che cosa sia un blog, un diario in rete nato da una passione, in cui scrivere e condividere attraverso i social network, ciò che amiamo vivere. Un fenomeno che si è sviluppato dalla fine degli anni ’90, e che ha contribuito a cambiamenti radicali nel modo di comunicare sul web. Uno spazio personale libero da vincoli, in cui dare sfogo ai propri pensieri e alla propria creatività. Un vero e proprio contenitore, pieno di vita e di emozioni.

Per quanto riguarda il mio, intendo il blog, non so quanto durerà. E’ solo una fase della mia vita che mi ha permesso di conoscere e di imparare, rialzandomi dopo una caduta. Per certo, so che custodirò una parte delle storie che ho vissuto, stampandole su pagine di carta, insostituibili compagne di viaggio, di un tempo futuro.

Tutto questo per dire cosa? Forse per dire che è la passione che ci guida? Certo, guai a chi la perde, ma guai anche a chi ne abusa! Sentendomi presa in causa, col rischio di essere ripetitiva, continuo a scriverne su questo mio spazio personale, per chiarire che la passione non va usata, ne fraintesa.

Questo è il mio pensiero, che ahimè, purtroppo, non corrisponde alla realtà delle cose. I blogger, amati e criticati, quelli che si impegnano personalizzando ciò che fanno,  quelli che mettono nel loro operato non poche energie, che si spostano con i loro mezzi, armati di macchine fotografiche e della tecnologia necessaria per condividere. Sono loro che impiegano tutto il tempo libero, spesso le loro vacanze, studiando e scrivendo nelle ore più inaspettate.

Alcuni diventano così bravi da essere ricercati e contattati da chi ha bisogno di farsi conoscere, spesso senza riconoscere. Questo è il punto. Vi racconto qualche episodio che mi ha coinvolto, e che mi ha fatto quasi passare la voglia di continuare in un mondo in cui i furbi prevalgono. E’ stato un attimo, perché non ho ancora finito.

Primo caso. Un paio di anni fa sono stata contatta per raccontare le storie di vita del personale di un noto castello di Bergamo in cui si fa ristorazione. Dopo averli conosciuti e aver trovato le loro storie interessanti, ho accettato l’incarico. Erano necessari ancora un paio di incontri per raccogliere il materiale che mi serviva. A giustificazione di ciò, ho chiesto loro un rimborso spese per il tempo e i viaggi in macchina. Nessuna risposta, quindi collaborazione sospesa.

Secondo caso. Circa un anno fa, sono stata coinvolta in un blogger-tour-corso di tre giorni legato alla promozione del territorio nel Veneto, precisamente a Treviso, una città che amo molto per le mie origini. Ho scritto ‘corso’ perché insieme a noi era presente un fotografo che ci guidava. Era stato concordato solo il rimborso delle spese di viaggio. Sono passati mesi, sono continuate le promesse, ma nulla.  Mi ero quasi rassegnata, quando, verso la metà di Agosto, mi è stato di nuovo promesso il rimborso delle spese sostenute entro lo scadere del mese. Ancora nulla, o meglio, quasi una presa in giro. La mia e quella di tanti è passione, e quella di questi signori come la chiamiamo?!

Ieri, dopo un mio sfogo, in privato molti mi hanno raccontato di vivere le medesime situazioni. Riporto le parole di un’amica: “Cinzia, se ne scrivi, forse farai un favore a tutti noi, tante cose passano in sordina, ora va di moda parlare dei blogger più male che bene.

Ho promesso che l’avrei fatto.




Dante Cattaneo, il sindaco-spazzino di Ceriano Laghetto

Oggi vi presento Dante Cattaneo, il giovane sindaco di Ceriano Laghetto, in provincia di Monza e Brianza, che ho conosciuto qualche mese fa durante la ‘Giornata della Fioritura’ al Frutteto del Parco.  Perché ve ne parlo? Perché insieme a un gruppo di volontari, durante il mese di Agosto, ha contribuito a migliorare l’ambiente pulendo le aiuole del paese che amministra.

Un modo per avvicinarsi ai cittadini, conoscerli e confrontarsi, per discutere sulle tematiche le cui soluzioni migliorano iDante Cattaneo servizi della città. Ascoltando le persone ci si arricchisce di esperienze che, se messe a frutto, permettono di migliorarci dando un senso al nostro lavoro. Io stessa, per i miei scritti, ritengo queste fonti indispensabili. Per il primo cittadino, un esempio su come riportare il ruolo del sindaco al ruolo che era e che dovrebbe essere.

Molti penseranno alla trovata pubblicitaria. Per quanto mi riguarda ne ho voluto scrivere solo perché vorrei che i rappresentanti delle istituzioni fossero più vicini alla gente. Sull’operato di Dante poi, il tempo ci dirà chi ha torto o ha ragione. Nel frattempo, anziché stare a guardare, impariamo tutti a tirarci su le maniche per salvaguardare i nostri territori!

Ma ora a lui la parola…

  • Ciao Dante, racconti brevemente a chi non ti conosce il percorso che ti ha portato a diventare sindaco?

Sono appassionato di politica e del mio paese da sempre. Nel 2004 fui eletto Consigliere comunale a soli 21 anni nelle file della Lega Nord, movimento a cui sono iscritto sin da giovanissimo. Nel 2009, a 26 anni appena compiuti, sono stato eletto Sindaco di Ceriano Laghetto, dove vivo da sempre, e riconfermato nel 2014 per il secondo mandato.

  • Hai passato una parte del mese di Agosto a estirpare piante infestanti dalle aiuole della città che amministri. A dire la verità per me infestante è ben altro… Comunque sia, sono convinta che questa esperienza ti abbia permesso di avvicinarti alla realtà della gente comune. Come ti è nata questa idea?

E’ nata in modo molto naturale. Dal 2009 a Ceriano esiste un gruppo comunale di volontari che si chiama G.S.T. (Gruppo di supporto territoriale), che aiuta gratuitamente il Comune con un’infinita di opere e azioni: controllo del territorio, piccole manutenzioni, pulizia, supporto durante le manifestazioni, aiuto alla viabilità. Io sono uno di loro e ho voluto dedicare parte del mio tempo libero, in un mese particolare come quello di agosto, alla comunità. Amo vedere il mio paese pulito e ordinato, e non avendo risorse per affidare lavori a giardinieri o ditte esterne, ci rimbocchiamo le mani in prima persona.

La squadra

La squadra

  • Mi racconti qualche aneddoto significativo che ti è capitato in questo periodo di ‘pulizia stradale’?

Gli aneddoti sono tutti relativi al rapporto con le persone che si son fermate vedendomi lavorare sulle strade. Tanti mi hanno ringraziato, si sono complimentati ed alcuni sono usciti dalle case e si sono uniti a noi per ripulire il paese. Tanta generosità e riconoscenza, tanti inviti per bere una bibita o un caffè, poiché la gente ha riconosciuto la positività del nostro esempio.

  • Tra le piante che hai estirpato ricordo di aver visto l’immagine di una piantina di rucola selvatica che hai ripiantato nel tuo giardino di casa. Ho saputo che come me ti piace molto. Io la uso per preparare un sughetto con i pomodorini veramente sfizioso. E tu?

La mangio in insalata, mista ad altra insalata rigorosamente verde, o ancora meglio da sola con olio di oliva taggiasca, aceto di mele e sale. Mi piace il suo gusto piccantino.

Rucola selvatica

Rucola selvatica

  • Questa estate bizzarra è quasi finita. L’unica cosa che ci rimane è sperare in un autunno migliore. Visti i tuoi precedenti, hai in serbo qualche progetto per i prossimi mesi?

Per i prossimi mesi attualmente ho in mente solo preoccupazioni: amministrare un paese di questi tempi e con uno Stato che complica ancor di più le cose ai Comuni non è mai stato così difficile.

www.dantecattaneo.com

 




Gli italiani, un popolo indisciplinato

E’ sabato, qui al nord continua a piovere. Questa strana estate del 2014 sembra quasi sentire gli umori della gente. Mah, sto pensando al da farsi? Volevo andare al lago, passeggiare guardando le montagne e godermi un po’ di sole. E invece no! Allora leggo. Niente di buono. Sul web l’informazione ci ricorda che siamo in deflazione, neanche non ce ne fossimo accorti. Come spiega Wikipedia: “La deflazione è una diminuzione dei prezzi. Deriva dalla debolezza della domanda dei beni e dei servizi.” E come potrebbe essere altrimenti…

Per rimediare potremmo agire sulla spesa, leggendo meglio le etichette, e soprattutto la provenienza dei prodotti. Ovviamente portafoglio permettendo, visto che i sacrifici li stanno facendo soprattutto i produttori e i consumatori, i cui portafogli vengono svuotati dalle tasse. Ricordo ai signori delle istituzioni, anche se lo sanno bene, che abbiamo il record anche di quelle! Se almeno loro dessero l’esempio! Ahh la mia povera Italia, quella dei miei nonni, il paese bello e ricco di tante risorse, tranne che di disciplina e di saggezza…

Meglio che continui a leggere va… Altra notizia: “Con le azioni inserite nello ‪Sblocca Italia – dichiara all’Ansa il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina – aiuteremo le aziende a fare un salto di qualità e aumentare il fatturato delle esportazioni con nuovi strumenti di promozione e di tutela del ‪‎Made in Italy ‪ ‎agroalimentare. Puntiamo a rendere più facilmente riconoscibile l’origine dei nostri prodotti e a rafforzare la lotta al falso Made in Italy”. Fonte Ansa Terra&Gusto del 29 Agosto 2014.

Una notizia che ho condiviso e che ha scaldato gli animi. Riporto alcuni commenti.

Arnaldo da Brescia: “Il salto di qualità!!! Vuol dire buttarsi dal ponte di Londra piuttosto che da uno sul Po…”

Salvatore Accurso Tagano: “Spero che sia vero. Continuiamo a fare entrare formaggi, latticini, salumi e tanto altro, da tutti i paesi del mondo, con nomi dei prodotti italiani. I più clamorosi sono il Parmigiano, il Grana e la Mozzarella. Se le etichette fossero chiare e ben leggibili, gli italiani si renderebbero conto di quanta immondizia mangiano.

Matteo Scibilia: “Non sono convinto che agli italiani interessi riconoscere un prodotto piuttosto che un altro… in fondo sono già riconoscibili i prodotti stranieri dai prodotti italiani.

Gian Carlo Spadoni: “In questa ottica agro alimentare dovrebbero essere coinvolti anche i ristoratori, con nuove regole per le insegne di cucina Italiana, con l’obbligo di Cuochi di Scuola Italiana, e l’utilizzo del 90% di prodotti Italiani. Allora si che tutto farebbe “sistema”. Perché se si mette tutto nelle mani del consumatore finisce come nelle liberalizzazioni sul commercio della ristorazione.”

Che dire… forse solo che un esame di coscienza sui nostri comportamenti dovremmo farlo tutti. In questi giorni di rientri, nei racconti che ho ascoltato da diverse persone tornate dall’estero, si intuisce facilmente quanto, sia i servizi che il senso civico di molti paesi, sia migliore del nostro.

Gli italiani, ahimè, sono un popolo indisciplinato. Il motivo è presto detto: non sappiamo rispettare le regole. Ma non solo, purtroppo continuiamo a interessarci come si suol dire, solo al ‘nostro orticello’. La cosa divertente è che siamo proprio noi stessi a rimarcare la cosa.

Quindi, che fare? Sulle produzioni devono intervenire pesantemente e nell’immediato le istituzioni di competenza, alleggerendo i meccanismi della burocrazia, e garantendo l’autenticità dei prodotti italiani con marchi facilmente intuibili. Spero vivamente che questi ultimi provvedimenti del Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina siano efficaci in tal senso.

Riguardo alla disciplina, che ahimè latita, va reintrodotta in modo prioritario l’Educazione Civica, materia scolastica istituita da Aldo Moro nel 1958 in tutte le scuole, e attualmente inserita solo come appendice in altre materie. I risultati conseguenti a tale mancanza sono sotto gli occhi di tutti…

Forse resta solo da sperare che, vista la grave situazione in cui ci troviamo, qualcosa di decisivo venga fatto. Nel frattempo, visto che non è ancora uscito il sole, mi consolerò facendo una torta di mele, quelle del mio albero. 😉

 




Il Tarassaco, l’oro giallo dei campi

In testata la foto della radice di Tarassaco essiccata.

Questi sono gli ultimi giorni di un Agosto che in molti ricorderanno. A dir la verità spesso guardando il cielo qui al nord mi è sembrato quasi autunno. Un’atmosfera particolare ideale per le mie passeggiate nei boschi. Con tutte queste piogge poi, alcuni penseranno che mi sia messa in cerca di funghi, e invece no! Io vado in cerca di radici per le mie pozioni. 😉

Che sia un po’ strega? Ma nooo, scherzo, la verità è che mi piace passeggiare godendo della pace e dell’energia che trasmette la natura, ma soprattutto mi piace raccogliere erbe spontanee e radici dalle proprietà officinali. Non sono un’esperta, ma solo molto appassionata di terapie naturali. Ci sono popolazioni che ne fanno un culto, io ne faccio una filosofia di vita, fermamente convinta che la natura ci fornisca gratuitamente le difese necessarie per salvaguardare la nostra salute.

Oggi voglio parlare del Tarassaco, dal greco Taraxakos, che tradotto significa guarire. Una pianta selvatica estremamente adattabile dalle molte proprietà, conosciuta come dente di leone per le sue foglie dentate. E’ apprezzata soprattutto per le foglie ricche di vitamine che si raccolgono in primavera e che si utilizzano per insalate terapeutiche. Inoltre, grazie alle sue proprietà diuretiche, è un validissimo aiuto contro un antipatico disturbo che colpisce le donne: la tremenda ritenzione idricaVino di Tarassaco.

Passiamo alla radice. Ne vogliamo parlare? Io direi proprio di si, visto che la maggior parte delle proprietà disintossicanti e depurative sono concentrate proprio li.  La radice del Tarassaco infatti, che pochi conoscono e utilizzano, ha degli usi molto interessanti. Si raccoglie nei mesi autunnali e, una volta tagliata a tocchetti ed essiccata, può essere usata per decotti depurativi.

Se tostata, si può utilizzare per un buon surrogato del caffè, mentre, facendone macerare 50 gr. in mezzo litro di vino bianco per una settimana, permette di ottenere un interessante vino digestivo.

Per riassumere…

  • Il tarassaco è una buona fonte di ferro, potassio, calcio e beta-carotene.
  • E’ un ottimo diuretico e depurativo.
  • Facilita la funzione digestiva.

 In cucina:

  • Le foglie si possono consumare crude in insalata o saltate in padella con aglio e olio extra vergine di oliva.
  • Sono ottime anche nelle minestre e nelle frittate.
  • La radice, non ancora conosciuta come merita, è ottima semplicemente lessata e condita con un buon olio extra vergine di oliva.

Il Tarassaco o Dente di leone

Il Tarassaco o Dente di leone

Fonti: Piante Selvatiche di R. Chiej Gamacchi – Cibi che fanno bene cibi che fanno male di Tom Sanders, docente di nutrizione e dietetica presso King’s College, University of London – L’antico erbario di Gioia Romagnoli e Stefania Vasetti.




Ferruccio Lamborghini, una fantastica storia di motori e di vino iniziata costruendo un trattore.

Si racconta che Enzo Ferrari un giorno, rivolgendosi a Ferruccio Lamborghini disse: “Tu continua a costruire trattori e a me lascia costruire le macchine sportive.” Enzo Ferrari però era solito anche dire: “Se lo puoi sognare lo puoi fare”.

Museo Lamborghini 1 - CopiaFerruccio Lamborghini, classe 1916, fondatore storico della Lamborghini Automobili. Figlio di agricoltori ma con la meccanica nel DNA. Una passione per le auto che comprendo e condivido. Il piacere della guida nasce con noi, è indice di libertà, è viaggio e spensieratezza. Per me, per mio figlio e per molti altri, è così.

Qualche giorno fa, guidata da Fabio Lamborghini, nipote del grande Ferruccio, ho avuto il piacere di visitare il museo nato da un’idea del figlio Tonino, oggi impegnato in attività di lifestyle. Nei 5000 mq espositivi del nuovo forum inaugurato il 27 Maggio 2014, ho potuto ammirare oltre a dodici prototipi originali la mitica MiuraSV personale di  Ferruccio, il suo elicottero,  l’avveniristica Countach del ’74, la golf car usata da Papa Karol Wojtyla, un Off Shore con motori marini Lamborghini pluricampioni, e molto altro della produzione storica di un genio italiano che ci ha resi famosi nel mondo.

Oggi, per chi ancora non lo conosce, vi racconterò un po’ di lui…

Ferruccio Lamborghini fece la sua prima officina nella stalla di casa a Renazzo, in provincia di Ferrara. Dopo la guerra, partendo dalle esigenze della campagna, costruì il primo trattore a basso costo, il Carioca, un termine usato nella zona per indicare un prodotto assemblato con pezzi già esistenti e modificati. Era infatti costruito con residui bellici della guerra appena conclusa.

Un trattore accessibile a tutti, presentato per la prima volta alla Fiera di San Biagio di Cento. L’unico ‘neo’ era il motore a benzina, quindi non a basso costo. Fu per quello che decise di progettare un componente chiamato ‘vaporizzatore’ in modo da permettere al motore di funzionare a petrolio. La benzina serviva solo nella fase iniziale per l’accensione. Quattro cilindri nel primo modello del 1946, e sei nel successivo del 1947, più potente.

Amando le macchine sportive e l’alta velocità, nel 1946 decise di modificare la sua Topolino Museo Lamborghini 1sia nella carrozzeria che nel motore, fino a farle raggiungere i 140 km all’ora. Con quest’auto,  ancora funzionante e presente nel museo dell’azienda, gareggiò nel 1948 alle Mille Miglia. Sul frontale è visibile il primo logo usato dalla casa, un triangolo con tre lettere FLC (Ferruccio Lamborghini Cento), poi sostituito nel 1963 con il marchio del ‘toro’, segno zodiacale di Ferruccio.

Fabio Lamborghini, Direttore del museo omonimo, nel condurmi alla vista mi ha raccontato quando Ferruccio, sulla sua Ferrari 250 Gt, sostituì la frizione originale difettosa con quella più robusta di un trattore Lamborghini, risolvendo brillantemente il problema. Nel Maggio del 1963, dopo aver acquistato un terreno a Sant’Agata Bolognese a 25 km dal capoluogo emiliano, decise di costruirsi da solo le sue auto sportive. Nasce così ‘Lamborghini Automobili’, e inizia la produzione di una serie di auto tra le più belle al mondo.

Nel 1971, durante un viaggio in Umbria, Ferruccio incantato dalla bellezza delle terre del cuore verde d’Italia, decise di comprare una tenuta e investire nell’agricoltura e nella produzione vinicola creando un Resort con Golf Club annesso. Un’attività che dagli anni ’90 continua con la gestione della figlia Patrizia.

Nonostante la proprietà della Lamborghini Automobili non sia più italiana da anni, l’anima di questo marchio per me rimane tale. Molte aziende ormai sono proprietà di multinazionali straniere, colpa della difficoltà di fare impresa in Italia, e non certo dei nostri bravi artigiani. Ferruccio Lamborghini è morto il 20 Febbraio del 1993. Di lui rimangono le sue importanti creazioni.

Vi lascio alle immagini e ai sogni rombanti…

www.museolamborghini.com
reservation@museolamborghini.com

Tel. 051 0340433 – 347 5329320




Visitare il Salento è come quando t’innamori… il cuore ti batte più forte.

Anni fa ho scoperto il Salento… dico scoperto perché non immaginavo così tanta bellezza d’arte, di storia, di mare, di vegetazione, di sapori antichi concentrati in un lembo di terra. Ricordo i sospiri alle viste del mare, le passeggiate tra gli ulivi centenari, i sapori intensi e pieni di calore… cose semplici che ti fanno amare la vita. E’ iniziato così il mio amore per il Salento, è stato come  quando t’innamori, e il cuore batte più forte…

Avete mai visto la grotta della poesia? E’ a Roca vecchia, a 20 km da Otranto; tra l’altro si trova in un sito archeologico. Andavo li la mattina presto, per godere dell’intimità del luogo quando tutti ancora dormivano. Mi sedevo su una roccia e con lo sguardo rivolto al mare viaggiavo con la mente… è modo con cui  l’anima  fa l’amore con la terra.

Grotta della poesia

Grotta della poesia

Questo fiore nella sabbia  che ho fotografato a Gallipoli è una delle 1390 specie diverse di piante da fiori del Salento.

Fiore del Salento

Fiore del Salento

Ecco la famosa Basilica di Santa Croce, nel centro storico di Lecce. Anno 1353, lo stile quello del barocco Leccese. A Lecce, oltre il mare, dovunque si vede la pietra tipica della zona chiamata “leccisu”. Le cave da cui si estrae si trovano nella parte meridionale della penisola salentina, sul versante adriatico. Con questa pietra sono state fatte facciate di chiese, cupole, pavimenti e molto altro.

Lecce

Basilica di Santa Croce di Lecce

La bellissima Cattedrale di Otranto si trova sul punto più alto della città. L’inizio della sua costruzione risale all’anno 1080. Ciò che la rende speciale è il magnifico mosaico pavimentale eseguito dal monaco Pantaleone, preside della facoltà di pittura dell’Università di Casole.

Cattedrale di Otranto

Cattedrale di Otranto

Ecco l’ingresso della Grotta Zinzulusa, a Castro, in provincia di Lecce. Il suo nome deriva da “zinzuli” che in dialetto Salentino significa “stracci appesi”. Gli è stato attribuito per le formazioni calcaree che pendono dal soffitto come stracci appesi.

Grotta Zinzulusa

Grotta Zinzulusa

Questo è il faro di Santa Maria di Leuca messo in funzione nel 1866. Si può salire fino al terrazzo con una scala a chiocciola facendo ben 254 gradini. Santa Maria di Leuca, centro balneare famoso per le sue grotte, si trova nell’insenatura tra Punta Ristola e Punta Meliso. Molti pensano che sia qui che il Mare Adriatico e il Mar  Jonio si incontrino. La verità è che questo abbraccio avviene a Punta Palascia, nelle vicinanze di Otranto.

Faro di Santa Maria di Leuca

Faro di Santa Maria di Leuca

Non basta una, due, tre volte per vedere tutte le bellezze del Salento… terra da vivere  e da rivivere.

 

 

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