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Secondo voi cosa vogliono gli italiani quando vanno al ristorante?

Qualche giorno fa ho fatto un piccolo sondaggio su ciò che le persone si aspettano andando fuori al ristorante. Un piacere a cui gli italiani difficilmente rinunciano, anche in un periodo di crisi come questo. Sento spesso dire – ma come, tutti sono in crisi ma i ristoranti sono pieni! – Certo, non tutti, ma molti si.

Per quanto mi riguarda adoro farlo (sono più brava a mangiare che a cucinare). 😉 Assaggiare cibo e vino è una mia grande passione, un momento di vera beatitudine che mi regalo scegliendo con cura il luogo di ristoro. A volte seguo i consigli di amici e conoscenti, mentre a volte, soprattutto quando sono in viaggio, uso il  ‘metodo Tosini’.  Funziona così: con la scusa di una foto ‘attacco bottone’ con le persone del posto che diciamo così, mi ispirano, e poi, chiedo indicazioni sui punti di ristoro caratteristici in cui fermarmi a mangiare. I risultati sono spesso sorprendenti!

Ma ora torniamo al mio piccolo sondaggio. Premetto che mi ha sorpreso molto che pochi hanno fatto riferimento al ‘conto’. Sono convinta che in un momento critico come questo il giusto rapporto tra qualità e prezzo sia uno dei motivi principali che determina la scelta. Alcuni sostengono che è impossibile mangiare bene senza spendere cifre, che ahimè, molti non si possono più permettere.  Io credo che partendo da buone materie prime che l’agricoltura italiana ci mette a disposizione, si possa fare una cucina di qualità senza spendere follie. Ad esempio, una pasta al pomodoro se fatta bene, è un gran piatto!

Detto questo, qui di seguito, ecco ciò che è emerso (ho aggiunto anche le mie riflessioni). Certo, nulla di nuovo, ma ricordarlo forse non fa male.

Gli italiani quando vanno al ristorante vorrebbero…

  • Qualità e accuratezza nell’uso di buone materie prime. L’agricoltura italiana ce ne fornisce a iosa senza spese esorbitanti. A questo proposito mi raccomando in particolare sulla frutta. Un cestino a fine pasto, senza doverlo chiedere, è più che ben accetto! Dimenticavo… mi raccomando anche alle insalate miste, sono pochissimi i ristoratori che sanno farle come vanno fatte.
  • Cordialità, educazione e cortesia. Un sorriso è la migliore accoglienza (e non costa nulla). Avere a che fare con degli addetti al servizio gentili è un punto acquisito e a favore.
  • Accessibilità. Una caratteristica essenziale considerando gli 80 milioni di persone diversamente abili in Europa… 650 milioni nel mondo.
  • Una carta dei vini ben fatta suddivisa per regione, e non solo con i soliti nomi noti. Ci sono produzioni di piccole e medie realtà agricole di ottima qualità.
  • Siamo una terra di grandi oli, ma li vogliamo mettere sui tavoli in modo che la gente li possa conoscere! Personalmente o li mettete o ve li chiedo! A proposito, vale anche per l’aceto (e non mi riferisco certo a prodotti balsamici che nulla hanno a che fare). Tra l’altro ci sono molti che amano l’aceto di vino, ma che sia buono (io compresa). Una volta lo si trovava in ogni cantina, oggi è quasi una rarità. Torniamo a farlo!
  • Un ambiente rilassante. Mi è capitato tempo fa, in un locale rinomato per l’ottima pizza, di vedere correre su e giù gli addetti in sala. Era pieno certo, ma essere urtati per il continuo passaggio frenetico, urtava me. Amo la tranquillità… mi è fondamentale quando esco a pranzo o a cena.
  • Pulizia e servizi in ordine curati alla stessa stregua dei locali che ci ospitano per mangiare. Purtroppo capita che accada il contrario.
  • La possibilità di avere uno spazio per i propri animali domestici è cosa da molti assai gradita.
  • Il parcheggio che, in caso non previsto in prossimità, ci venga facilitato nel momento in cui prenotiamo senza farci impazzire all’arrivo per l’inattesa difficoltà.
  • Wifi libero limitando però l’uso dei cellulari di cui a volte si abusa disturbando la tranquillità altrui. Rispetto prima di tutto.

A proposito di quest’ultimo punto, visto l’uso e a volte l’abuso dei mezzi di comunicazione, mi piacerebbe trovare dei ‘Face to face Restaurant’, credo che il nome renda l’idea di ciò che vorrei: #socializzazione.

Tre regole per gli ospiti: ci si deve sedere rigorosamente a tavola con persone che non si conoscono, ci si presenta e si chiacchiera, e… cellulari spenti. Esito della serata: è facile uscire con nuovi amici, oppure… ritenta e sarai più fortunato! Che ne dite… ne parliamo? 😉

Ecco in originale le risposte al mio sondaggio:

1' parte

2' parte

4' parte3' parte

La tavola nella foto è stata allestita da Amelia Affronti, freelance fashion designer




Non ingrassare senza rinunciare alla buona cucina… si può!

Il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach sosteneva che ‘siamo quello che mangiamo’. Non posso che condividere questo pensiero visto che amo il cibo per la storia, per le tradizioni, ma anche per le proprietà terapeutiche. Mangiare bene è il segreto per stare in salute!

Spesso mi sento dire: “Cinzia, ma come, ti vedo sempre mangiare eppure sei così magra?!” Nessun segreto. Innanzitutto ho la fortuna di avere un buon metabolismo, poi amo mangiare poco, spesso e di tutto! Adoro tutto ciò che è naturale, e non mi faccio mancare delle belle passeggiate. Ma non solo, ho anche delle sane abitudini che mi piace seguire:

• Mi piace iniziare la giornata con dolcezza, con una colazione a base di frutta fresca e secca, miele, buone marmellate e prodotti da forno.

• Bevo molto, lontano dai pasti per non affaticare la digestione.

• Amo la cucina semplice e non troppo elaborata.

• Adoro la verdura, specialmente cruda, perché così, senza cottura, non perde vitamine né sali minerali.

• Mangerei sempre frutta, anche se però è consigliabile al mattino e lontano dai pasti per evitare fermentazioni intestinali e conseguenti gonfiori.

• Mi piacciono i cereali e i legumi, tutto l’anno.

• Non salto mai pasti, perché se no rischierei, a quello successivo, di mangiare molto di più affaticando la digestione e rallentando il metabolismo. Attenzione: saltare i pasti invece di far dimagrire fa ingrassare!

A proposito, non mi faccio mai mancare un bicchiere di buon vino rosso che, grazie alle sue proprietà antiossidanti, fa bene alla salute. 😉 Fatta questa premessa, passo la parola ad Annalisa Cervini, un’ amica e una personal trainer.

Incominciamo a bruciare un po’ di grassi in eccesso?

di Annalisa Cervini

Gustare la buona cucina italiana e bere un buon bicchiere di vino è un piacere per tutti. Il nostro Paese offre varietà e qualità elevata in ambedue i settori. In più fa bene alla salute, visto che una buona alimentazione fornisce al nostro corpo quegli elementi necessari ai nostri muscoli e alle nostre ossa per mantenersi forti ed elastici.

Sedersi a tavola però a volte può significare anche ritrovarsi appesantiti e gonfi. Come fare allora a non ingrassare senza rinunciare alla buona cucina? Si può eccome, basta abbinare al buon cibo la giusta attività fisica e un corretto stile di vita.

Nei muscoli, oltre agli zuccheri, possono arrivare anche i grassi attraverso la circolazione sanguigna. Quando zuccheri e grassi vengono a contatto con l’ossigeno trasportato dal sangue “bruciano”.

Un’attività di tipo aerobico è ideale per consumare grassi, ed è possibile solo se il movimento non è intenso. A questoimages scopo vanno bene tutte le attività di media e lunga durata a bassa intensità, come la corsa lenta, la bicicletta, la camminata etc… Dopo circa 20’ minuti di attività aerobica vengono utilizzati i grassi di deposito.

E’ importante avere un costante e corretto stile di vita per il mantenimento di un fisico asciutto ed elastico. E’ sufficiente qualche piccolo accorgimento. Ad esempio potete iniziare a far finta di non vedere l’ascensore preferendo le scale. Gradino dopo gradino tonificherete gambe e glutei.

Sbrigare qualche commissione facendo una bella camminata a passo sostenuto per 25’/30’ permettere di bruciare grassi. Anche andare in bicicletta ci permette di muoverci mantenendoci in forma.

Munitevi di un buon paio di scarpe leggere e ben ammortizzate, e scegliete un percorso possibilmente nel verde. Camminate senza pensare a nulla concentrandovi solo sui vostri muscoli. Portate bene indietro le gambe in modo che il passo sia sostenuto; con questo movimento ogni volta rassoderete anche i glutei.

Camminate almeno mezz’ora al giorno, se riuscite, provate a fare una corsa leggera per 5/10 minuti e ricominciate a camminare; intervallate le due cose. Se non riuscite a camminare o a correre tutti i giorni fatelo ogni volta che ne avete la possibilità.

Ricordate che un corpo che si muove aiuta ad accelerare anche il proprio metabolismo, che tenderà di conseguenza a bruciare più velocemente i grassi. Modificare il nostro stile di vita significa mantenerci in forma e in buona salute.

Annalisa Cervini – Personal Trainer

 

 




Si sono spente le luci: sono finiti i giorni di Fiere di Vini e di… #selfie !

Amo le citazioni e i modi di dire, perle di saggezza che spesso facilitano con poche parole ciò che voglio esprimere. Ad esempio, ora mi sovviene…“parlatene bene o parlatene male, ma basta che ne parlate”.  Ebbene, visti gli ultimi eventi oggi parliamo di fiere di vino.

Partiamo dal presupposto che dei vini italiani non si può che parlare bene (eccezioni a parte che non fanno la regola). Quindi, di cosa dovremmo parlar male? Ovviamente si fa pour parler. Diciamo solo che negli ultimi giorni più che un’invasione di foto di vini e di vignaioli, sui social, c’è stata una vera e propria invasione di #selfie (foto fatte a se stessi). Il senso, mah, personalmente non mi piacciono, diciamo solo che sono mode e come tali vanno considerate. Comunque sia, se parlandone ci si ricollega ad eventi di vino, ben vengano anche quelle! – Cinzia, ma che dici?! Rinneghi e ti contraddici? – (Ormai parlo da sola, mi faccio le domando e mi rispondo pure). Ma noo! Ve lo ridico – non sopporto ‘sti #selfie –  ben consapevole  però, che la gente ama lo spettacolo, e questi eventi, spettacolari lo sono sul serio!

Il mondo del vino, quello vero, è fatto di contadini, di sudore, di sacrifici, di delusioni, di burocrazia. Ma non solo, è fatto anche di soddisfazioni, di sorrisi, di amicizia e di solidarietà. Il successo che sta vivendo il settore vitivinicolo in questo momento è sotto gli occhi di tutti. Il Made in Italy è di grande attrazione per l’estero, una ricchezza che a volte sottovalutiamo. Quando vedo produzioni estere sulla tavola degli italiani dico tra me e me (per la serie parlo da sola) – ma come, gli Italiani mangiano estero e l’estero vuole mangiare Italiano?! –  Sarà per i costi inferiori, ma non certo per la qualità! Mangiate meno, ma mangiate meglio!

I giovani l’hanno capito. Moltissimi di loro si stanno orientando verso l’enogastronomia. Una forza che mi fa credere che siamo sulla direzione giusta. Sono convinta che saranno le nuove generazioni a trainarci fuori da questa crisi. Sono menti veloci, digitali, pulite che rivolgono sempre più il loro interesse all’agricoltura. A gran voce, come Italiana, chiedo che le amministrazioni facilitino questo percorso!

Fermatemi!!! Quando attacco con questo tasto non mi fermo più! Forza Cinzia, ritorna a parlare di fiere. Personalmente non ne vado pazza, preferisco di gran lunga vivere le realtà ‘sul campo’. E’ ben risaputo da chi mi conosce, e che spesso è costretto a recuperarmi in qualche angolo in cui mi rifugio per allontanarmi dal caos (sempre che lo trovo). Ammetto però mio malgrado, che queste occasioni sono sempre propizie per saluti, incontri e nuovi contatti.

E’ questo il motivo per cui ero incerta se partecipare o meno a Vinitaly. Avevo a disposizione un solo giorno, e con un giorno a Vinitaly, non si fa quasi niente. Questa annuale cittadella del vino richiede l’attenzione che merita. Ebbene, nonostante questo, sentendomi tirare le orecchie da tanti, mi sono decisa all’ultimo nel procedere alla richiesta di accredito, in seguito non convalidata (forse era veramente troppo tardi). Venuti a conoscenza, gli amici produttori e non solo, in privato mi hanno invitato comunque a partecipare con i loro pass (tra l’altro il sistema più adottato da blogger e giornalisti ).

Seppure ringraziando ho deciso di non accettare orientandomi verso una fiera di vini e di numeri più vicini a me: ViniVeri, Vini secondo Natura. Questa undicesima edizione è stata dedicata a Emmanuel Giboulot, un produttore della Borgogna presente alla manifestazione, che si è rifiutato di usare pesticidi in vigna e che per questo rischia il carcere. Protagonisti 140 vignaioli artigiani del vino provenienti dall’Italia e non solo, con un credo comune: produrre un vino pulito estraneo ad agenti chimici. Vino ma non solo, grazie ai 14 artigiani di produzioni agroalimentari.

Qui di seguito alcuni momenti della manifestazione che ho vissuto.

ViniVeri

ViniVeri 2014

Incomincerò da ‘un caffè promesso e consegnato’ all’amico Daniele Marziali (una nostra scommessa). Una resistenza enogastronomica di Romagna con un uomo che ha imparato a fare il pane dal padre, e ad amare la terra dal nonno. Un vero poeta delle cose semplici, che crede nella qualità dei prodotti e dei rapporti.

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Daniele Marziali – Il Piccolo Forno Marziali a Saludecio (Rimini)

Finalmente ho conosciuto Michele Loda dell’Azienda Agricola Il Pendio, certo avrei preferito (e lo farò appena possibile) conoscerlo sul campo. Lui ha sempre da fare, così almeno dice. Non vi dico come l’ho preso in giro per questa frase. 😉 A parte gli scherzi, prima o poi vedremo di conciliare gli impegni comuni per incontrarci come piace a me in vigna e in cantina, dove nasce l’uva e il vino. Durante l’assaggio dei suoi vini ho apprezzato molto ‘La Beccaccia’ 2008, Cabernet Franc in purezza.

Il Pendio

Azienda Agricola ‘Il Pendio’ di Michele Loda – Monticelli Brusati (Brescia)

Sempre un piacere incontrare Valter e Paolo Vodovipec dell’Azienda Vitivinicola Vodopivec Paolo. Il loro vino la Vitovska, un vino tipico del Carso sempre più apprezzato. La loro, una terra friulana “della pietra e del vento… della natura forte e vigorosa”.

Vodovipec

Valter Vodopivec, vignaiolo di Sgonico (TS)

Le etichette dei vini mi intrigano sempre. Questa in particolare, dell’Azienda Agricola I Mandorli, mi è piaciuta molto. Sa di natura e di terra. Una giovane realtà situata a Belvedere di Suvereto a Livorno, le cui vigne confinano solo con la macchia di leccio, mirto, sughero e ginestre. Il vino prodotto un buon Sangiovese in purezza.

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Azienda Agricola I MANDORLI – Suvereto (LI)

Le origini chiamano sempre. Bevo anche Prosecco DOCG Valdobbiadene. A Viniveri ho assaggiato quello dell’Azienda Agricola Casa Coste Piane di Follador Loris. Il Prosecco è un vino di origini antiche che negli ultimi anni gode di un particolare successo tra i consumatori. Ma attenzione, c’è prosecco e… Prosecco DOCG!

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Azienda Agricola Casa Coste Piane – Santo Stefano di Valdobbiadene (TV)

Profumi d’olio extra vergine di Oliva… semplicemente meravigliosi! Profumi di olive cultivar Leccino con tracce di Coratina e Oliarola Garganica coltivate dall’Azienda Agricola familiare Pizzarelli Rocco. Una realtà agricola in un territorio che oggi fa parte del Parco Nazionale del Gargano.

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Azienda Agricola Pizzarelli Rocco – Ischitella del Gargano (FG)

Non poteva mancare l’aceto balsamico tradizionale di Modena. Per produrre quello VERO servono almeno dodici anni. L’aggettivo ‘TRADIZIONALE’ lo distingue dall’aceto industriale che possiamo acquistare a pochi euro. Questo è quello prodotto dal Centro di Terapia La Lucciola, un’Associazione O.N.L.U.S. per l’aiuto dell’infanzia in difficoltà a Stuffione di Ravarino (MO). 

A me piace un sacco sul gelato! 😉

Aceto Balsamico Tradizionale La Lucciola

Aceto Balsamico Tradizionale La Lucciola

 Alla prossima !




Il Frutteto del Parco, una storia di frutta nata da un sogno Trentino

La ricetta: Tortei de patate della Val di Non

Adoro la frutta! Mi chiedo spesso perché non venga offerta come dovrebbe dalla ristorazione. La mela ad esempio è un frutto noto per la sua digeribilità. E’ nutriente, ha poche calorie, ed è una buona fonte di fibre. Io l’adoro a tal punto che ho adottato un melo! 😉

Oggi vi racconterò una storia di frutta nata da un sogno Trentino realizzato in Brianza.

Tutto è iniziato quando, non molto tempo fa, percorrendo in auto una strada che non conoscevo, ho notato davanti a un cancello un carretto con l’indicazione di un frutteto, o meglio, del Frutteto del Parco.

Dall’esterno si vedeva una lunga strada sterrata con tanti alberi da frutta. Non potevo non entrare… E’ iniziata così una storia di conoscenza e di amicizia con un gruppo di trentini che hanno realizzato un sogno di terra e di agricoltura nella bella Brianza.

Ma non solo, questa mia avventura mi ha portato ad adottare un albero di melo che seguirò fin d’ora durante la fioritura e la potatura, fino ad arrivare a Settembre, mese dedicato alla raccolta dei frutti.

Un modo per avvicinarsi all’agricoltura, per conoscere il lavoro dei contadini, per seguire le fasi della vita degli alberi sotto la guida di esperti che durante le visite spiegheranno l’evoluzione delle piante adottate. Adottare un albero significa regalarsi, con una quota annua di 25 euro, un contatto vero con la natura. Un consiglio che do ai genitori per avvicinare le nuove generazioni alla terra e per far si che la sentino propria.

Il Frutteto del Parco di Ceriano Laghetto, in provincia di Monza e Brianza, si estende per 80 ettari all’interno del Parco delle Groane. Un’azienda agricola nata dall’idea di un gruppo di imprenditori di Trento che il destino ha voluto portare in Brianza. Al suo interno si può trovare anche una Bottega del circuito di Campagna Amica, con prodotti locali dell’agricoltura e tipicità trentine.

Il primo degli ideatori del progetto che ho conosciuto è stato Walter Cova, un mobiliere appassionato di agricoltura che si divide tra la terra e il suo lavoro. Tanto l’impegno necessario per condurre la tenuta, ma come mi ha detto Walter – lavorare la terra ti rigenera e col tempo ti ripaga con i suoi frutti – un pensiero da me condiviso pienamente.

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Domenica 6 Aprile insieme abbiamo festeggiato la giornata dedicata alla fioritura.

E’ stato bello vederli tutti uniti a ridere e scherzare, semplicemente, come si faceva una volta in campagna. Una giornata dedicata alla natura e all’ecologia promossa dalla Pro Loco e dall’amministrazione di Ceriano Laghetto. Presenti rispettivamente il Presidente Gianmario Longoni e il Sindaco Dante Cattaneo.

Durante il tempo passato insieme si è parlato di agricoltura, di storia, e di tradizioni brianzole e trentine. A proposito di quest’ultime, ho avuto modo di assaggiare i ‘Tortei de Patate della Val di Non ’ preparati da Stefano Conforti e Matteo D’Andrea con la supervisione di Alberto Cova. Tre amici e cuochi per diletto e per passione.

Chi non conosce questo piatto tipico della tradizione trentina può leggere qui di seguito la ricetta che mi sono fatta dare dai miei cuochi chiacchieroni (non pensavo che i trentini parlassero così tanto… persino più di me). 😉

Tortei de patate della Val di Non

Ingredienti per 4 persone:

– 1 chilo di patate a pasta bianca
– 100 gr di farina bianca
– Sale q.b.
– Olio di arachide per friggere

Preparazione:

  • Sbucciare le patate e grattugiarle a grana grossa.
  • Unire la farina e il sale, quindi impastare col cucchiaio dello ‘zio Paolo’ (un cucchiaio abbondante, loro lo chiamano così).
  • Friggere fino a doratura.
  • Quindi stendere su una carta assorbente, e servire con affettati e formaggi tipici trentini.

Per quanto riguarda il vino, mi hanno consigliato di abbinare un buon Teroldego, e se volete, per il dopo cena, una buonissima grappa aromatizzata all’Asperula, un’erba officinale che si trova nei boschi.

Come dico sempre le ‘Persone’ sono la chiave di tutto, salute, e arrivederci al Frutteto del Parco!

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Frutteto del Parco – Via del Laghetto 56 – Ceriano Laghetto (MB)

www.frutteto.biz – E mail: info@frutteto.biz




Identità territoriale, rispetto per la terra, agricoltura e sostenibilità: le chiavi di volta per il futuro

Domenica 30 Marzo, nella splendida cornice di Palazzo Arese Borromeo di Cesano Maderno in provincia di Monza e Brianza, si è svolta la kermesse “Un Mondo di Gusto” la rassegna di cibo e cultura finalizzata ad approfondire le tematiche in vista di Expo 2015, l’Esposizione Universale che si svolgerà il prossimo anno a Milano tra il 1′ maggio e il 31 ottobre.

Un’iniziativa culturale promossa dal Comune di Cesano Maderno coordinata da Ketty Magni, Antonio Zappa, Eva Musci e Simone Toninato, tesa a valorizzare i prodotti del territorio e inserita nel progetto Supermilano. Fino al 16 Aprile sedici i comuni coinvolti in eventi dedicati alla promozione del cibo, dell’agricoltura e dei beni artistici, per la riscoperta dell’identità del proprio territorio e della sua valorizzazione.

Una manifestazione a tutto tondo durante la quale attraverso l’intervento di scrittori, giornalisti, cuochi e produttori, si è voluto dedicare una vetrina al territorio locale e alle sue potenzialità. Identità territoriale, rispetto per la terra, agricoltura e sostenibilità: le chiavi di volta per uscire dalla crisi che stiamo vivendo in questi anni.

L’Expo 2015 sarà un’occasione irrepetibile che vedrà il nostro paese al centro del mondo. Siamo pronti…? Forse non ancora del tutto, comunque sia abbiamo il dovere di prepararci al meglio per valorizzare ognuno come può il proprio territorio, per il futuro delle nuove generazioni.

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Gigi Ponti sindaco di Cesano Maderno e Celestino Oltolini Assessore alla Cultura

L’evento si è aperto con la partecipazione di Davide Oldani, cuoco e patron del Ristorante D’O di Cornaredo, che ha presentato insieme a Davide Oltolini, critico enogastronomico, il suo ultimo libro “Chefacile”.

Nonostante io apprezzi la creatività degli chef stellati, amo profondamente la cucina semplice della tradizione basata su buone materie prime del territorio che favoriscano l’agricoltura italiana. Per questo motivo ho felicemente accolto la testimonianza di Davide Oldani, quando, durante il suo intervento, ha citato ‘il rispetto del contadino’ e la sua determinazione nel portare a tavola i prodotti del territorio.

Sfogliando il suo libro ho apprezzato la semplicità di alcuni piatti che mi hanno accompagnato durante la mia infanzia, come ad esempio la ‘Polenta e latte’ oppure la ‘Frittata e pane’. A proposito, nelle prime pagine c’è anche la ricetta della pasta per pulire le pentole di rame. Ascoltatelo in questo breve video in cui l’ho ripreso.

     

Tra i tanti espositori presenti il Fornaio di Cesano Maderno di Gianmario Longoni che ha offerto in assaggio il ‘Pane Borromeo’ preparato secondo una ricetta storica. Con l’amico Gianmario condivido la passione per la storia e per le tradizioni. Ve lo faccio conoscere attraverso le sue parole.

Un sempre più forte discostamento dalle antiche ricette di un tempo in favore di una massificazione industriale dei prodotti ha fortemente corrotto, e continua a corrompere non solo i sapori, ma anche e soprattutto la genuinità degli alimenti in questione. Maneggiare un impasto è un’azione che va al di la della cruda e meccanica realizzazione di un prodotto: dar vita a un alimento significa trasferire a una componente inanimata, ma comunque proveniente dalla Natura, una nuova linfa vitale.”

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Il Fornaio di Cesano Maderno

Amo la frutta e verdura. A rappresentarla Il Frutteto del Parco, un’azienda agricola di ben 80 ettari all’interno del Parco delle Groane.

Pochi giorni fa per il mio compleanno ho chiesto a mio figlio di regalarmi un albero, o meglio, ho voluto adottarlo proprio in questo frutteto. Un albero di mele Red Delicios con una mia targhetta identificativa che seguirò durante la stagione della fioritura, e da cui raccoglierò direttamente la frutta.

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Il Frutteto del Parco di Ceriano Laghetto (MB)

Lo sapevate che la coltivazione dello zafferano è limitata a circa 25 ettari in Sardegna, a 8 in Abruzzo, e in piccole superfici coltivate in Toscana, Marche, Umbria, Sicilia e Lombardia per un totale di circa 35 ettari? Ebbene si.

Me l’hanno detto i ragazzi di Zafferanami, un piccola realtà agricola della Brianza nata da un’esperienza di produzione per uso familiare. Un prodotto assai pregiato. Pensate che per ottenere un chilo di zafferano si devono raccogliere gli stimmi di circa 120.000 fiori.

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Zafferanami, società semplice agricola di Varedo (MB)

Anche a rischio di essere ripetitiva lo dichiaro ancora una volta: “Amo l’agricoltura e le aziende agricole!” Pensate che a Cesano Maderno, a poca distanza da casa mia, c’è l’Azienda Agricola Villa Marina. Una realtà incentrata soprattutto sull’allevamento di razze autoctone in via d’estinzione. Una fattoria in cui potrete vedere i bovini di razza varzese, la pecora brianzola, la capra a quattro corna, cavalli da tiro, asini, muli, maiali, oche e pollame. Insomma, una meraviglia!

Appena possibile andrò a trovarli per farveli conoscere meglio, anche perché stanno recuperando con il vino Groanello, la tradizione vinicola della Brianza già documentata nelle pergamene del monastero benedettino milanese di Santa Maria d’Aurona.

Gradito ospite Allan Bay, giornalista enogastronomico e scrittore che ha presentato il suo ultimo libro ‘I piatti della mia vita’. Mi ha fatto riflettere il suo intervento dedicato alla temperatura di sanificazione dei cibi spesso trascurata tra le mura domestiche.

Allan ha sottolineato quanto a volte, cercando la tecnica migliore, non si presta la giusta attenzione alla temperatura di conservazione degli alimenti, con conseguenti rischi di malattie a livello gastrointestinali, sovente non associate a queste disattenzioni.

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Allan Bay con Ketty Magni

A conclusione dell’evento si è dedicata una tavola rotonda ‘ai sapori di una volta e ai sapori di oggi’.

Sono intervenuti Corrado Mauri presidente dell’Associazione Culturale ‘Vivere il Palazzo’, Gianmario Longoni panificatore di Cesano Maderno, Stefano Pelizzoni docente presso l’Istituto Alberghiero Ballerini di Seregno, lo chef Giovanni Guadagno Presidente dell’Associazione Cuochi Brianza, Gianluca Capedri del portale Gastronomist e Matteo Scibilia, ristoratore di Ornago recentemente premiato dalla Presidenza della Repubblica per il suo impegno culturale.

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Tavola rotonda “I sapori di una volta e i sapori di oggi”

Tra le realtà del territorio presenti anche l’Albero dei gelati di Seregno che ho già conosciuto e precedentemente raccontato, la dolcezza del miele di Giuseppe Viscardi, i vini presentati dall’Enoteca Colombo di Cesano Maderno, Cioccotratto a cura dell’Associazione ‘Atelier del Fare’, il Prosciuttificio Marco d’Oggiono, e infine la libreria ‘Un mondo di libri’ di Seregno .

Tra i libri presentati dagli autori ‘Cheescake e Whoopie!’ di Mauro Padula e Carolina Turconi e ‘La zona è donna’ di Gigliola Braga, biologa e nutrizionista.

Cibo, cultura e… un pranzo storico al Ristorante Il Fauno di Cesano Maderno ispirato alle ricette di Bartolomeo Scappi, cuoco di papa Pio Quinto, tratte dal libro ‘Il cuoco del papa’ di Ketty Magni.

Lo chef Simone Toninato ha interpretato con maestria i piatti dell’epoca, avvicinandoli ai gusti dei nostri tempi.

Cibo e Cultura… Corpo e Mente…




Vi presento Alessandro Vitiello, o meglio, “solo il vin d’arte”

Alessandro Vitiello, per gli amici Sandro, un sommelier e un ristoratore ma soprattutto un amico. ‘Solo il vin d’arte’ è l’anagramma del suo nome elaborato da Giuseppe Maria Grassi, un amico che si diletta così.

Un uomo che ha nel cuore una terra, la sua Ponza. Mi commuove quando lo vedo condividere ricordi e fotografie in bianco e nero di quest’isola che ha dovuto lasciare come molti per ragioni di lavoro. Lui la racconta nel suo blog: ‘La casa dei Sacco di Ponza’.

“Quando tornavo a Ponza, dalla mattina successiva, ridiventavo il marinaio di mio padre e con la sua barchetta di cinque metri si andava a pescare insieme. Mio padre ha smesso di praticare il mare alla fine del ’92: aveva più di ottanta anni…”

Costantino Sacco a Santa Teresa negli anni '60 (a sinistra sulla prua)

Costantino Sacco, padre di Sandro, a Santa Teresa negli anni ’60 (a sinistra sulla prua)

Sandro, grazie alla sua lunga esperienza come ristoratore prima all’Osteria delle bocce di Seveso e ora al Ristorante Il Fauno di Cesano Maderno, ha molti ricordi vissuti con personaggi dell’enogastronomia italiana. Di tanto in tanto quando c’è l’occasione, sapendo quanto amo ascoltarlo, ne condivide qualcuno con me.

Oggi ve lo voglio far conoscere…

Ciao Sandro, ho scritto questi pensieri una mattina all’alba. Non avevo sonno e la mente correva. Sarà forse la voglia di viaggiare anche con le parole? Chissà… credo che noi nostalgici e romantici ci capiamo.

  • Qualche sera fa mi stavi raccontando quella volta che… Mi piace quando mi racconti aneddoti del mondo dell’enogastronomia, lo sai. Me ne riporti qualcuno che ti è rimasto in mente in particolare?

Ce ne sarebbero tanti Cinzia, a dire la verità più che aneddoti amo ricordare persone che tra Milano e dintorni hanno divulgato l’arte del buon bere. Ricordo ad esempio Antonino Trimboli – pugliese di origine – che in gioventù, nel dopoguerra, aveva girato quasi tutta la Francia ed aveva riportato in Italia una conoscenza enciclopedica del vino francese in generale e dello champagne in particolare. Parlare con lui – uomo senza peli sulla lingua – era un piacere unico.

Come del resto con quel “giacobino” di Adriano Romanò. Maestri prima ancora che venditori. Che dire poi dei fratelli Brovelli? Uomini d’altri tempi che raccontavano il vino con grande passione.

Un aneddoto. Una sera capita una coppia di amici a cena all’Osteria delle Bocce (il nostro precedente ristorante) accompagnati da un’altra coppia. In bella mostra all’ingresso c’era l’ultima selezione di whisky di Samaroli. Dopo cena, a ristorante quasi vuoto, l’amico mi chiede di portare l’whisky più strano che avessi, in maniera anonima, al suo ospite. Questo signore, dopo averlo assaggiato, mi ha raccontato tutto il possibile di questo strano distillato che avevo tirato fuori da un mobile che avevo in un’altra sala. Dopo aver bevuto abbondantemente insieme mi ha raccontato il suo lavoro. Passava il suo tempo in Scozia a selezionare whisky per conto di una multinazionale. Qualche tempo fa nel vedere il film “la parte degli angeli” mi sono ricordato di lui.

  • Ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Praticamente ti ho quasi obbligato ad organizzare delle serate di cultura e degustazione per la conoscenza del cibo e del vino. Dovete sapere che Sandro è un grande conoscitore e appassionato di enogastronomia, impigrito forse solo dal poco entusiasmo delle persone nell’apprendere. Ma poi è arrivato un vulcano che…

E’ sicuramente vero che Cinzia Tosini sia un vulcano così come è vero che io coltivo anche “l’arte del dubbio”. Ho abbastanza anni per essere sicuro di non aver certezze da vendere e ogni tanto per domandarmi se serve a qualcosa o a qualcuno raccontare il mio mondo. Quando poi ti scontri con Cinzia Tosini tanti dubbi vanno a farsi benedire e si riprende.

Devi sapere che abbiamo iniziato a organizzare serate dedicate al vino e al cibo dall’autunno dell’84: trent’anni fa. Non c’era internet e le nostre news viaggiavano con la posta ordinaria, eppure c’era tanta attenzione, e spesso avevamo problemi a gestire i tanti che volevano partecipare. Io poi mi sono divertito a mettere in piedi tanti corsi per associazioni o istituzioni della zona. Prima ancora che insegnare ci si divertiva. Ancora adesso vale questa regola.

Alessandro Vitiello

Alessandro Vitiello… Sandro

  • Passo ad una domanda legata alla tua attività. Come definiresti il consumatore medio di oggi, nel senso di cosa si aspetta e cosa cerca?

Il consumatore medio oggi subisce il tempo che viviamo. Noi che abbiamo vissuto gli anni della “Milano da bere” facciamo fatica a volte a dare un senso a quanto succede. Il consumatore rimane attento e curioso, pronto a considerare con rispetto quanto di buono e di nuovo viene proposto. Ha però aggiunto, o meglio ritiene più importante che in passato, il giudizio sul giusto valore delle cose che vengono servite.

Si può anche pagare tanto una bottiglia di vino ma è importante che valga i soldi spesi. Non è più sufficiente che chi la vende sia “un uomo da prima pagina”. Non nascondiamoci però che sono anni complicati; saper fare bene in cucina e saper trovare grandi vini ad un prezzo corretto è diventato fondamentale.

  • Dico spesso che il ruolo del ristoratore, presentando i piatti e servendo il vino, può essere definito un veicolatore di pillole informative fondamentali per trasmettere al consumatore cultura enogastronomica. Esagero? Non credo. Sono convinta che partendo dalla tavola, senza tediare l’ospite, si possa fare molto in questo senso.

Hai perfettamente ragione: il mestiere della ristorazione può essere una grande opportunità per divulgare tante buone abitudini, non solo alimentari. Non a caso al ristorante o mangiando in compagnia, noi si parla spesso di cibo e di convivialità.

Mi viene in mente Garcia Marquez – Il generale nel suo labirinto – che fa domandare ad un ospite di Simon Bolivar: “Ma perché gli europei quando sono a tavola parlano di cibo?”. Cosa rispondere? A tavola mentre si parla di cibo si ragiona su tutta la condizione umana. D’altronde anche la liturgia cristiana ragiona in questi termini: la storia di Gesù sulla Terra finisce con un’ultima cena.

  • Ora, a conclusione di questa nostra chiacchierata, una delle tante, mi piacerebbe che mi scrivessi un ricordo della tua terra. Com’è Ponza a primavera?

Ponza è il mio “luogo dell’anima”. Ho passato gran parte del mio tempo qui in Brianza, ma se devo definirmi, di me dico che sono ponzese. Che vuol dire? Niente e tutto. Noi ponzesi non siamo ne meglio ne peggio degli altri. Siamo un’altra cosa. Si dice che il carattere di una persona si forma nei primi anni di vita; io il mio l’ho costruito guardando il mare. Dal cortile di casa mia, nelle giornate di tempesta pensando a mio padre che pescava tra le onde o nelle belle mattine di primavera, quando alla bellezza del paesaggio si aggiunge il profumo delle ginestre.

Quelle cose lì te le porti attaccate dentro e non le perdi più. Ponza in primavera è il posto più bello del mondo. Non solo per la bellezza dei luoghi, ma anche e soprattutto per i suoi sapori. Andare in giro per le colline a raccogliere asparagi selvatici, assaporare la bontà di certi carciofi cresciuti in quel terreno vulcanico che gli conferisce un sapore molto deciso è un’emozione irripetibile.

E il mare? In primavera si mangiano le granseole più buone, seppie e calamari in quantità e pesce da zuppa che in questo periodo ha un sapore speciale. Potrei andare avanti per ore a raccontarti, ma se ne hai modo, regalati una settimana a Ponza in primavera, ti garantisco che avrai problemi a ritornare.

Sandro, ti prometto che lo farò…

Fotografie di Alessandro Vitiello




Piero Bertinotti, un uomo che non ha le ‘stelle’, perché lui le stelle, quelle vere, ce le ha già.

La prima volta che ho visto Piero Bertinotti è stato come vedere un vecchio tronco d’ulivo. Avete presente gli ulivi secolari, quelli segnati da tanti solchi che attirano lo sguardo per la fierezza e per la pace che trasmettono? Ebbene, non so spiegarvi meglio a parole, so per certo che la sensazione che ho provato è stata questa, ma non solo… guardando Piero, quella sera, ho rivisto in lui il volto di mio padre.

Credo che sia passato più di un anno da quella volta, comunque sia era rimasto in me come un filo sospeso, chiamatele pure sensazioni, ma io dovevo tornare a trovare quell’uomo con cui sentivo la necessità di parlare. Vivo d’istinto, convinta che nel bene e nel male tutto abbia un senso.

Piero Bertinotti, insieme alla figlia Paola e alla nuora Laura, conduce a Borgomanero in provincia di Novara, il ‘Ristorante Pinocchio‘. Un locale che nel 2012 ha festeggiato cinquant’anni di attività creato con la moglie Luisa. Una realtà, come spesso accade, nata da una passione.

Piero non è nato cuoco, la sua vita lavorativa è iniziata come autista di camion nell’azienda di suo padre. Fu nel Novembre del ‘62, con l’acquisto dei genitori del ‘Bar Pinocchio’ a Borgomanero, ad avvicinarlo alla cucina. Il tempo, l’esperienza e l’entusiasmo poi hanno fatto il resto.

Ci sono cose di cui non si riesce più fare a meno. Non sempre si può scegliere quello che vorremo, ma che soprattutto amiamo fare. Dicono che volere è potere, io dico solo che chi non prova ha già perso. Piero ce l’ha fatta. Nel suo locale dall’atmosfera fiabesca si può evadere per un momento dalla realtà. Anche se non ha le ‘stelle’, personalmente sono convinta che le stelle vere, lui ce le ha già.

Quando sono tornata a trovarlo, aspettandolo mentre era ancora in cucina, mi sono seduta esattamente nello stesso posto che avevo occupato la prima volta in cui ero stata li. Davanti alla grande finestra, guardando il giardino bagnato dalla pioggia, tra un discorso e l’altro con Laura e Paola correvano i pensieri interrotti di tanto in tanto dai piatti che assaggiavo.

Quell’atmosfera nostalgica e il piacevole sottofondo musicale ad un tratto hanno attirato il mio sguardo verso un uomo che in sala guardava come me ammirato una pianta di mimose. Non ho più timore di dire ciò che sento. E’ per questo che in modo spontaneo non mi sono trattenuta dal dire… “Ma quanto è bella la vita…”  Lui mi ha guardato, e condividendo lo stesso pensiero mi ha sorriso.

Una volta concluso il pranzo mi sono spostata nel salotto davanti al camino. Guardando ardere la legna riflettevo sul ‘calore’ che trasmette il fuoco, nel senso più lato del termine. Una volta c’era un camino in ogni casa, era quello il nido, il punto di ritrovo della famiglia. Ho molta nostalgia di quei tempi…

Mentre aspettavo che Piero mi raggiungesse, su un tavolino ho notato il calendario di auto storiche dell’Associazione i Miserabili di Borgomanero. Una passione che ci accomuna e che coltiviamo entrambi appena il tempo ce lo permette.

Al suo arrivo, dopo i saluti di rito, credo che si aspettasse le solite domande. Io non faccio interviste vere e proprie, o meglio, diciamo che ciò che mi interessa è capire le persone quando sento che il loro essere può trasmettermi qualcosa. E’ un mio modo di imparare ascoltando l’esperienza di chi, come Piero, conosce bene un settore che amo molto ma dalle tante sfaccettature.

Abbiamo passato così il pomeriggio, tra aneddoti, consigli e racconti di vita. Ve ne racconterò uno che mi ha colpito in particolare. Una sera di qualche anno fa Piero ricevette una telefonata per una prenotazione dell’ultima ora. La signora al telefono chiese di poter cenare insieme ad un’altra persona alle 21.30 giustificando il ritardo per un rientro dall’estero. Piero nonostante l’orario acconsentì, raccomandandosi però di non tardare.

Da li a breve la signora richiamò avvisando che purtroppo avrebbero tardato di un’ora per cause non dipendenti da loro. Piero sentito il tono mortificato accettò, a patto che le due persone si fossero accontentate di piatti semplici. La coppia arrivò: si trattava di Oscar Farinetti e della sua assistente, di cui Piero non era al corrente, ma che ben conosceva. In un’epoca dove i più vanno avanti con nomi altosonanti, ascoltare questa storia mi ha fatto molto piacere. Il resto lo lascio a voi.

A conclusione della nostra chiacchierata, quando gli ho chiesto se avesse avuto qualcuno negli anni a cui ispirarsi, non ha esitato un attimo a rispondermi.  Mi ha parlato di un ‘Cuoco con la C maiuscola’ che lui considera il migliore. Un uomo che non ama stare sotto i riflettori, uno spirito libero da alcuni considerano folle.

La follia, quella vera, la vediamo tutti i giorni nelle persone che all’apparenza ci sembrano normali. Quella che intendo io è ben altra cosa, è sinonimo di genialità che attraverso le idee cambia il mondo. Amo le sfide e le persone di carattere, a volte ruvide, ma che lasciano il segno. Ovviamente mi sono fatta dare il nome di quel Cuoco che per ora terrò per me. Prima devo conoscerlo.

A proposito, non vi ho detto che la prima volta che sono stata da Piero ho mangiato le lumache più buone della mia vita! Ve le consiglio… 😉

Piero e Paola

Piero e Paola Bertinotti con il libro ‘Segreti di Famiglia’: ricette di casa tramandate di generazione in generazione raccolte tra gli amici.  (fotografia di Paola Bertinotti)




‘U Cuccidatu’, il Pane di San Giuseppe

Oggi mentre andavo a comprare il pane dal mio fornaio mi sono imbattuta in una bella storia. La protagonista è una donna siciliana di ottanta anni,  la dolce signora Gina.

Amo ascoltare le storie che raccontano gli anziani… storie di memorie, di persone, di sapori, di tradizioni che ci riportano alla terra che ognuno di noi ha nel cuore.

Gina, grazie al supporto di Gianmario Longoni, un fornaio di Cesano Maderno, porta avanti un’antica tradizione del suo paese: la Sicilia.

Ogni anno, nel laboratorio della bottega artigianale di Gianmario, prepara un caratteristico pane dalle svariate forme simbolo delle celebrazioni dedicate a San Giuseppe: ‘U Cuccidatu’.

Con l’aiuto di Gianmario e delle nipoti, procede con pazienza all’impasto e all’incisione di questa semplice pasta di pane che, una volta  spennellata con rosso d’uovo e passata in forno, arricchisce gli altari e viene offerta durante la celebrazione della festa di San Giuseppe.

Un modo per ricordare le sue origini e per mantenere viva la tradizione del suo paese. Un gesto d’amore per una terra che molti sono stati costretti a lasciare, ma che nonostante la lontananza,  continua a vivere nei ricordi e nelle tradizioni.

Una storia che ho voluto raccontare in questa giornata del 19 marzo, giorno di San Giuseppe e festa del papà. I miei auguri oggi sono per voi… per quei papà a cui viviamo accanto ogni giorno, e per quelli che vivono nei nostri ricordi.

Pane di San Giuseppe 2

 




Stasera si mangia broccoli! Mi raccomando, ma con il gambo!

Stasera sapete cosa faccio? Vado in cucina! Qualcuno storcerà il naso… forse perché chi mi conosce sa che amo più mangiare che cucinare.  😉

Come diceva il filosofo tedesco Ludwig Feuerbachsiamo quello che mangiamo –  più chiaro di così! Personalmente amo ricercare la storia, le tradizioni, ma anche le proprietà terapeutiche del cibo, perché mangiare bene è il segreto per stare in salute.

La cosa importante è scegliere buone materie prime, possibilmente #madeinitaly visto le ottime produzioni che abbiamo, ma mi raccomando, ottimizzando ed evitando gli sprechi.

Gambo del broccolo

Gambo del broccolo

Oggi sono stata al mercato e ho comprato due broccoli, dell’insalata, un po’ di frutta secca, un pezzetto di provolone e un buon olio extra vergine di ‘olive italiane’ (controllate che sia scritto).

A tal proposito quando siete in vacanza approfittate per andare a visitare un’azienda agricola che lo produce; se vi piace compratelo, e poi a casa comodamente fatevelo spedire. Tra l’altro, consumando lo stesso olio che avete assaggiato in vacanza vi sembrerà di rivivere i bei momenti vissuti.

Ma torniamo ai broccoli. Ora li uso per prepararmi un piatto di pasta e un’insalata mista. A proposito, sono ricchi di vitamina C che però ahimè con la cottura in acqua in parte si perde.  Per ovviare a ciò l’ideale è cuocerli al vapore.

Detto questo, una volta lessati li unisco all’acciuga soffritta con l’aglio, o in aggiunta a del tonno. Userò  questo preparato per condire la pasta. Mi raccomando, non risparmiate sulla ‘qualità della pasta’, incide molto sul risultato di un piatto!

Bene, è rimasto il gambo del broccolo. Adoro il suo sapore!  Una volta pulito va tagliato a rondelle sottili e va unito a una bella insalata, a del provolone a tocchetti, e a tanta buona frutta secca!

Che ne dite…? Io intanto mangio, buon appetito! 😉

Orecchiette con i broccoli




Non spegnete i sogni dei romantici: l’Osteria senz’Oste, una bella realtà che si vuole punire

In Italia troppo spesso la parola d’ordine è punire e non correggere.

Dobbiamo pensare che a  volte partendo da un’idea, da un sogno buttato la, nascono grandi progetti. Sono tempi difficili; la gente vuole evadere, vuole spensieratezza, vuole cose vere e genuine come una volta… quando si stava bene.

Non sono solo ricordi nostalgici di chi tanto giovane non lo è più, no, è semplice voglia di un’atmosfera che un pochino si è persa. Credo, anzi sono convinta, che sia questo il motivo per cui una realtà come l’Osteria senz’Oste piace molto alla gente.

Una luogo per viandanti nella splendida Valdobbiadene che ho visitato nel Novembre del 2011 dietro consiglio di un amico e chef, Simone Toninato. Lui conoscendomi aveva capito che era un posto adatto a me, un posto per romantici.

L'Osteria senz'Oste

L’Osteria senz’Oste

Ebbene, qualche giorno fa mio cugino Ilario mi ha chiamato allarmato dicendomi che a Treviso e non solo, ci si sta muovendo per aiutare Cesare De Stefani, l’ideatore di questo progetto sanzionato per 62 mila euro dovute secondo il fisco, per attività imprenditoriale in nero relative all’anno 2008.

Luca Zaia, Presidente della regione Veneto a proposito della questione ha auspicato l’uso del buon senso, della stessa idea Leonardo Muraro, Presidente della provincia di Treviso.

Perché in Italia si deve soprattutto punire e non correggere? A gran voce chiedo a chi può di trovare una soluzione a questa assurdità, prima che un posto così bello chiuda e spenga i sogni di noi romantici.

Dietro questo luogo dove la porta è sempre aperta c’è una storia di uomini, tra cui quella di un circense di Berlino che ho incontrato nel 2011, in un  pomeriggio passato bevendo Prosecco davanti alle colline di Valdobbiadene.

Chi non conosce questa Osteria può vederla qui, attraverso le fotografie e il racconto che ho fatto dopo la mia visita.

Clicca qui > Un’eterna romantica all’Osteria senz’Oste

Valdobbiadene in Autunno

Valdobbiadene in Autunno

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