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Trattorie lombarde che fanno la differenza: La Crepa, Isola Dovarese

Isola Dovarese, un piccolo comune in provincia di Cremona immerso nelle campagne della pianura padana. Percorrendo questo territorio lo sguardo si rivolge ai fiumi Oglio e Chiese, agli antichi pontili e alle grandi distese verdi. Un’atmosfera suggestiva tipica di questa stagione autunnale, che riporta alla mente dipinti di Monet e Gauguin. Un paese noto anche per il suo Palio, una manifestazione in costume d’epoca che rievoca il periodo di appartenenza allo stato Gonzaghesco. Giunto alla cinquantesima edizione, si svolge nell’ampia piazza cinquecentesca segnata dal tempo, ma anche dall’incuria. Un vero peccato vista la schiera di portici e palazzi antichi che la caratterizzano, e che potrebbero valorizzarla facendola rientrare tra le più belle piazze d’Italia.

Isola DovareseTra i segni del tempo, si possono ammirare alcune insegne dalle atmosfere vintage. Tra queste, ce n’è una bombata in ferro smaltato bianco su cui, in caratteri eleganti, c’è l’indicazione del Caffè La Crepa. Una trattoria ed enoteca della famiglia Malinverno dal 1832, inserita nell’Associazione locali storici d’Italia. Entrando, da subito, si respirano le classiche atmosfere legate all’Art Nouveau: ambienti in stile Liberty, sedie antiche e una stufa in maiolica. Un locale in passato conosciuto col nome di “Locanda del Ciclista”, per i tanti percorsi cicloturistici presenti nella zona circostante. Sedersi nelle sue salette tra cimeli, lettere e fotografie, ci porta a vivere un breve viaggio nella storia del Risorgimento Italiano, e ad assaporare i piatti della tradizione proposti dallo chef Franco Malinverno.

Negli assaggi si nota un tentativo di alleggerire il gusto originale, una tendenza dei nostri tempi che condiziona anche l’aspetto visivo. Predominante comunque il territorio. Oltre alla classica giardiniera e ai salumi cremonesi, si distinguono preparazioni tipiche quali i  Marubini;  i gnòc a la mulinèra fatti con sola acqua e farina, ma arricchiti con ragù di coda di manzo e funghi; i tortelli di zucca, piatto classico delle terre gonzaghesche, ripieni con un impasto a base di zucca, mostarda piccante ed amaretti. Tra i dolci non si può fare a meno di assaggiare la torta sabbiosa, tanto amata da Giuseppe Verdi. Il maestro ne era un tale estimatore da indicarne persino la giusta preparazione: “Con i chiari si fa la fiocca. Si sbattono bene i rossi con lo zucchero. Si aggiunge a poco a poco la fecola e il burro ben morbido. Alla fine i chiari montati. Poi si versa il tutto nella ticcia ben unta di burro e subito in forno”. Un’esperienza di gusto da arricchire con un’interessante visita nella drogheria e nella cantina storica del ristorante, tra etichette e produzioni ricercate.

www.caffelacrepa.it La Crepa -Piazza Matteotti, 13

Isola Dovarese (CR) Te. 0375 396161




Ristorante Materia, il sogno di Davide Caranchini, Chef di cucina a Cernobbio.

In primo piano: Sorbetto al Pelargonio (geraneo odoroso) con spuma al fieno.

Ristorante Materia, essenziale nel nome come negli arredi. Un sogno che Davide Caranchini,  giovane e talentuoso chef di cucina di Como, ha realizzato a soli ventisei anni. Un luogo di ristorazione nella bella Cernobbio, situato in una piccola via del centro. La vista qui non si rivolge al lago, ma ai piatti intriganti dalle interessanti combinazioni e dai sapori armoniosi. Una promessa della ristorazione italiana che ha maturato, nonostante la giovane età, esperienze diLa brigata del Ristorante Materia tutto rispetto. Dopo aver concluso gli studi presso l’Istituto Alberghiero “Giovanni Brera” di Como, il suo percorso è continuato in ristoranti dai nomi ben noti:  il Maze di Gordon Ramsay, Le Gavroche e l’Apsleys di Heinz Beck a Londra, il Nona a Copenaghen, l’Enoteca Pinchiorri a Firenze, e infine, Casa Santo Stefano a Cernobbio. Nel 2014 è stato inserito nella cerchia dei migliori chef under 35 d’Italia.

Materia prima e lavoro di squadra.

Nel 2016 è nato il suo ristorante: “Materia”, intesa come filosofia di ristorazione e base da cui partire per promuovere il territorio. La creatività e l’interpretazione del cuoco, senza eccessivi stravolgimenti, e con rispetto per la varietà dei gusti e delle diverse tipologie dei clienti, fanno il resto. Piatti che Davide progetta su carta, e, una volta realizzati, testa insieme alla giovane brigata. Un armonico lavoro di squadra che nel rispetto dei ruoli determina il successo di un ristorante.

Lo chef di cucina, una professione deformata dai media.

Molte le ore di lavoro, non meno di quindici al giorno, spesso sottovalutate da chi si orienta verso gli studi alberghieri attratto dalla spinta mediatica dei molti, forse troppi, programmi sui cuochi. Una realtà alterata che Davide Caranchini non ama. Chi vuole intraprendere questa professione, deve essere consapevole che solo l’impegno e il sincero piacere della cucina può far superare la gavetta e il duro lavoro che ne consegue.

La ristorazione di Davide Caranchini.

Piatti che sorprendono, sia nell’aspetto gustativo che in quello visivo. Prodotti della natura ma anche dalla fantasia di un cuoco che elabora le sue esperienze quotidiane. Particolare la sua trota salmonata marinata, a cui viene bruciata la pelle per dare l’effetto croccante. Viene servita con una panna infusa al rafano, delle ciliegie sott’aceto, delle foglie di acetosella e un brodo dashi di mela.

Trota salmonata marinata, rafano, ciliegie in conserva e brodo freddo di mela

Delicati i ravioli ripieni di formaggio caprino e mostarda. Serviti con l’estratto e la polvere di cavolo nero, sopra ognuno, una volta nel piatto, viene messa una goccia di estratto di pepe nero di Sarawak.

Ravioli di formaggio caprino e mostarda, estratto di cavolo nero e succo di pepe di Sarawak

I miei assaggi si sono conclusi con un dessert autunnale chiamato “Zucca”: cubetti di zucca fermentata uniti ad un gelato ai semi di zucca tostati, il tutto ricoperto da una spuma di zucca, decorata con delle fette di zucca disidratata e una foglia di nasturzio.

Zucca

Cosa resta da dire… forse semplicemente che ho conosciuto un ragazzo con le idee chiare, una promessa della ristorazione italiana di cui sentiremo molto parlare.

 

Ristorante Materia – Via 5 Giornate, 32 Cernobbio (CO)

Tel. 031 2075548  www.ristorantemateria.it




Massimo Dellavedova, uno chef di cucina che vuole tornare indietro nel tempo.

Massimo Dellavedova, un amico, un cuoco, ma soprattutto una persona semplice e sincera. Uno degli ultimi romantici,OLYMPUS DIGITAL CAMERA come me: uno chef in love. Lo scorso Aprile, con mia felicità, finalmente ha realizzato il suo sogno: Cascina Malingamba. Un luogo storico nato originariamente come posteria per soddisfare le soste dei viandanti, che poi, nel 1960, è diventato un vero e proprio luogo di ristorazione. Una cascina lombarda chiamata Malingamba per il ‘passo claudicante’ del suo primo proprietario. Curiosa la sua ubicazione: è situata per metà nel comune di Lainate in provincia di Milano, e per la restante parte nel comune di Origgio,  in provincia di Varese.

Massimo DellavedovaQualche giorno fa, in una fredda serata autunnale, sono andata a trovarlo per una chiacchierata tra amici. Discorsi seri e meno seri che scaldano il cuore, tra racconti, confidenze e consigli. Ascoltandolo nel resoconto dei suoi tanti impegni lavorativi, di tanto in tanto gli consigliavo di respirare, ben consapevole del ritmo che i cuochi oggigiorno devono sostenere per stare al passo con i tempi. Classica la risposta alle mie preoccupazioni: “Fanciulla, tranquilla, è tutto sotto controllo”.  Massimo è così, un cuoco in corsa, ma sempre dolce e col sorriso: uno chef smile.

Oltre agli scambi reciproci di esperienze, si è parlato di progetti e del tipo di ristorazione che ha intenzione di proporre a Cascina Malingamba. Nell’ascoltarlo, mi hanno particolarmente interessato alcune sue affermazioni che condivido, e che qui di seguito ho riportato per approfondimenti e riflessioni.

  • Penso che nella ristorazione di oggi sia giusto che la tecnica vada avanti. A differenza, nell’ideologia, si deve fare lunghi passi indietro, fino ad arrivare alla ristorazione di trent’anni fa. E’ importante riscoprire le vecchie usanze e le lavorazioni delle materie prime, aggiungendo le tecniche moderne di cucina per conservare sapore e qualità.
  • Purtroppo nella ristorazione di oggi manca la professionalità nella brigata di sala, intensa come gruppo di Servizio al guéridonfigure professionali per l’accoglienza. Con la scusa del servizio all’italiana, si è pensato che tutti siano capaci di fare i camerieri e i chef de rang. “Tanto devono portare solo i piatti”, non corrisponde al vero. Si è persa l’eleganza e la capacità del servizio di sala. Tra le nuove generazioni di camerieri, pochi sanno sporzionare davanti a un cliente.
  • Ritengo che ci siano troppi programmi di cuochi. Un format sugli di addetti di sala, sottoposti quotidianamente agli umori dei clienti, potrebbe essere utile per capire alcuni reali bisogni degli stessi. Non posso essere che d’accordo con lui. Proprio per questo motivo, circa un anno fa, ho cercato di sottolineare la stessa cosa facendo un’intervista a Lukasz Komperda, un giovane e brillante cameriere.
  • I piatti di oggi sono legati troppo all’estetica e meno alle proporzioni. A volte sono persino paragonabili a menù degustativi. La proporzionalità del piatto, in generale, deve essere adeguata alle basi insegnate nelle scuole secondo le tabelle ufficiali.
  • Quando dico che nella ristorazione bisogna tornare indietro negli anni, mi riferisco anche al servizio al guéridon. Per i non addetti significa impiattare in sala direttamente dal cameriere, come si usava fare un tempo. L’effetto scenico è sempre molto gradito.

Cascina MalingambaRiprendo la parola per un apprezzamento, precisando che, come Massimo ben sa, non ho alcuna remora a fare critiche costruttive anche agli amici ristoratori più cari. Fatta questa premessa, ho molto gradito che, oltre alla carta dell’acqua, della birra e del vino, alla Cascina Malingamba sia possibile scegliere, e volendo anche acquistare, ciò che si desidera bere direttamente nella cantina del ristorante. Una ‘carta visiva’ che fa brillare gli occhi a chi come me, ama osservare e leggere le etichette dei vini.

Alla fine della serata, Massimo, salutandomi, mi ha rivelato un sogno che fra non molto realizzerà: un’Accademia di cucina. Studio e pratica con vitto e alloggio. Un approfondimento pratico per gli studenti della scuola alberghiera. Ne vedremo delle belle, anzi, ne assaggeremo delle buone!

Cascina Malingamba www.cascinamalingamba.com

Via per Lainate, 33 Origgio (VA) Tel. 02 94383789




Chioggia, la piccola Venezia, città romantica per romantici.

Come definire i romantici di oggi?

Persone che ancora si commuovono davanti ad un tramonto, che vivono la vita con poesia, spesso quasi sentendosi ad un metro da terra. Persone che credono nell’Amore con l’A maiuscola, talvolta costrette a risvegliarsi da questo torpore in cui si scaldano per leChioggia Ponte di Vigo freddure della nostra società. Ebbene si, siamo gli ultimi romantici, che non si arrendono, perché la nostra natura ce lo impedisce. Continuiamo a credere che le persone possano fare la differenza, sospirando per le cose semplici e condividendo bellezza.

Qualche giorno fa, a Chioggia, ho vissuto queste sensazioni incantata davanti ad un tramonto tra i più belli che ricordo. Una cittadina lagunare, una piccola Venezia, una città romantica per romantici che vivono la vita come in un sogno che sperano si trasformi in realtà.

Da tempo, ogni volta che passavo di qui mi dicevo: “Dai, la prossima volta mi fermo e la visito.” Eppure da anni continuavo a rimandare. Questo 2016 mi ha portato via diversi amici, improvvisamente. E’ per questo che ho deciso di non rimandare più. Vivere ciò che si ama non dando nulla per scontato, perché il nostro tempo è unico, irripetibile e prezioso.

Dal 1987 Patrimonio Mondiale dell’Umanità

Chioggia, anticamente chiamata Clodia, è una città d’arte in provincia di Venezia. Caratteristico il suo centro storico a forma di “spina di pesce”, con i suoi canali, le calli, i portici e le arcate. Si accede principalmente attraverso il Pontelungo, passaggio che la collega alla terraferma risalente al 1757.

Meta di artisti

Un luogo ideale per la pittura “en plein air”. Qui hanno trovato ispirazione anche poeti e scrittori del calibro di Carlo Goldoni, Giacomo Casanova, Ugo Foscolo, Gabriele D’Annunzio, Eleonora Duse, Hermann Hesse, Emilio Salgari e molti altri.

Sal clugiae

Una città marinara in cui sono presenti famiglie prevalentemente con due cognomi, i Boscolo e i Tiozzo, un tempo famosa per le sue saline. Un’importante attività oggi scomparsa che rendeva il suo “sal clugiae”, una preziosa materia prima utilizzata per la conservazione dei cibi.

Torre dell’orologio

A Chioggia, nel Museo della Torre dell’Orologio di Sant’Andrea, si trova ‘l’orologio da torre’ tutt’ora funzionante più antico al mondo (1386). In passato la sua collocazione era nel Palazzo Pretorio. Visitando questo museo verticale, oltre a godere di un’ottima vista,  si può conoscere la storia della città.

I Bossolà di Chioggia

Ho visitato Chioggia pedalando. Di tanto in tanto parcheggiavo la mia bici in prossimità di un ponte o di un canale, per passeggiare e viverne così le atmosfere romantiche. Ci sono molti percorsi che la collegano alla vicina Sottomarina per chi ama andare in bicicletta.

Dimenticavo… tra una pedalata e l’altra ho scoperto i bossolà, una tipicità della tradizione chioggiotta dolce o salata, che vi consiglio di assaggiare durante la visita a questa cittadina della nostra bella Italia.

www.chioggiavenezia.it   Fonte: “Chioggia e dintorni” di Sergio Ravagnan




73° Open d’Italia. Il fascino del Golf unito alla semplicità dello Street Food.

Open d’Italia – Golf Club Milano, Parco di Monza

Il golf, uno sport per tutti? Sono certa che molti risponderanno con un ‘NO’. Per certo, da ciò che mi è stato raccontato da chi Golf Club Milano lo pratica abitualmente, un’attività sportiva meno elitaria che in passato (non è più necessaria l’iscrizione ad un circolo). Una disciplina che richiede silenzio, concentrazione e allenamento.

Uno sport da vivere all’aria aperta, in ambienti particolarmente curati, che da sempre mi incantano per la bellezza e per la pace che trasmettono. Atmosfere che ho vissuto al Golf Club Milano nel Parco di Monza, nell’ultima giornata dedicata a questa disciplina sportiva che annovera tra le sue fila sempre più appassionati.

Quattro giornate, 47.000 spettatori, primo premio 500.000 euro, un vincitore italiano: il Golf Club Milano torinese Francesco Molinari. Numeri da capogiro, che non devono però confonderci. Chi pratica il golf, spesso racconta che si è avvicinato per il bisogno di evadere stando soli con se stessi in mezzo alla natura. A tal proposito, su La Gazzetta dello sport, ho letto alcune testimonianze molto interessanti.

Alessandro Del Piero, ex calciatore, la definisce come “una terapia, un momento per se stessi, una solitudine necessaria.” Per Nigel Mansell, campione di Formula 1, “l’unica disciplina dove vige una sorta di codice d’onore. Chi viola le regole, si autodenuncia chiamando un giudice e chiedendo che cosa dovrebbe fare.”  Mi ha fatto molto piacere leggere anche un’idea di Beppe Fiorello: “Ho un progetto importante che riguarda la Terra dei Fuochi: li ci sono terreni enormi non più coltivabili. Perché non trasformarli in campi da golf? Io mi farei portavoce e testimonial.” Chissà…Fratelli Cerea - Ritorante Da Vittorio Brusaporto

Cosa resta da dire… forse che, come nella vita, ognuno deve trovare il suo swing, il giusto movimento. Io l’ho cercato – anche – passeggiando e assaggiando alcune delle specialità regionali dei vari stand degustativi dedicati allo street food. La qualità dei prodotti e il coordinamento nell’organizzazione dei Fratelli Cerea del Ristorante “Da Vittorio”,  ne hanno determinato il successo.

In particolarePizza fritta Masardona mi sono appagata gli occhi e le papille gustative seguendo la preparazione di una pizza, o meglio, della pizza fritta Masardona. Una prelibatezza dell’antica friggitoria “La Masardona” di Napoli, avviata nel 1945 dalla nonna di Vincenzo Piccirillo, titolare del locale.

Concludo ricordando un appuntamento importante. Nel 2022 a Roma, presso il Marco Simone Golf & Country Club di Guidonia, si svolgerà la Ryder Cup. Un evento golfistico internazionale seguito da ben 120 paesi a cui parteciperanno giocatori europei e americani di alto livello. Un’occasione di grande attrattiva da non trascurare, per la visibilità che darà al nostro paese e a questo sport sempre più amato.

www.openditaliagolf.eu

73° Open d’Italia  




“Se lo fai fallo bene”, il Mantra di Ayrton Senna, un mito che non morirà mai.

“L’ultima notte”, la mostra dedicata ad Ayrton Senna fino al 25 Settembre all’Arengario di Monza.

Ayrton Senna Da Silva, nato a San Paolo il 21 Marzo 1960. La sua vita in corsa si è interrotta a Bologna il 1’ Maggio 1994. Un uomo sensibile, ma in pista deciso e determinato. La mente unita al fisico. FermeL'ultima notte.zza e impegno costante. Respirazione, meditazione e alimentazione, le tecniche dell’allenamento che il suo preparatore brasiliano, Nuno Cobra, stabilì per lui. Un atteggiamento che portò importanti risultati negli anni avvenire. “Se lo fai fallo bene”, un insegnamento di suo padre Milton,  diventato il motto della sua vita. Una carriera iniziata correndo sui kart, poi su una monoposto, e infine dal 1984, in Formula 1.

  • 3 Titoli mondiali : 1988 – 1990 – 1991
  • 65 Pole Positions
  • 41 Vittorie
  • 161 Gran Premi disputati
  • 80 Podi
  • 87 Partenze in prima fila

Un uomo che stimo da sempre, che rese partecipe dei suoi risultati  il suo popolo, in particolare i bambini. Nel Novembre del 1994 la sorella Viviane diede vita ad un’organizzazione no-profit , l’Istituto Ayrton Senna, per aiutare le popolazioni disagiate del Brasile attraverso l’utilizzo dei marchi legati al suo nome.FullSizeRender

Qualcuno leggendo penserà sicuramente che sto uscendo dal mio abituale seminato. In realtà la passione per i motori e per le auto storiche mi accompagna da sempre. Seguire questo mondo fatto di emozioni e di adrenalina, mi porta spesso a vivere questi ambienti. Qualche giorno fa, presso l’Arengario di Monza, ho visitato “L’ultima notte insieme”, una mostra dedicata ad Ayrton Senna allestita fino al 25 Settembre.

Cento fotografie di Ercole Colombo, fotografo tra i più conosciuti della Formula 1, ed alcuni oggetti del grande campione. Grazie ai testi di Giorgio Terruzzi, ho ripercorso così le tappe fondamentali della sua intensa carriera. In particolare mi sono soffermata nella lettura di un suo pensiero, che comprendo e condivido.

Io di base faccio questa professione come passione, perché mi piace. Dal momento in cui ho cominciato, da giovane, da piccolo, ho avuto l’opportunità di svilupparmi, anche nella mia personalità, attraverso una macchina. Ci tengo molto a mantenere sempre la mia linea, la mia idea, la mia maniera di guidare, dentro la pista e fuori dalla pista. E’ molto difficile, in tanti momenti, perché le pressioni sono tante e tanta gente vuole anche che tu sia diverso, che cambi, e invece per me è molto importante rimanere sempre la stessa persona e mantenere lo stesso modo di fare, e questo tante volte porta dei problemi, difficoltà nei rapporti con la gente.

E alla fine siamo li, come piloti, per correre per la passione, per la sfida, la passione per vincere e ottenere vittorie. Siano quel che siano le altre cose, la motivazione giusta è la vittoria. E per questo io voglio sempre mantenere la mia linea. Sia giusta o sbagliata, d’accordo con gente diversa, però è la mia linea, la mia maniera di essere, e ci tengo molto a continuare così per tutta la mia carriera.

Il sentimento, nella gente, è il combustibile della vita. L’amore per un amico, per una donna, per una persona di famiglia è la benzina che tutti cerchiamo d’avere come motivazione di vita. Perciò le lacrime sono un privilegio oggi, per tanta gente, perché sono tanti quelli che, nelle condizioni del nostro mondo oggi, molto cattivo, non sono mica capaci di piangere. E io mi sento molto tranquillo su questo, perché sono abbastanza sensibile, e il sentimento è parte costante del mio giorno, della mia vita.” Ayrton Senna

Un uomo che, nonostante i successi e i traguardi raggiunti, non ha mai perso di vista l’essenza vera della vita. Uno dei miei miti.

www.institutoayrtonsenna.org.br    www.ultimanotte.com

“L’ultima notte” – Arengario Piazza Roma, Monza

Orari mostra:
– Da martedi al venerdì ore 15-19
– Sabato e domenica ore 10-20
– Lunedì chiuso

Fonte foto testata: http://jalopnik.com/tag/ayrton-senna




Colazione in Villa Flori a Cernobbio. Come se fossi ospite in hotel, ma in realtà senza esserlo.

Siamo quasi a fine estate. In questo periodo dell’anno, dopo che le vacanze estive si sono conclLago di Comouse, la voglia di prolungare i ritmi lenti a cui piacevolmente mi sono abituata, mi porta ad evadere dalla  routine quotidiana,  e a ritagliarmi momenti di relax sul lago di Como, ma non solo. A dire la verità tendo a vivere sempre più lentamente, ma soprattutto, a non perdere queste belle abitudini in nessun periodo dell’anno. In particolare nelle giornate di sole, quando, passeggiando in riva al lago e godendo della quiete e dei panorami riflessi nell’acqua, la sensazione di benessere aumenta, allontanando le tensioni.

Pochi giorni fa, ho goduto di queste atmosfere immersa tra gli alberi secolari dell’Hotel Villa Flori di Cernobbio. Una dimora storica trasformata in un albergo nel 1958, successivamente ristrutturata e riaperta nel 2012. Una tra le tante bellissime ville ottocentesche sul lago di Como, ricche di fascino, d’arte e di storia. Si narra che nelle sue sale nacque l’amore tra Giuseppe Garibaldi e la Marchesina Giuseppina Raimondi. I due innamorati si unirono in matrimonio il 24 Gennaio 1860. Un’unione tra le più brevi della storia. Durò infatti solo un’ora, a causa di alcune rivelazioni inoppugnabili sull’infedeltà di lei, rivelate da un amante subito dopo la cerimonia. A tutt’oggi, la stanza che ospitò il generale è ancora intatta.

Ristorante RaimondiDalla terrazza dell’annesso Ristorante Raimondi, chiacchierando con Dusan Pejakovic, gentilissimo Restaurant Manager, ho scoperto tra l’altro un posticino delizioso per fare una ‘Colazione sul lago’ come se fossi ospite in hotel, ma in realtà senza esserlo. Chi come me ama questo importante primo pasto della giornata, sa bene quanto sia difficile trovare la stessa proposta variegata e di qualità, senza soggiornare in albergo.

Fortunatamente, per le persone con i miei stessi gusti, non è sempre così. L’Hotel  Villa Flori infatti, dalle 7.30 alle 10.30, apre le porte anche a chi non è ospite dell’albergo. In questo modo si avrà la possibilità di fare una ricca prima colazione in una prestigiosa location con vista lago, sentendosi ancora un po’ in vacanza. Se ne avrete l’occasione, vi consiglio anche di assaggiare i deliziosi infusi di erbe, di bacche e di frutta, ben descritte nella carta dedicata.

Durante la mia giornata ho avuto il piacere di assaggiare alcune preparazioni dello chef del Ristorante Raimondi: Paolo Arnaboldi. Un giovane talento che, dopo aver frequentato la scuola alberghiera di Chiavenna e di Domodossola e aver fatto alcune esperienze professionali all’estero, è ritornato ai sapori del suo Lario. Purtroppo non ho avuto il piacere di conoscerlo. Quando ho chiesto di lui era già andato via. Un consiglio ai cuochi: appena potete, uscite dalle cucine e chiacchierate con i vostri ospiti. Così facendo, la nostra esperienza sensoriale sarà molto più intensa.

Hotel Villa Flori – Ristorante Raimondi www.hotelvillaflori.it

Via Cernobbio, 12 – Como  Tel. +39 031-33 820

Zuppa di Lattuga, finferli, patata affumicata, zenzero.

Zuppa di lattuga, finferli, patata affumicata, zenzero.

Triglia, mozzarella, limone, barbabietola, sedano rapa, estratto acciuga.

Triglia, mozzarella, limone, barbabietola, sedano rapa, estratto acciuga.

Meringata con gelato al Braulio e granita al Rabarbaro.

Meringata con gelato al Braulio e granita al Rabarbaro.




Letture estive che lasciano il segno: “La profezia di Celestino” di James Redfield

“Il cibo è il primo mezzo per acquisire energia, ma per assorbirla completamente occorre saper assaporare. Il sapore è la via d’accesso. Tu devi apprezzare il sapore, è per questo che si prega prima di mangiare. Non solo per ringraziare, ma anche per fare del pasto un’esperienza sacra, in modo che l’energia del cibo possa entrare nel nostro corpo.”

Quando ci viene regalato un libro, soprattutto se negli anni ci è stato consigliato più volte, la lettura si fa più intensa e ricca di aspettative. La verità è che ne ho sempre rimandato l’acquisto. Riflettendoci, forse aspettavo solo il momento giusto, per il timore che la sua lettura mi svelasse qualcosa che volevo scoprire da sola. Un romanzo pieno di verità raccontato come un’avventura, ricca di suspance, che conduce il lettore lungo un viaggio in Perù, alla ricerca di un antico manoscritto la cui rivelazione è ostacolata dalla chiesa, timorosa di perdere il potere sulle menti delle persone.

Un libro scritto da James Redfield nel 1993, che all’epoca fu pubblicato a sue spese. La divulgazione avvenne rapidamente attraverso il passaparola di chi, leggendolo, fu colpito dai messaggi rivelatori dal profondo significato. Illuminazioni che permettono al lettore di comprendere la dinamica di alcuni accadimenti della vita quotidiana, che ahimè, spesso ci disorientano. Un libro scritto oltre vent’anni fa, che descrive in modo molto attuale il comportamento delle persone nella nostra società.

In effetti, questo era il momento giusto per leggerlo. Una volta concluso, ho realizzato che parte di ciò che raccontava l’avevo già vissuto. La sua lettura però mi è servita. Ho finalmente dato una spiegazione ad alcuni comportamenti che le persone, non sempre volontariamente, adottano per recuperare forza e sicurezza a discapito degli altri.

“Noi esseri umani abbiamo sempre cercato di aumentare la nostra energia personale nell’unica maniera che conosciamo. Cercando di rubarla psicologicamente agli altri – una forma inconscia di competizione che è alla base di tutti i conflitti umani nel mondo. (…) Quando riusciamo a fare in modo che gli altri accettino la nostra opinione, essi si identificano con noi. Questo attrae verso di noi la loro energia, facendoci sentire più forti. Il problema che tutti cercano di controllarsi e manipolarsi a vicenda.”

James Redfield

James Redfield

Durante la sua lettura mi sono ritrovata più volte. Come ad esempio nei momenti in cui per recuperare energia ho l’assoluta necessità di stare a contatto con la natura, in particolar modo camminando in silenzio tra gli alberi. Ma non solo…

“Tutte le cose che ci circondano possiedono energia, ma ognuna di esse ne possiede un tipo diverso. Certi luoghi irradiano più energia di altri, soprattutto ambienti antichi come le foreste. (…) Se lasci che la tua energia si abbassi troppo, il corpo ne soffre. Questo è il legame che c’è tra tensione e malattia. L’amore è importantissimo, tiene alta la nostra vibrazione e ci mantiene in buona salute.”

Mi sono ritrovata anche quando, a proposito di crescita ed evoluzione personale, una forma di dipendenza, sia pur inconsapevole, ha rallentato il mio percorso. Da allora sono passati molti anni. Forse, ora, ho saputo dare un senso a ciò che è stato.

La tua crescita può interrompersi se diventi dipendente da un’altra persona. (…) Noi ci muoviamo come se seguissimo il percorso di un cerchio incompleto, come la lettera C. Siamo molto sensibili nei confronti di una persona dell’altro sesso, un altro semicerchio, che arriva e si unisce a noi – completando così il cerchio – e ci dà un’esplosione di ottimismo ed energia che ci fa sentire interi come se fossimo in connessione con tutto l’universo. In realtà ci siamo semplicemente uniti a un altro essere che come noi è alla ricerca della sua metà. (…) Il problema con questo nuovo essere più completo, questa O che entrambi credono di essere diventati, è che ci sono volute due persone per farne una intera: una fornisce energia femminile e l’altra quella maschile. E di conseguenza ci sono due teste, due personalità. Entrambe le persone coinvolte vogliono avere il controllo su questa nuova entità che hanno creato. (…) Dobbiamo completare da soli il nostro cerchio. Ci vuole tempo, ma in questo modo il problema non si ripresenterà mai più e noi saremo in grado di avere quella che il Manoscritto definisce una relazione di livello superiore. Quando ci leghiamo sentimentalmente a un’altra persona dopo questa esperienza creiamo una persona speciale, senza allontanarci mai dal sentiero della nostra evoluzione personale.

Un libro senza dedica che mi è stato regalato da una persona speciale. Che sia stato un caso?

“Stavo per dire ‘una coincidenza’, ma risposi: Non saprei. Tu cosa pensi? Io credo che nulla accada per caso. Dobbiamo partire dal presupposto che ogni avvenimento abbia un significato e contenga un messaggio che si riferisce in qualche modo alle nostre questioni, soprattutto a quelli che definiamo i fatti negativi.”

Immagine di James Redfiel tratta da www.celestinevision.com




Lussino, l’isola verde da vivere in cammino. The island of vitality.

Come scegliere una vacanza?

Sembra facile a dirsi… Dipende dal budget, dalla stagione, e da ciò che vogliamo veramente per il tempo di cui disponiamo. C’è chi ama stare a lungo in relax, e chi come me, spinta dalla voglia di scoperta e di conoscenza, non riesce a star ferma. Per chi ama viaggiare nulla di nuovo, solo elementi essenziali  per la scelta delle proprie vacanze. Ebbene, è esattamente questa necessità di impiegare al meglio il mio tempo, che mi induce ogni volta a ricercare con molta attenzione la meta dei miei viaggi.

Vivere bene una vacanza, per me. Che cosa serve?

Serve emozione, conoscenza, natura, cammino, arte e storia. Il tempo è prezioso. Premesso questo, qualche settimana fa ho iniziato la mia ricerca con letture e navigazioni sul web, fino a trovare la giusta destinazione del momento. Un’isola con una superficie complessiva di 513 km² all’interno del golfo del Quarnero, in Croazia, l’undicesima per grandezza nell’Adriatico: la boscosa Lussino (Lošinj), in antichità unita all’isola di Cherso.

Lussino (Lošinj)

Una terra in cui la qualità dell’aria è costantemente controllata, e che per questo si distingue come stazione di cura climatica per il trattamento delle malattie delle vie respiratorie. La tutela dell’ambiente e l’offerta per un turismo accessibile ha conferito a Lussinpiccolo (Mali Lošinj), principale località dell’isola,  il riconoscimento ETIS: Sistema europeo di indicatori per il turismo. Un progetto della Commissione Europea nato nel 2013 per la valutazione della sostenibilità delle destinazioni turistiche.

Flora & Aromaterapia

Per raggiungere tale traguardo è stato determinante l’intervento di rimboschimento del Prof. Ambroz Haračić, avvenuto alla fine del XIX secolo, e ai molti personaggi dell’isola che nei loro viaggi hanno portato piante esotiche contribuendo così a creare rigogliose pinete. A Lussino sono presenti 1.100 specie di piante: 939 autoctone e 230 varietà di erbe medicinali. E’ cosi che camminando lungo i sentieri a ridosso del mare, ma soprattutto respirando a pieni polmoni i profumi benefici delle piante aromatiche, si può fare naturalmente aromaterapia.  Un’esperienza di grande benessere in ogni mese dell’anno.

Gennaio e Febbraio sono i mesi dei limoni, delle arance e dei mandarini. Marzo il mese del rosmarino, dell’eucalipto e dell’alloro. Aprile il mese degli asparagi, della cipollina e della borragine. Maggio il mese della salvia, del finocchio e dell’ortica. Giugno il mese della ginestra, della lavanda, della piantaggine e del perpetuino. Luglio il mese della bougainvillea, della menta e dei bubbolini. Agosto il mese dell’oleandro, della nespola e dei fichi. Settembre il mese dell’uva, dei fichi d’india e del finocchio marino. Ottobre il mese del mirto, del corbezzolo e del tarassaco. Novembre il mese delle olive, della rosa canina e del melograno. Dicembre il mese dell’agave americana, del pino e del ginepro.

Fauna

Quando, procedendo nelle mie ricerche, ho letto che un gruppo di 180 delfini identificati attraverso segni sulle spine dorsali da tempo si è ambientato in queste acque, la scelta della destinazione si è fatta più certa. Un mammifero dell’ordine dei cetacei che suscita il mio interesse da sempre. Forse per la sua indole dolce e socievole, o forse perché simbolo di fedeltà. Di fatto, parlo di un animale che vive in branchi numerosi, intelligente e allegro, che, a detta dei marinai è amante della musica, e che per questo è solito seguire le imbarcazioni che emettono melodie. Dal 1995 i mammiferi marini in Croazia sono protetti per legge.

Museo di Apoxyòmenos

Dal 1999 con la scoperta del bronzo antico di Apoxyòmenos (II.-I. sec. a.C.), una scultura tra le meglio conservate di quel periodo, Lussino è diventata anche un’importante sede archeologica. Nel 2016 è stato inaugurato il Museo che ospita la statua ellenistica dell’atleta nudo, rivenuta nei fondali dell’isola grazie ad un turista belga.

Alla fine ho deciso e sono partita…

Ho preso un traghetto da Trieste e con un gruppo di persone che amano fare trekking nella natura, guardando il mare dopo qualche ora sono arrivata. Insieme abbiamo camminato a lungo seguendo i tantissimi sentieri presenti sull’isola. Si, perché Lussino è un luogo da vivere in cammino. Un’oasi verde per chi ama la natura e la vacanza attiva. Un posto per pensare, dove il respiro si fa lento e riprende il ritmo giusto.  Dove i passanti si fermano per fare degli “ometti”, piccoli cumuli di pietra che indicano la giusta direzione. Ne ho fatto uno anch’io, dedicato ad una persona che andata tra le stelle. Qui, nelle sere limpide, con lo sguardo rivolto al cielo, ne ho viste tante…

Si ringrazia l’Ente Turistico di Lussino per la gentile concessione delle foto dei delfini e di Apoxyòmeno.

Ente per il Turismo della città di Mali Lošinjj
Priko 42, HR – 51550 MALI LOŠINJ, Hrvatska
Tel: +385 51 231 884 – Tel: +385 51 231 547
E-mail: losinj@visitlosinj.hr




Basta poco per sentirsi in vacanza… San Pellegrino Terme

San Pellegrino Terme, nota località turistica situata in Val Brembana, la più estesa tra le valli bergamasche. Una cittadina conosciuta per le sue acque terapeutiche, e per le eleganti costruzioni in stile Liberty risalCasinò di San Pellegrino Termeenti all’inizio del Novecento. Attraversata dal fiume Brembo, è circondata da montagne verdeggianti mete ideale per facili escursioni. Un luogo per chi è in cerca di fresco alle porte di Milano. Qualche sera fa, in men che non si dica, sono giunta li per una passeggiata lungo il fiume, e per godere di qualche ora di evasione lontana dallo stress della città.

Chiacchierando, come mi è consueto fare per soddisfare la mia curiosità sui luoghi che visito, ho scoperto che questa località è anche nota per un frollino che porta il suo nome: “Il Biscotto di San Pellegrino”. Nato nel 1934 nella Pasticceria di Luigi Milesi, detto Bigio, è conosciuto in tutto il territorio circostante. Mi è stato raccontato che un tempo veniva offerto durante la messa in scena di commedie che vedevano come protagonisti dei burattini, altra  grande passione di Luigi.

Nell’attuale pasticceria, locale storico e punto d’incontro della città, si possono ammirare i “gioppini”, bellissime marionette intagliate nel legno che nel 1965 hanno fatto vincere a Luigi Milesi la “Maschera d’Oro” a Treviso. Bigio, un uomo che ha saputIl Biscotto di San Pellegrinoo valorizzare questa terra bergamasca, e che nel 1971 si è visto riconoscere dal Presidente della Repubblica il titolo di “Cavaliere per Ordine e Merito”.

Dal 1970 l’attività si è estesa con l’acquisizione di un hotel e di un annessoChef Pier Milesi, Ristorante Bigio luogo di ristoro, entrambi immersi in uno splendido giardino. Ciò premesso, vi pongo una domanda: – Secondo voi potevo esimermi dall’assaggiare le preparazioni di Pier Milesi, chef dell’attuale Ristorante “Ca’ Bigio”? – Risposta scontata. 😉

Durante la serata, insieme ad alcuni amici, si è parlato della San Pellegrino di un tempo, quella illuminata dalle luci del Grand Hotel, ormai chiuso da anni. Un luogo che, insieme al Casinò, era di grande attrattiva per i turisti. Parlo al passato, perché in parte quei richiami si sono fatti più deboli. In un’epoca in cui l’eleganza e lo stile di un tempo sono sempre più rari, sono ben altre le attrattive che richiamano per lo più le persone. In parte, per chi come me ama vivere queste cittadine nelle quiete, una fortuna. Certamente meno per chi, grazie alle attività locali, trova sostentamento e continuità del suo lavoro.

Di fatto, se volete passare una serata tranquilla passeggiando lungo il fiume e godendo del fresco delle montagne, vi consiglio una tappa a San Pellegrino Terme e un assaggio di Casoncelli con tartufo di Bracca, preparazione tipica della bergamasca.

Basta poco per sentirsi in vacanza… Buona estate!

I piatti dello chef Pier Milesi

Casoncelli con tartufo di Bracca, Risottino al verde d’asparago con scampetti e rampinelli, Rombo arrosto con le spugnole, Biscotto di San Pellegrino con gelato al biscotto e lamponi. Chef Pier Milesi

Hotel Ristorante Pasticceria Bigio
Via G. Matteotti, 2 – San Pellegrino Terme (BG)
Telefono +39 0345 21058   www.bigio.info

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