Vinissage 2014, il salone dei vini Biologici, Biodinamici e Naturali. Una terminologia ai più non ancora chiara.
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Dal 24 al 26 Maggio, al Palazzo Enofila di Asti, si è svolta Vinissage, tre giorni di degustazioni e conoscenza per la promozione del vino come espressione dell’uomo che lo produce e del territorio in cui nasce.
Una manifestazione organizzata dall’Assessorato al Turismo e Promozione del Territorio del comune di Asti, in collaborazione con Officina Enoica, un’associazione no-profit con sede a Milano che sostiene i vignaioli rispettosi dell’ambiente e della biodiversità.
Ben trecento vini in assaggio raccontati dai vignaioli per far conoscere il vino, il territorio e le sue problematiche. Un’anteprima degli eventi che ci condurranno alla fatidica data del 1’ Maggio 2015, inizio dell’Esposizione Universale ospitata da Milano.
Venti milioni i turisti stimati che visiteranno il nostro paese e che avranno occasione di conoscere il nostro territorio e le nostre produzioni. Un’occasione imperdibile per instaurare rapporti di scambio utili per risollevarci dalla crisi che ci attanaglia, e che blocca la nostra economia.
Chiacchierando tra gli stand, oltre a salutare amici ritrovati, ascoltando le persone intervenute alla manifestazione mi sono resa conto di quanta poca chiarezza ci sia ancora con la terminologia legata al vino (e non solo). Mi riferisco alle definizioni di Biologico, Biodinamico e Naturale da alcuni considerati una moda, mentre da altri reputati un vero e proprio stile di vita.
Forse troppe suddivisioni creano solo confusione al consumatore che, non essendo educato alle terminologie, è confuso nella scelta finale. Chi ama il vino vorrebbe solo che fosse prodotto da persone legate al territorio e per questo rispettose dell’ambiente e dei cicli della natura. Un vino schietto e pulito.
Detto questo, qui di seguito faccio un breve ripasso.
Con il termine di vino biologico si intende un prodotto senza sostanze chimiche e con solfiti ridotti al minimo. La certificazione a livello comunitario del Regolamento Europeo 203 entrato in vigore il 1’ Agosto del 2012, permette di venderlo come biologico e non solo di definirlo ‘prodotto da uve biologiche’.
Quando invece si parla di vino biodinamico ci si rifà agli insegnamenti dell’austriaco Rudolph Steiner. I suoi rudimenti si basano su un’agricoltura che punta a mantenere la fertilità della terra, che non prevede l’uso della chimica, che segue l’influenza delle fasi lunari, e che riferita ai vini, limita l’uso di anidride solforosa e prevede l’utilizzo di lieviti indigeni presenti sulle uve. Un’agricoltura severa e attenta all’ambiente e alla biodiversità.
Infine, parlando di vini naturali, ci si riferisce ad una filosofia di vita sostenibile ma non regolamentata da disciplinari e normative come le due categorie precedenti. Sicuramente meno estrema di quella biodinamica, ma parallela nei pilastri da seguire per una viticoltura attenta alla natura e al territorio.
Alcuni momenti di Vinissage.
Vigneti Vallorani – Colli del Tronto (AP)
Cantine Valpane – Ozzano Monf.to (AL)
Fonte: Elisabetta Rossi – Tesi di Laurea magistrale in Economia e Direzione delle Imprese
Serata Nebbiolo. Ecosostenibilità, vino e buona cucina.
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Nella foto in testata uno scatto degli interni del MO.OM Hotel.
Ecosostenibilità, vino e buona cucina. Sono queste le parole che mi hanno convinta ad accettare l’invito alla serata dedicata al Nebbiolo delle colline Novaresi che si è svolta il 15 Maggio al ‘MO.OM Hotel’ di Olgiate Olona, in provincia di Varese.
Protagonisti il Nebbiolo dell’Azienda Vinicola Lorenzo Zanetta e la buona cucina dello Chef Giorgio Perin. Il tutto in un eco-hotel, una struttura che si ispira al green travelling e al vivere ecosostenibile.
Siamo prossimi a Expo 2015, un evento di importanza strategica che porterà il nostro paese al centro del mondo. Il rispetto dell’ambiente per uno sviluppo sostenibile è uno degli argomenti cardine dell’Esposizione Universale che si svolgerà a Milano dal 1’ Maggio al 31 Ottobre 2015.
Il MO.OM è stato concepito seguendo questa linea di pensiero. Grazie ai materiale di cui è costituito e all’impianto di tri-generazione (caldo, freddo ed elettricità), l’impatto sull’ambiente è stato ridotto al minimo. Non solo hotel, ma anche galleria d’arte grazie alle duecentocinquanta opere realizzate dagli studenti del Liceo Artistico “Candiani” di Busto Arsizio.
Il Vino protagonista della serata è stato il Nebbiolo delle Colline Novaresi dell’Azienda Vinicola Lorenzo Zanetta. Un vitigno autoctono da cui si produce il Barolo e il Barbaresco, grandi vini che richiamano due cittadine delle Langhe in provincia di Cuneo. Il suo nome sembra avere origine dalle vendemmie tardive in cui le nebbie autunnali fanno da cornice. Un grappolo dalla forma piramidale composto da acini tondi con una buccia molto pruinosa (pruina, sostanza cerosa che protegge l’acino dagli agenti esterni).
Un’azienda vinicola, fondata dal capostipite Lorenzo Zanetta, che vanta settant’anni di storia e di esperienza nella grande tradizione piemontese. Durante la serata ho avuto il piacere di chiacchierare con Sergio Zanetta, un produttore che, citando le sue stesse parole, crede ancora nel vino. Ascoltandolo non ho potuto fare a meno di leggergli un passaggio di Luigi Pulci, un poeta del 1400 : “Ma sopra tutto nel buon vino ho fede, e credo che sia salvo chi lo crede.”
dell’Azienda Vinicola Lorenzo Zanetta
Sergio Zanetta
Giorgio Perin, Executive Chef dell’Hotel MO.OM conosce bene il territorio in cui lavora essendo nato a Verbania. Un cuoco, dalla lunga e provata esperienza, che si esprime nelle sue preparazioni.
Se mi chiedete cosa mi è piaciuto di più della cucina di quella sera, senza esitare vi dico il risotto mantecato al Nebbiolo Rosé con dadi di Taleggio. Provare per credere! 😉
Ma ora basta, parlano i piatti…
Sfogliatine calde alle verdure e crema. Timballo di riso nero con trancetto di salmone marinato. Gelatina di Nebbiolo con melograno
Fagottino di verza con fonduta alle noci e crema di zucca
Risotto mantecato al Nebbiolo Rosé con dadi di Taleggio
Timballo di controfiletto tiepido aromatizzato si crostone di patata alla pancetta croccante
Mousse di cioccolato fondente con cristalli di zucchero integrali e salsa al mou
L’Italia, paese di terra e di mare… di contadini e di pescatori. In ricordo di Francesco Arrigoni.
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Ci sono giornate così intense su cui, una volta concluse, è necessario riflettere per trarre i giusti insegnamenti. Domenica 4 Maggio è stata una di queste. Nel Monastero San Pietro in Lamosa, a Provaglio D’Iseo in provincia di Brescia, è stato consegnato a Vincenzo Billeci, assessore-pescatore di Lampedusa in rappresentanza dei lavoratori del mare, un premio in memoria di Francesco Arrigoni, giornalista e allievo di Luigi Veronelli.
Non ho conosciuto Francesco, ma in questi giorni ho letto di lui. Un uomo che amava la montagna, che viveva le sue passioni in intimità, poco avvezzo alle mode e alle onde del momento. Un uomo di carattere che non si nascondeva dietro uno status quo di comodo che purtroppo, dopo un mio risveglio dovuto ad un torpore di anni, sto riscontrando in questa società. Sono convinta che saremmo andati molto d’accordo.
La motivazione del premio a lui dedicato è la solidarietà dimostrata dai pescatori di Lampedusa, negli ultimi decenni, verso le migliaia di migranti che la legge del mare con i suoi insegnamenti, impone di portare in salvo. Un soccorso dettato dalle coscienze, che purtroppo è in contrasto con la legge degli uomini che vieta ai pescatori di intervenire in aiuto dei clandestini, in caso di emergenza.
Vincenzo Billeci intervistato dal giornalista Gianni Mura
“La chiamano emergenza. Ma come è possibile che un’emergenza duri da ben venticinque anni? Un’emergenza che tra l’altro ricordiamo ci costa 300.000 euro al giorno.” Vincenzo Billeci denuncia con queste parole una situazione che perdura ormai da anni.
Mi sento molto vicina ai pescatori. La scorsa estate ho parlato con loro a Fiumicino, a Pozzuoli, a Crotone. Volevo capire per quello che è possibile, perché in un paese come l’Italia con 7450 km di coste la pesca sta morendo. Sicuramente il caro gasolio, la burocrazia, l’abusivismo e le istituzioni non facilitano questo settore. Ma non finisce qui… Vincenzo ha raccontato che a Lampedusa pescherecci tunisini pescano a sole tre miglia dall’isola, per quasi centocinquanta giorni l’anno. La Guardia Costiera interviene ma senza grandi risultati. Continuo a non capire, ma forse non c’è nulla da capire, perché è già tutto fin troppo chiaro.
A fine premiazione mi sono soffermata a parlare a lungo con lui. Negli anni 80/90 i pescatori a Lampedusa erano seicento, ora ne sono rimasti poco più di duecento. E’ molto diverso ascoltare i problemi vissuti in prima persona da chi vive il mare e la terra. Sono i nostri politici che dovrebbero farlo, perché è da li, dalla terra e dal mare che dobbiamo ripartire. Mi chiedo spesso se saremo in grado di rimediare ai danni che gli abbiamo arrecato.
Vincenzo Billeci non è solo un pescatore, lui scrive poesie. Ne riporto una che ha scritto nell’Ottobre del 2013. Ieri, quando ci siamo salutati, me ne ha dato una copia autografata. La conserverò con cura tra le cose care.
Si sono spente le luci: sono finiti i giorni di Fiere di Vini e di… #selfie !
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Amo le citazioni e i modi di dire, perle di saggezza che spesso facilitano con poche parole ciò che voglio esprimere. Ad esempio, ora mi sovviene…“parlatene bene o parlatene male, ma basta che ne parlate”. Ebbene, visti gli ultimi eventi oggi parliamo di fiere di vino.
Partiamo dal presupposto che dei vini italiani non si può che parlare bene (eccezioni a parte che non fanno la regola). Quindi, di cosa dovremmo parlar male? Ovviamente si fa pour parler. Diciamo solo che negli ultimi giorni più che un’invasione di foto di vini e di vignaioli, sui social, c’è stata una vera e propria invasione di #selfie (foto fatte a se stessi). Il senso, mah, personalmente non mi piacciono, diciamo solo che sono mode e come tali vanno considerate. Comunque sia, se parlandone ci si ricollega ad eventi di vino, ben vengano anche quelle! – Cinzia, ma che dici?! Rinneghi e ti contraddici? – (Ormai parlo da sola, mi faccio le domando e mi rispondo pure). Ma noo! Ve lo ridico – non sopporto ‘sti #selfie – ben consapevole però, che la gente ama lo spettacolo, e questi eventi, spettacolari lo sono sul serio!
Il mondo del vino, quello vero, è fatto di contadini, di sudore, di sacrifici, di delusioni, di burocrazia. Ma non solo, è fatto anche di soddisfazioni, di sorrisi, di amicizia e di solidarietà. Il successo che sta vivendo il settore vitivinicolo in questo momento è sotto gli occhi di tutti. Il Made in Italy è di grande attrazione per l’estero, una ricchezza che a volte sottovalutiamo. Quando vedo produzioni estere sulla tavola degli italiani dico tra me e me (per la serie parlo da sola) – ma come, gli Italiani mangiano estero e l’estero vuole mangiare Italiano?! – Sarà per i costi inferiori, ma non certo per la qualità! Mangiate meno, ma mangiate meglio!
I giovani l’hanno capito. Moltissimi di loro si stanno orientando verso l’enogastronomia. Una forza che mi fa credere che siamo sulla direzione giusta. Sono convinta che saranno le nuove generazioni a trainarci fuori da questa crisi. Sono menti veloci, digitali, pulite che rivolgono sempre più il loro interesse all’agricoltura. A gran voce, come Italiana, chiedo che le amministrazioni facilitino questo percorso!
Fermatemi!!! Quando attacco con questo tasto non mi fermo più! Forza Cinzia, ritorna a parlare di fiere. Personalmente non ne vado pazza, preferisco di gran lunga vivere le realtà ‘sul campo’. E’ ben risaputo da chi mi conosce, e che spesso è costretto a recuperarmi in qualche angolo in cui mi rifugio per allontanarmi dal caos (sempre che lo trovo). Ammetto però mio malgrado, che queste occasioni sono sempre propizie per saluti, incontri e nuovi contatti.
E’ questo il motivo per cui ero incerta se partecipare o meno a Vinitaly. Avevo a disposizione un solo giorno, e con un giorno a Vinitaly, non si fa quasi niente. Questa annuale cittadella del vino richiede l’attenzione che merita. Ebbene, nonostante questo, sentendomi tirare le orecchie da tanti, mi sono decisa all’ultimo nel procedere alla richiesta di accredito, in seguito non convalidata (forse era veramente troppo tardi). Venuti a conoscenza, gli amici produttori e non solo, in privato mi hanno invitato comunque a partecipare con i loro pass (tra l’altro il sistema più adottato da blogger e giornalisti ).
Seppure ringraziando ho deciso di non accettare orientandomi verso una fiera di vini e di numeri più vicini a me: ViniVeri, Vini secondo Natura. Questa undicesima edizione è stata dedicata a Emmanuel Giboulot, un produttore della Borgogna presente alla manifestazione, che si è rifiutato di usare pesticidi in vigna e che per questo rischia il carcere. Protagonisti 140 vignaioli artigiani del vino provenienti dall’Italia e non solo, con un credo comune: produrre un vino pulito estraneo ad agenti chimici. Vino ma non solo, grazie ai 14 artigiani di produzioni agroalimentari.
Qui di seguito alcuni momenti della manifestazione che ho vissuto.
ViniVeri 2014
Incomincerò da ‘un caffè promesso e consegnato’ all’amico Daniele Marziali (una nostra scommessa). Una resistenza enogastronomica di Romagna con un uomo che ha imparato a fare il pane dal padre, e ad amare la terra dal nonno. Un vero poeta delle cose semplici, che crede nella qualità dei prodotti e dei rapporti.
Daniele Marziali – Il Piccolo Forno Marziali a Saludecio (Rimini)
Finalmente ho conosciuto Michele Loda dell’Azienda Agricola Il Pendio, certo avrei preferito (e lo farò appena possibile) conoscerlo sul campo. Lui ha sempre da fare, così almeno dice. Non vi dico come l’ho preso in giro per questa frase. 😉 A parte gli scherzi, prima o poi vedremo di conciliare gli impegni comuni per incontrarci come piace a me in vigna e in cantina, dove nasce l’uva e il vino. Durante l’assaggio dei suoi vini ho apprezzato molto ‘La Beccaccia’ 2008, Cabernet Franc in purezza.
Sempre un piacere incontrare Valter e Paolo Vodovipec dell’Azienda Vitivinicola Vodopivec Paolo. Il loro vino la Vitovska, un vino tipico del Carso sempre più apprezzato. La loro, una terra friulana “della pietra e del vento… della natura forte e vigorosa”.
Valter Vodopivec, vignaiolo di Sgonico (TS)
Le etichette dei vini mi intrigano sempre. Questa in particolare, dell’Azienda Agricola I Mandorli, mi è piaciuta molto. Sa di natura e di terra. Una giovane realtà situata a Belvedere di Suvereto a Livorno, le cui vigne confinano solo con la macchia di leccio, mirto, sughero e ginestre. Il vino prodotto un buon Sangiovese in purezza.
Azienda Agricola I MANDORLI – Suvereto (LI)
Le origini chiamano sempre. Bevo anche Prosecco DOCG Valdobbiadene. A Viniveri ho assaggiato quello dell’Azienda Agricola Casa Coste Piane di Follador Loris. Il Prosecco è un vino di origini antiche che negli ultimi anni gode di un particolare successo tra i consumatori. Ma attenzione, c’è prosecco e… Prosecco DOCG!
Azienda Agricola Casa Coste Piane – Santo Stefano di Valdobbiadene (TV)
Profumi d’olio extra vergine di Oliva… semplicemente meravigliosi! Profumi di olive cultivar Leccino con tracce di Coratina e Oliarola Garganica coltivate dall’Azienda Agricola familiare Pizzarelli Rocco. Una realtà agricola in un territorio che oggi fa parte del Parco Nazionale del Gargano.
Azienda Agricola Pizzarelli Rocco – Ischitella del Gargano (FG)
Non poteva mancare l’aceto balsamico tradizionale di Modena. Per produrre quello VERO servono almeno dodici anni. L’aggettivo ‘TRADIZIONALE’ lo distingue dall’aceto industriale che possiamo acquistare a pochi euro. Questo è quello prodotto dal Centro di Terapia La Lucciola, un’Associazione O.N.L.U.S. per l’aiuto dell’infanzia in difficoltà a Stuffione di Ravarino (MO).
A me piace un sacco sul gelato! 😉
Aceto Balsamico Tradizionale La Lucciola
Alla prossima !
Identità territoriale, rispetto per la terra, agricoltura e sostenibilità: le chiavi di volta per il futuro
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Domenica 30 Marzo, nella splendida cornice di Palazzo Arese Borromeodi Cesano Maderno in provincia di Monza e Brianza, si è svolta la kermesse “Un Mondo di Gusto” la rassegna di cibo e cultura finalizzata ad approfondire le tematiche in vista di Expo 2015, l’Esposizione Universale che si svolgerà il prossimo anno a Milano tra il 1′ maggio e il 31 ottobre.
Un’iniziativa culturale promossa dal Comune di Cesano Maderno coordinata da Ketty Magni, Antonio Zappa, Eva Musci e Simone Toninato, tesa a valorizzare i prodotti del territorio e inserita nel progetto Supermilano. Fino al 16 Aprile sedici i comuni coinvolti in eventi dedicati alla promozione del cibo, dell’agricoltura e dei beni artistici, per la riscoperta dell’identità del proprio territorio e della sua valorizzazione.
Una manifestazione a tutto tondo durante la quale attraverso l’intervento di scrittori, giornalisti, cuochi e produttori, si è voluto dedicare una vetrina al territorio locale e alle sue potenzialità. Identità territoriale, rispetto per la terra, agricoltura e sostenibilità: le chiavi di volta per uscire dalla crisi che stiamo vivendo in questi anni.
L’Expo 2015 sarà un’occasione irrepetibile che vedrà il nostro paese al centro del mondo. Siamo pronti…? Forse non ancora del tutto, comunque sia abbiamo il dovere di prepararci al meglio per valorizzare ognuno come può il proprio territorio, per il futuro delle nuove generazioni.
Gigi Ponti sindaco di Cesano Maderno e Celestino Oltolini Assessore alla Cultura
L’evento si è aperto con la partecipazione di Davide Oldani, cuoco e patron del Ristorante D’O di Cornaredo, che ha presentato insieme a Davide Oltolini, critico enogastronomico, il suo ultimo libro “Chefacile”.
Nonostante io apprezzi la creatività degli chef stellati, amo profondamente la cucina semplice della tradizione basata su buone materie prime del territorio che favoriscano l’agricoltura italiana. Per questo motivo ho felicemente accolto la testimonianza di Davide Oldani, quando, durante il suo intervento, ha citato ‘il rispetto del contadino’ e la sua determinazione nel portare a tavola i prodotti del territorio.
Sfogliando il suo libro ho apprezzato la semplicità di alcuni piatti che mi hanno accompagnato durante la mia infanzia, come ad esempio la ‘Polenta e latte’ oppure la ‘Frittata e pane’. A proposito, nelle prime pagine c’è anche la ricetta della pasta per pulire le pentole di rame. Ascoltatelo in questo breve video in cui l’ho ripreso.
Tra i tanti espositori presenti il Fornaio di Cesano Maderno di Gianmario Longoni che ha offerto in assaggio il ‘Pane Borromeo’ preparato secondo una ricetta storica. Con l’amico Gianmario condivido la passione per la storia e per le tradizioni. Ve lo faccio conoscere attraverso le sue parole.
“Un sempre più forte discostamento dalle antiche ricette di un tempo in favore di una massificazione industriale dei prodotti ha fortemente corrotto, e continua a corrompere non solo i sapori, ma anche e soprattutto la genuinità degli alimenti in questione. Maneggiare un impasto è un’azione che va al di la della cruda e meccanica realizzazione di un prodotto: dar vita a un alimento significa trasferire a una componente inanimata, ma comunque proveniente dalla Natura, una nuova linfa vitale.”
Il Fornaio di Cesano Maderno
Amo la frutta e verdura. A rappresentarla Il Frutteto del Parco, un’azienda agricola di ben 80 ettari all’interno del Parco delle Groane.
Pochi giorni fa per il mio compleanno ho chiesto a mio figlio di regalarmi un albero, o meglio, ho voluto adottarlo proprio in questo frutteto. Un albero di mele Red Delicios con una mia targhetta identificativa che seguirò durante la stagione della fioritura, e da cui raccoglierò direttamente la frutta.
Il Frutteto del Parco di Ceriano Laghetto (MB)
Lo sapevate che la coltivazione dello zafferano è limitata a circa 25 ettari in Sardegna, a 8 in Abruzzo, e in piccole superfici coltivate in Toscana, Marche, Umbria, Sicilia e Lombardia per un totale di circa 35 ettari? Ebbene si.
Me l’hanno detto i ragazzi di Zafferanami, un piccola realtà agricola della Brianza nata da un’esperienza di produzione per uso familiare. Un prodotto assai pregiato. Pensate che per ottenere un chilo di zafferano si devono raccogliere gli stimmi di circa 120.000 fiori.
Zafferanami, società semplice agricola di Varedo (MB)
Anche a rischio di essere ripetitiva lo dichiaro ancora una volta: “Amo l’agricoltura e le aziende agricole!” Pensate che a Cesano Maderno, a poca distanza da casa mia, c’è l’Azienda Agricola Villa Marina. Una realtà incentrata soprattutto sull’allevamento di razze autoctone in via d’estinzione. Una fattoria in cui potrete vedere i bovini di razza varzese, la pecora brianzola, la capra a quattro corna, cavalli da tiro, asini, muli, maiali, oche e pollame. Insomma, una meraviglia!
Appena possibile andrò a trovarli per farveli conoscere meglio, anche perché stanno recuperando con il vino Groanello, la tradizione vinicola della Brianza già documentata nelle pergamene del monastero benedettino milanese di Santa Maria d’Aurona.
Gradito ospite Allan Bay, giornalista enogastronomico e scrittore che ha presentato il suo ultimo libro ‘I piatti della mia vita’. Mi ha fatto riflettere il suo intervento dedicato alla temperatura di sanificazione dei cibi spesso trascurata tra le mura domestiche.
Allan ha sottolineato quanto a volte, cercando la tecnica migliore, non si presta la giusta attenzione alla temperatura di conservazione degli alimenti, con conseguenti rischi di malattie a livello gastrointestinali, sovente non associate a queste disattenzioni.
Allan Bay con Ketty Magni
A conclusione dell’evento si è dedicata una tavola rotonda ‘ai sapori di una volta e ai sapori di oggi’.
Sono intervenuti Corrado Mauri presidente dell’Associazione Culturale ‘Vivere il Palazzo’, Gianmario Longoni panificatore di Cesano Maderno, Stefano Pelizzoni docente presso l’Istituto Alberghiero Ballerini di Seregno, lo chef Giovanni Guadagno Presidente dell’Associazione Cuochi Brianza, Gianluca Capedri del portale Gastronomist e Matteo Scibilia, ristoratore di Ornago recentemente premiato dalla Presidenza della Repubblica per il suo impegno culturale.
Tavola rotonda “I sapori di una volta e i sapori di oggi”
Tra le realtà del territorio presenti anche l’Albero dei gelati di Seregno che ho già conosciuto e precedentemente raccontato, la dolcezza del miele di Giuseppe Viscardi, i vini presentati dall’Enoteca Colombo di Cesano Maderno, Cioccotratto a cura dell’Associazione ‘Atelier del Fare’, il Prosciuttificio Marco d’Oggiono, e infine la libreria ‘Un mondo di libri’ di Seregno .
Tra i libri presentati dagli autori ‘Cheescake e Whoopie!’ di Mauro Padula e Carolina Turconi e ‘La zona è donna’ di Gigliola Braga, biologa e nutrizionista.
Cibo, cultura e… un pranzo storico al Ristorante Il Fauno di Cesano Maderno ispirato alle ricette di Bartolomeo Scappi, cuoco di papa Pio Quinto, tratte dal libro ‘Il cuoco del papa’ di Ketty Magni.
Lo chefSimone Toninato ha interpretato con maestria i piatti dell’epoca, avvicinandoli ai gusti dei nostri tempi.
Cibo e Cultura… Corpo e Mente…
Le ricette di Bartolomeo Scappi
Menù curato dallo Chef Simone Toninato
“Cipolla ripiena” di Papa Pio Quinto
Riso alla lombarda
Anatra in salsa di prugne
Torta di castagne
Torta di mele e marmellata di lamponi per… #UnLampoNelCuore
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Le donne di Bratunac… una storia di donne dal sapore di lampone
Ho appena finito di ascoltare Rada Zarcovick, una donna bosniaca nata in un paese che non c’è più. Il suo, un racconto di un massacro che nel 1995 ha sventrato una terra poco lontana da noi: la ex-Jugoslavia. Ottomila persone uccise, per la maggiore uomini.
Donne rimaste sole che hanno trovato la forza di rialzarsi investendo il proprio lavoro nell’antica coltivazione dei lamponi. Donne in rinascita che vivono, lavorano e producono ‘insieme’ in una cooperativa agricola.
Le cose lette della guerra che ha travolto questi popoli mi hanno sempre sconvolta. Non capirò mai come il genere umano può raggiungere soglie di tale crudeltà.
Ebbene, sono stata coinvolta in un movimento di solidarietà di 300 food blogger per aiutare queste donne, dando un senso alla giornata dell’8 Marzo. Il compito di ogni blogger sarà quello di preparare una ricetta a base di lamponi. Accettare è stato un vero piacere, partecipare un onore.
Con questa iniziativa, i food blogger che aderiscono a “unlamponelcuore” intendono far conoscere il progetto “lamponi di pace” e la Cooperativa Agricola Insieme (coop-insieme.com), nata nel giugno del 2003 per favorire il ritorno a casa delle donne di Bratunac dopo la deportazione successiva al massacro di Srebrenica, nel quale le truppe di Radko Mladic uccisero tutti i loro mariti e i loro figli maschi.
Per aiutare e sostenere il rientro nelle loro terre devastate dalla guerra civile, dopo circa dieci anni di permanenza nei campi profughi, è nato questo progetto, mirato a riattivare un sistema di microeconomia basato sul recupero dell’antica coltura dei lamponi e sull’organizzazione delle famiglie in piccole cooperative, al fine di ricostruire la trama di un tessuto sociale fondato sull’aiuto reciproco, sul mutuo sostegno, e sulla collaborazione di tutti.
A distanza di oltre dieci anni dall’inaugurazione del progetto, il sogno di questa cooperativa è diventato una realtà viva e vitale, capace di vita autonoma e simbolo concreto della trasformazione della parola “ritorno” nella scelta del “restare”.
Nonostante non sia una food blogger, oggi mi impegnerò al meglio per fare una torta a base di lamponi. Una preparazione molto semplice che dedicherò a delle donne coraggiose che si sono rimesse in gioco percorrendo la strada dell’agricoltura con la coltivazione dei lamponi.
Lo sapevate che…
I lamponi sono ricchi di vitamina C
Il loro succo è noto nella medicina naturale per le proprietà benefiche sull’apparato digerente
Ingredienti:
– 2 uova
– 150 gr. di farina
– 100 gr. di zucchero
– 100 gr. di marmellata di lamponi
– 1/2 bicchiere di succo di lamponi
– 2 mele tagliate a quadrettini
– 60 gr. di burro ammorbidito
– un pizzico di sale
– una bustina di lievito
Preparazione:
In una terrina sbattere le uova con lo zucchero.
Quindi unire uno alla volta tutti gli ingredienti mescolando fino ad ottenere un composto omogeneo che trasferirete in una teglia.
Cuocere nel forno precedentemente riscaldato a 180′ per 40 minuti.
Una volta raffreddata tagliare la torta a quadrettoni servendola accompagnata da qualche cucchiaio di marmellata di lamponi.
Una merenda energetica perfetta per la prima colazione!
Ecco alcune indicazioni per trovare i prodotti della Cooperativa Agricola Insieme :
– sono distribuiti da Coop-Adriatica e NordEst quindi si trovano più facilmente nel Veneto, Friuli Venezia Giulia, parte dell’Emilia e della Lombardia. I punti vendita che hanno in assortimento i prodotti partono dai 1000 mq in su;
– sono distribuiti anche da Altromercato e dal commercio equosolidale e dal loro sito (altromercato.it) è possibile, tramite anche una richiesta via email, ottenere i punti vendita;
– nel milanese vengono distribuiti da MioBio, un gas molto attivo.
Pensieri e riflessioni ricordando Food&Wine Festival e Identità Golose 2014 #MFWF14 #IGMI14
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Lo confesso sono una ritardataria, forse perché faccio sempre mille cose. Questa volta però non è colpa mia. Diciamo che la verità è che ricomincio da qui… non si dice così di solito…?
Nelle ultime settimane sono stata presa, oltre che da un po’ di grattacapi (quelli non mancano mai) da un trasloco, o meglio, da una migrazione. Diciamo che ho dato una spolverata al blog.
Ebbene, ora ricomincio da qui, raccontandovi alcune mie impressioni dopo la mia visita, sia pur breve, al Milano Food&Wine Festival e a Identità Golose. Attenzione, sono impressioni di una consumatrice appassionata e a volte un po’ spaesata, che ama e vive in modo personale questo settore.
Sarò breve. Del Food&Wine, l’evento creato da Paolo Marchi ed Helmut Locher che dire se non che i grandi vini italiani e i loro produttori mi inorgogliscono oltreché mi appagano i sensi. Certo, essendo io molto affezionata alle piccole produzioni artigianali amerei vedere anche una sezione dedicata a loro, sempre che ne sia facilitato l’ingresso.
Va bè, Cinzia niente polemiche… di spazio ce n’è per tutti come per gli eventi dei piccoli vignaioli. Non mi soffermerò in descrizioni e in elenchi, perché il vino come dico spesso amo viverlo nella vigna dove nasce, in cantina dove matura, e infine, con chi lo rende saggio…
Questo festival è soprattutto un felice momento di incontri, di condivisione e di nuove esperienze sensoriali. A proposito, mi ha fatto molto piacere vedere la presenza di tanti giovani sempre più interessati a conoscere il vino di qualità.
Ma ora passiamo alla decima edizione di Identità Golose, il congresso internazionale di cucina e pasticceria ideato da Paolo Marchi. La tematica di quest’anno è stata “Una golosa intelligenza”, intesa come la capacità dei grandi chef nel creare piatti che sappiano garantire la qualità senza eccedere nei costi.
Nonostante apparenti bagliori stiamo vivendo un momento di profonda crisi che ha investito, chi più chi meno, tutti i settori della nostra economia. Ho trovato molto saggio proporre un ridimensionamento di quegli eccessi che in cucina non permettono ai più, di godere di uno dei maggiori piaceri della vita: il cibo.
Per quanto riguarda gli chef, che dire, tutti bravissimi. In verità mi sarebbe piaciuto aggiungere anche ‘bravissime’. Cinzia mi raccomando niente polemiche. 😉 Obbedisco a me stessa, ma mi permetto solo di dire che la maggioranza dei cuochi, come spesso accade, era di sesso maschile.
Che siano più bravi delle donne? Mah, di me di sicuro (son più brava a mangiare che a cucinare), delle colleghe però ho i miei dubbi. Di certo so solo che, visto che la tematica puntava alla capacità di creare piatti di qualità facendo quadrare i conti, chi meglio delle donne, quelle brave che sanno cucinare e non solo mangiare, potevano essere le migliori protagoniste!
Va bè, detto questo bravi tutti! Come sempre è stato un vero piacere essere presente. Questi eventi sono sempre ottimi spunti per continuare a imparare e per salutare nuovi e vecchi amici di sempre.
Saper vedere… più che un senso una dote. Dripping Taste 2013 – Treviso
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Nei giorni scorsi, a Treviso, ho partecipato ad un workshop guidato dal fotografo Mario La Fortezza, un corso organizzato dal Gruppo Ristoratori della Marca Trevigiana, inserito nel contest fotografico “Il Volto, il Gesto, il Gusto”. La sua finalità, quella di approfondire la conoscenza dei messaggi che il linguaggio corporeo, attraverso le immagini, ci fornisce nel tempo.
Avete mai visto il Cenacolo di Leonardo Da Vinci a Milano? Ebbene, quest’opera è molto di più di un dipinto parietale, è un condensato di messaggi da leggere attraverso simboli, espressioni, e segnali, che l’autore ha volutamente riservato agli occhi attenti e preparati. Se avrete modo di osservarlo, fatelo con l’attenzione che merita, vi assicuro che ciò che ne trarrete sarà indimenticabile…
Ho fatto questa premessa solo perché, quando guarderete questo mio reportage fotografico, vedrete ciò che hanno colto i miei occhi, quell’attimo fuggente che ho fermato per sempre in un’immagine. La cosa importante è che ‘vediate veramente’, senza fermarvi solo a guardare. Più che scatti sono richiami del cuore, trasmessi attraverso immagini per rivivere e rievocare ricordi. Nel condividerli a modo mio, invio messaggi ed emozioni… per chi sa vedere, e per chi sa coglierli…
L’incontro è conoscenza ed emozione…
E’ cosi, ne sono sempre più convinta. L’incontro è emozione, è scoperta, è ascolto, è arricchimento di vita… Intorno ad un tavolo, insieme al gruppo di persone che hanno partecipato a questa iniziativa, è incominciata così la nostra conoscenza.
L’incontro
Il vino è storia, è territorio, è passione… il vino unisce le persone.
Non potevamo che iniziare con un brindisi. Si brinda agli incontri, alle amicizie, alle vittorie… io brindo ‘alla salute’!
Il vino è storia, territorio e passione. Il vino unisce le persone.
Le chiavi di lettura delle immagini…
Mario ha pensato bene di iniziare a conoscerci con un piccolo test. Ciascuno di noi ha scelto, fra molte fotografie sparse sul tavolo, due che ci piacevano e una no. Dall’interpretazione personale di un’immagine si può capire molto di una persona…
La lettura delle immagini
Con i profumi si viaggia nel tempo…
Il profumo del cibo ci fa viaggiare nel tempo e nei ricordi, ma non solo… ci riporta con la mente a un territorio. In questi giorni ho conosciuto Vuance, o meglio, la dolce Viktoriya Litvinchuk.
I profumi del cibo
Treviso… i giovani, l’agricoltura, e la terra.
Sono legata a questa città per le mie origini, per i ricordi d’infanzia, e per il territorio.
Ecco un giovane agricoltore che sistema ad arte del radicchio trevigiano… Che bell’immagine! Amo l’agricoltura, le fattorie, gli animali… non per niente sono una farm-blogger! 😉 Questo è il mio sogno di vita… convinta sempre più, che il futuro lo abbiamo sotto i piedi.
I giovani e l’agricoltura
Il coraggio di cambiar vita…
Ecco Andrea Fighera, un giovane uomo che ha deciso di dare una svolta alla propria vita. Ha lasciato il suo vecchio lavoro per dedicarsi alla produzione di formaggi nell’Azienda Agricola di famiglia “Vaka Mora”, a Sala d’Istrana.
Andrea Fighera dell’Azienda Agricola Vaka Mora. Il coraggio di cambiare.
La manualità…
Andrea Fighera intento nella rottura della cagliata mentre io, fase per fase, fermo e condivido le immagini. Peccato che non si possa trasferire anche il profumo…
La rottura della cagliata
La tenerezza degli animali…
E’ così… gli animali e i loro occhi mi trasmettono pace, tenerezza, e benessere…
La tenerezza
Chef sotto i riflettori…
Cuochi o superstar? Argomento molto dibattuto ormai… Senza dubbio questo è il loro momento, ma siamo sicuri che non si sta esagerando? Più guardo quest’immagine e più penso che… la creatività viva nell’intimità.
Chef Mirco Migotto
Cucinare è un’arte…
E’ una scelta di vita che richiede impegno, conoscenza e creatività… un’arte che richiede passione.
Cucinare è un’arte
Gli artigiani del gusto…
Gli artigiani del gusto fanno grande l’Italia nel mondo. La continuità dell’esperienza, di generazione in generazione, fa si che le tradizioni tramandate nella storia non si perdano. La Pasticceria storica Ardizzoni ne è un degno esempio.
L’artigianato. Pasticceria Ardizzoni
A proposito, questo ultimo mio pensiero è per te Mario. Dovevo scrivere due righe per ogni foto, lo so, mi scuserai, non sempre sono riuscita… Credo che l’hai capito, sono una romantica ribelle che agisce seguendo l’istinto e il proprio credo… ormai è tardi per cambiarmi.
Con i ragazzi di @trevisocomicbookfestival
Con @Cucinaallamoda
Con Michela Pierallini
La mia prima volta in Calabria per il Food Blogger Day 2013
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Ebbene si, questa è stata la mia prima volta in terra di Calabria. Posso solo dirvi che ho scoperto una terra che ha bisogno di essere raccontata e rivalutata, una terra dalle molte tipicità, una terra ricca di arte e di storia, una terra da difendere…
E’ stata la mia prima volta, ma statene certi, non sarà sicuramente l’ultima. Le emozioni che ho vissuto hanno fatto si che ‘u cori mi faci cavagli… (un modo di dire calabrese che tradotto significa che il mio cuore scalpitava come tanti cavalli a briglie sciolte).
Da tempo Piero Romano, produttore di olio d’oliva a Strongoli in provincia di Crotone, mi sollecitava perché andassi a trovarlo. Le distanze ahimè sovente non aiutano, ma quando i rapporti d’amicizia e di stima perdurano, statene certi, che prima o poi l’occasione si presenta. E così è stato…
In effetti quando ha saputo che mi trovavo a Taranto per un periodo di vacanza, la prima cosa che mi ha detto è stata: “Cinzia, non puoi non venire al Blogger Day del 11 Agosto organizzato da me e da Gal Kroton!”
Questa volta avevo le spalle al muro, l’unica mia risposta è stato un SI!
Ho voluto trattenermi in Calabria qualche giorno in più, perché per parlare e scrivere dei territori che si visitano è necessario viverli con la sua gente… Oggi inizierò a raccontarvi la mia prima giornata.
Food Blogger Day 2013
E’ stato un giorno intenso, pieno di gusto, di conoscenza, di viste mozzafiato e di strette di mano. Un giorno dedicato al territorio e alle produzioni nell’area di Crotone. Un tour organizzato a cura di Gal Kroton, gruppo di azione locale, e da Piero Romano della Fattoria S. Sebastiano di Strongoli.
Abbiamo iniziato la giornata facendo colazione nella Fattoria San Sebastiano. Tante le cose buone da assaggiare: le torte della brava Maria La Cava, le marmellate, la frutta fresca di produzione locale, e tanto altro ancora.
Adoro le colazioni, sono il mio pasto preferito! In particolare sono stata rapita dalla “pitta n’chiusa”, un dolce tipico calabrese chiamato così per il cerchio di pasta contenente il ripieno, ben chiuso. Pita, dal greco schiacciata, un dolce a base di uva passa, mandorle e miele… una vera delizia!
Era il turno di Giovanni Lucanto, dell’Apicoltura Diego Lucanto di Mesoraca. Passo per passo ci ha spiegato la lavorazione del miele. Affascinati dalla vista di questo intramontabile prodotto delle molte virtù, lo abbiamo attentamente ascoltato, e poi… abbiamo assaggiato!
Questa piccola azienda a conduzione familiare, oltre a produrre, conservare e distribuire i propri prodotti, organizza incontri di degustazione e percorsi di conoscenza della lavorazione del miele.
Dopo la colazione, una visita al Museo Contadino situato nella Fattoria San Sebastiano, ci ha permesso di andare indietro nel tempo per rivivere i metodi di produzione dell’olio d’oliva dei tempi passati.
La tappa successiva è stata la visita al mulino a pietra di Casabona, il “Granaio dei Borboni”. Qui si produce la farina di grano duro Senatore Cappelli, che, macinata a pietra, conserva le caratteristiche nutrizionali e naturali.
Poco distante un allevamento del caratteristico “suino nero di Calabria”, una razza tipica calabrese.
Giunta l’ora del pranzo ci siamo diretti verso la Torre Aragonese di Melissa, sede del Gal Kroton. Ci attendevano molti assaggi tipici della zona tra cui il caciocavallo podolico, la pancetta di maialino nero, la soppressata, la ‘nduja, la sardella, il pecorino di Strongoli tra l’altro riconosciuto per l’alta qualità da numerosi premi, e molto ancora…
Durante il pranzo ci hanno accompagnato un buon vino rosso IGT della Cantina Val di Neto, e la birra artigianale del Birrificio Blandino, entrambe produzioni locali.
Devo un ringraziamento particolare all’amico Piero Romano, una persona speciale che mi ha accolto come pochi hanno saputo fare insieme al caro Martin, di Gal Kroton. Nella sua Fattoria San Sebastiano di Strongoli, produce un olio extravergine di oliva biologico ottenuto per la maggiore da piante secolari, e in parte da ulivi più giovani. Le cultivar sono: Tonda di Strongoli, Carolea, Nocellara del Belice, Nocellara Etnea, Biancolilla, Leccino, Frantoio e Coratina.
Nella foto qui in basso, indosso il mio primo grembiule personalizzato con nome e cognome che Piero ha regalato a ciascuno di noi. In posa e… click! 🙂
Nella Torre Melissa, in un contesto storico fortilizio risalente al XVI secolo, circondati da viste mozzafiato sotto un sole splendido, abbiamo trascorso il pomeriggio approfondendo la conoscenza di quanto visto direttamente con i produttori. E’ stato un momento di vera aggregazione, di amicizia, di scambi di opinioni e di contatti. Ma non solo, abbiamo ammirato anche la bellissima collezione di sculture di conchiglie raccolte nel corso di quarant’anni di vita ad opera di Antonio Rosati.
Oltre alle tante foto di rito, abbiamo raccontato ripresi dalla televisione locale la nostra esperienza sulla giornata vissuta. Ovviamente ho detto la mia su quanto, incominciando dalla ristorazione, si potrebbe fare per promuovere le produzioni tipiche locali.
Ad esempio basterebbe proporre un formato mini di olio d’oliva incluso nel conto da mettere sul tavolo, e che, una volta degustato viene poi portato a casa. Stessa cosa vale per il vino; chi deve guidare è limitato dal consumo, quindi proporrei un assaggio e la possibilità di portarsi via la bottiglia. Oppure, suggerire un cestino di frutta fresca del territorio a fine pasto o nelle colazioni degli alberghi, che in aggiunta o in alternativa al classico dolce, sarebbe cosa buona e utile e nel contempo aiuterebbe gli agricoltori. Ci sarebbe da scriverne e parlarne a lungo…
Ho concluso la mia serata ammirando il Gruppo Folkloristico San Sosti e le sue danze tipiche calabresi dedicate agli emigrati che per le vacanze ritornano nella propria terra.
“#SocialGusto : l’evoluzione della comunicazione, e… la mia”
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“Le civiltà maggiori furono dettate da popoli che ebbero le cure più grandi nell’arte e nella scienza dell’alimento… “ da “La Cucina Italiana” N. 1 – ANNO I – 15 Dicembre 1929
Come dice il mio caro amico Giorgio Ferrari: “Gli italiani sono la somma delle esperienze fatte nella Storia. Se si perdono si ritorna ad essere il volgo confuso che voce non ha. La cucina povera che diviene ricchezza, il vino dei contadini che diventa DOC.”
Una citazione che condivido pienamente, essendo un’appassionata di storia convinta che, per andare avanti un passo indietro va fatto. Parlo di recupero di tradizioni, di cucina povera ma ricca di storia, parlo di semplicità…
E’ un momento difficile per molti, gli ingranaggi della nostra economia stanno subendo un rallentamento generale. Dobbiamo unire, ma soprattutto dobbiamo unirci. Abbiamo bisogno di persone in cui credere, persone con vera passione per il territorio, per la sua storia e per la sua gente. Utopia, no, solo vero amore per il mio paese.
Se ognuno di noi facesse un passo avanti, a modo suo, come può, sono certa finiremmo per incontrarci. Sono una romantica nel senso più lato del termine, e lancio il mio grido, il mio #TamTamxlaTerra, per chi crede come me, che il futuro lo abbiamo sotto i piedi…
Perdonerete il mio sfogo, ma non posso far diversamente. Ogni volta che ne ho l’occasione, a modo mio, allegramente, con i miei cappelli vistosi, con i miei sorrisi, con il mio fiume di parole, professo la mia fede per la terra.
Mi si è presentata l’occasione a Social Gusto, la manifestazione coordinata dalla gentile Silvia Giovannini, svoltasi nei magnifici Giardini Estensi di Varese.
Protagonista la Cucina Italiana di qualità avvicinata alla gente, ma non solo. La parte riservata all’offerta culturale ha permesso a giornalisti e blogger, di esporre le loro esperienze e il loro pensiero, nell’evoluzione della comunicazione in tema di enogastronomia.
Ho avuto il piacere di essere al tavolo con:
Anna Prandoni, Direttore de La Cucina Italiana, la più importante rivista di cucina in Italia nata nel 1929
Laura Pantaleo Lucchetti, foodblogger che come me collabora con il Cavolo Verde, settimanale on line di food&wine
Rosy Battaglia, giornalista esperta di social media e “food blogger mancata”
Samanta Abalush Cornaviera, massaia 2.0
Eugenio Peralta, foodblogger ideatore del blog L’uomo è una Locusta
Jenny Maggioni, blogger
Persone semplici che ho avuto modo di apprezzare, spinte dalla passione per il cibo e per il recupero delle tradizioni, ma con un occhio attento alla rete e alle sue grandi potenzialità per la promozione del territorio e delle sue produzioni.
Nel mio intervento ho raccontato come, ormai quasi tre anni fa, ho iniziato questa mia avventura che ora mi sta letteralmente travolgendo, ma che mi piace tanto. Non faccio un mistero sul cambiamento che la mia vita ha avuto improvvisamente. Dopo uno smarrimento iniziale mi sono rialzata reinvestendo nelle passioni di sempre, la terra, l’agricoltura, il vino, e la storia delle persone. Da ragazzina sono cresciuta tra le vigne nelle campagne trevigiane… la terra lascia il segno, nel tempo, e nelle anime.
Creai un gruppo su Facebook, Le Vigne-tte. Condividevo link legati alle tradizioni, ai dialetti, al cibo, e al vino. Qualcuno notò questa donna rumorosa. Un giorno mi venne suggerito di leggere un’intervista fatta ad una vignaiola di Aosta. Mi emozionai così tanto che mi recai sul posto per conoscerla. Quando ho saputo che non aveva i mezzi per l’etichetta a retro della sua bottiglia di vino, ho voluto raccontare la storia di quella vigna.
Dopo averla stampata gliela portai, perché volevo che la donasse insieme alla vendita del suo vino. Qualcuno l’ha letta, e mi ha chiesto di scrivere. La mia storia ora continua qui sul blog e su Cavolo Verde, anche se ho un sogno, quello di vivere in campagna e lavorare nell’agricoltura. Tra me e me dico spesso: “Cinzia, piedi per terra, e ricordati perché hai iniziato.” Sto imparando e continuerò a farlo, perché in fondo non si finisce mai…
Tra le mie tanti passioni c’è anche quella della comunicazione digitale. Twitto, fotografo, lancio sui social… una vera peste! 😉 Metto in rete tutto quello in cui credo e che mi piace, per condividere i miei momenti di felicità, convinta dell’importanza della comunicazione enogastronomica e del territorio attraverso il web.
Di una cosa però sono fermamente convinta, i social che abbiamo l’opportunità di utilizzare devono unire, e non sostituire la conoscenza diretta, esperienza indispensabile per conoscere le realtà, e i loro prodotti. Non fermatevi alle vetrine…
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