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Valeria Terraneo, una giovane donna divisa tra la passione per l’agricoltura e un call center

Conoscete la pecora brianzola?

Valeria Terraneo, una giovane donna impegnata nell’azienda agricola di famiglia a Seveso‬, in provincia di Monza e Brianza. Diplomata in Agraria, si dedica con passione all’agricoltura e all’‎allevamento‬. Nonostante l’impegno e la voglia di fare, i mezzi a sua disposizione non sono ancora sufficienti per dedicarsi completamente ai suoi animali che accudisce ogni mattina alzandosi all’alba. La sua giornata infatti, è scandita dai trilli di un call center che gli permette di sostenersi finanziariamente.

Sono tanti i giovani che seguendo le tradizioni familiari si stanno orientano verso l’agricoltura. Una scelta che comprendo e condivido, e che spinge nonostante le difficoltà, ad andare avanti verso un futuro sempre più agricolo ed ecosostenibile.

L’azienda agricola Terraneo alleva cavalli, animali da cortile e pecore brianzole, una razza in via d’estinzione. Per scelta nessun capo viene macellato. L’attività principale che permette loro il parziale recupero delle spese, è costituita dalla coltivazione di cereali e di fieno nei terreni incolti dei comuni limitrofi.

Valeria Terraneo

Durante la mia visita, dopo essermi dedicata con saluti e carezze agli animali presenti, ho parlato a lungo con Valeria sull’importanza degli effetti benefici che questo contatto naturale ha sulle persone. Per questo motivo, e per molto altro, la cultura agricola va promossa e sostenuta in ogni sua forma.

Passo a lei la parola…

  • Valeria, con la tua famiglia conduci questa realtà agricola che i tuoi nonni hanno avviato molti anni fa. Mi racconti un po’ della vostra storia?

Tutto parte dai primi del ‘900, quando Baruccana, piccola frazione di Seveso, era un paese agricolo dove tutte le famiglie possedevano una stalla e una cascina con appezzamenti di terreni annessi. Gli animali che si allevavano era prevalentemente per il lavoro; buoi e cavalli da tiro per poter coltivare i campi. A quei tempi i trattori erano ancora una realtà sconosciuta. Con il passare degli anni questa passione è stata tramandata di generazione in generazione fino ai nostri tempi, ovviamente con scopi differenti da quelli di allora. A tutt’oggi alleviamo con amore questi animali straordinari. Purtroppo questa zona geografica in cui viviamo non è delle migliori per le coltivazioni, soprattutto per la mancanza di terreni agricoli. Aggiungo che la passione non è solo rivolta agli animali, ma anche ai mezzi agricoli storici che custodiamo con cura e che utilizziamo per mostre, eventi e fiere zootecniche.

  • Tra gli animali che allevi c’è la pecora brianzola, una razza in via d’estinzione da tutelare. Me ne descrive le caratteristiche?

È una razza che negli ultimi anni, grazie all’impegno di molti allevatori, si sta ripopolando. Le sue caratteristiche sono Pecora brianzola la robustezza e quindi la conseguente adattabilità a qualsiasi tipo di terreno o condizione climatica. Inoltre la rusticità, cioè la resistenza alle malattie, fa si che le esigenze alimentari e di vita non siano di particolare impegno. La taglia è medio-grande, infatti i maschi adulti raggiungono anche i 90-100 kg, a differenza delle femmine, che raggiungono il peso massimo di 80 kg.

Sono soggetti molto prolifici e precoci che vengono allevati per la produzione di carne e di lana (esiste una filiera della lana che viene utilizzata per produrre capi di abbigliamento della tradizione pastorale lombarda). La zona principale di allevamento sono le provincie di Lecco, Como e Monza.

  • Come scrivevo poc’anzi, è risaputo che il contatto con gli animali genera benessere riportando le persone ai ritmi naturali. Creare un ambiente idoneo in cui poter vivere anche per poche ore questo contatto, potrebbe essere un valido aiuto in caso di depressioni e malesseri psichici. Credi che si possa realizzare un programma analogo anche da voi ?

A riguardo di questa affermazione penso che possa essere un buon inizio per poter costruire “qualcosa” di socialmente utile anche da noi, visto che già esistono a livello nazionale e internazionale molte associazioni di pet therapy.

  • Valeria, è risaputo quanto io ami la natura e il mondo agricolo. I miei ricordi d’infanzia in campagna hanno influito molto sulle scelte della mia vita. Per questo motivo ritengo che un riavvicinamento a questo importante comparto, attraverso percorsi didattici e culturali, sia di rilevante importanza nell’educazione dei bambini. La vostra azienda ha in programma iniziative in tal senso?

È in progetto sicuramente. Per gli anni futuri prevediamo infatti l’apertura di una fattoria didattica e l’organizzazione di alcuni eventi dedicati a bambini, alle scolaresche e alle loro famiglie.

  • Ora parliamo di eventi agricoli. Nel prossimi mesi, a Seveso, si svolgerà “Seveso in fiore”. Una manifestazione agricola in fase organizzativa che ti vede tra le coordinatrici. Come mi dicevi, oltre alla vostra collezioni storica di trattori, ci saranno importanti realtà produttive del territorio. Quali sono i requisiti per partecipare e le eventuali modalità per iscriversi?

L’evento sarà esattamente il 18 e il 19 aprile e avrà luogo nel prestigioso ‘Bosco delle querce’. Ci sarà la presenza di florovivaisti, produzioni di aziende agricole, e fattorie didattiche. I requisiti per partecipare sono minimi: essere produttori o trasformatori di materie prime agricole, oppure essere fattorie didattiche o produttori di fiori e piante. Le modalità di iscrizione saranno a breve pubblicate sul sito ufficiale.

Per info contattare Valeria Terraneo
Mail: valeria_giny@hotmail.com
Cell. 340 5263379

Azienda Agricola Terraneo

Azienda Agricola Terraneo




Le ‘Grotte di Sileno’ della chora tarantina, una terra di confine piena di magia e misteri non ancora violati.

Le Grotte di Sileno, un sito archeologico in cui viene prodotto olio, vino e frutta antica. Qui troverete l’orto di ‘Columella’, la capanna preistorica, ma soprattutto l’accoglienza della Magna Grecia (ξενία).

Sileno, un essere mitologico dell’Antica Grecia educatore di Dioniso (Bacco). Raffigurato come un vecchio ubriaco a cavallo di un asina, è protettore delle vigne e del vino.

L’ho conosciuto nelle sue grotte, o meglio, nella zona limitrofa di un’azienda agricola di Castellaneta in provincia di Taranto in cui, durante gli scavi archeologici, sono stati ritrovati impianti di vigneti preromani e le raffigurazioni di Sileno. Testimonianze che attesterebbero la vocazione di questo territorio alla produzione di vino.

Da qui l’origine del nome dell’azienda agricola di cui Raffaele Rochira è socio: Le Grotte di Sileno.

Con Paolo Barberio Az. Agr. Campanello  Raffaele Rochira Le Grotte di Sileno

Paolo Barberio Az. Agricola Campanello – Raffaele Rochira Az. Agricola Le Grotte di Sileno

Una tenuta che ha acquistato dopo aver superato un momento difficile della sua vita. Nonostante non sia nato agricoltore, le sue origini lo hanno richiamato alla terra. Determinanti gli studi in Toscana. La passione per il territorio e la caparbietà della sua gente nel promuoverlo, gli è stato negli anni avvenire di grande insegnamento.

Nonostante l’Italia sia da sempre un paese vocato alla terra e all’agricoltura, le complicanze burocratiche ostacolano chi si vuole, con grandi sforzi, dedicare ad essa. Un tasto ahimè dolente, che purtroppo sento ribattere ogni qualvolta io visiti una realtà agricola.

4 - Una vite di cento anni. Monumenti della natura.

Una vite di cento anni. Monumenti della natura.

  • Raffaele, partiamo da qui. Come vivi il tuo territorio?

E’ difficile operare in un contesto caratterizzato da assenza di amore e carenza di opportunità economiche; in particolare nella visione, da parte di alcuni cittadini, condizionati da  rappresentanti delle Istituzioni, che, per diversi motivi, non credono o non vogliono credere nel settore primario.

L’importanza di comunicare il territorio attraverso il recupero delle nostre radici storiche è la vera presa di coscienza per non perdere la nostra identità per una nuova vision culturale ed economica.

Le grotte di Sileno

Le Grotte di Sileno – Porta antica

  • Vino, olio e frutti antichi. Queste le tue principali produzioni.

Esatto. Quello che cerco di fare è raccontare con i nostri prodotti, la natura e la cultura di questa fantastica terra amata sin dalla notte dei tempi, da filosofi, scienziati, imperatori e principi. Racconto la mia Terra, la Puglia, la chora (terra) tarantina, dove  gli ulivi migrano in senso metaforico e non.

Una terra di confine piena di magia, ricca di misteri non ancora violati. Quello che cerco di fare è  suscitare emozioni a chi decide di “viverla”.

L'ulivo maritato con la pietra

L’ulivo maritato con la pietra

  • Mi hai parlato del tuo orto antico: l’orto di Columella.

L’idea nasce dal fatto che, quando ho acquistato l’azienda ho trovato intatto l’orto di Columella (Generale e Agrimensore Romano che assegnava ai veterani delle legioni romane, di ritorno dalle missioni, delle terre). Novanta are (novemila metri quadri) delimitati da muri a secco che nel lato Nord sono alti fino a quattro metri per proteggere dai venti freddi settentrionali l’orto e gli alberi da  frutto.

Visto che in maniera fortuita si era conservata questa antica struttura, perché non reinserire le antiche piante e gli antichi semi ricostruendo integralmente l’orto e realizzando così un esempio di archeologia viva del territorio? Così ho fatto.

Capperi

Capperi

  • Mi hai fatto visitare la ricostruzione della capanna preistorica dell’età del Bronzo Medio, rinvenuta a Sud dell’azienda. E’ legata ad un progetto?

Si, è una ricostruzione fedele, posta in essere con l’aiuto di architetti ed archeologi: un progetto di Archeologia sperimentale finalizzato alla promozione del territorio. Ne abbiamo in cantiere diversi, tra cui uno per la promozione di tecniche di costruzione biodinamica  la cui realizzazione passa attraverso un azione sinergica tra università, professionisti e altre imprese.

Casa di Paglia

Casa di Paglia

  • Nella tua tenuta organizzi attività archeologiche con i bambini. Un’iniziativa che ha avuto un buon esito, e che insegna loro ad amare la storia. Me ne parli?

Grazie  alla collaborazione con l’Associazione Culturale Aulon Res, composta da guide specializzate coadiuvate da  archeologi ed architetti, si organizzano visite con le scuole, e non solo. Sia i bambini che gli adulti hanno così la possibilità di vivere l’emozione di uno scavo archeologico con la scoperta di costruzioni, tombe e reperti.

Suscitare emozioni è la mission delle Grotte di Sileno, in questo caso, con il fascino della scoperta dell’antico, anche il mistero.

Pozzo antico

Pozzo antico

  • Ora parliamo di turismo. Posso dire di aver visto le basi per un buon esito di accoglienza rurale e non solo. Ho visto avviato il tuo agriturismo. A che punto sono i lavori di messa in opera?

Cinzia, siamo già operativi, nel senso che pratichiamo i principi di ospitalità e accoglienza della Magna Grecia (ξενία). L’agriturismo, come accoglienza in camera, sarà operativo per l’apertura dell’Expo 2015.

Come sempre, ma in particolar modo questa estate, organizzeremo visite guidate in azienda e nei territori circostanti disponibili ad accoglier gli ospiti delle altre strutture ricettive con percorsi tra natura e storia…

Gelso

Gelso

Fiore di Melograno

Fiore di Melograno

Le Grotte di Sileno

Le Grotte di Sileno

 Raffele Rochira  www.legrottedisileno.it

raffaelerochira@alice.it




Il Frutteto del Parco, una storia di frutta nata da un sogno Trentino

La ricetta: Tortei de patate della Val di Non

Adoro la frutta! Mi chiedo spesso perché non venga offerta come dovrebbe dalla ristorazione. La mela ad esempio è un frutto noto per la sua digeribilità. E’ nutriente, ha poche calorie, ed è una buona fonte di fibre. Io l’adoro a tal punto che ho adottato un melo! 😉

Oggi vi racconterò una storia di frutta nata da un sogno Trentino realizzato in Brianza.

Tutto è iniziato quando, non molto tempo fa, percorrendo in auto una strada che non conoscevo, ho notato davanti a un cancello un carretto con l’indicazione di un frutteto, o meglio, del Frutteto del Parco.

Dall’esterno si vedeva una lunga strada sterrata con tanti alberi da frutta. Non potevo non entrare… E’ iniziata così una storia di conoscenza e di amicizia con un gruppo di trentini che hanno realizzato un sogno di terra e di agricoltura nella bella Brianza.

Ma non solo, questa mia avventura mi ha portato ad adottare un albero di melo che seguirò fin d’ora durante la fioritura e la potatura, fino ad arrivare a Settembre, mese dedicato alla raccolta dei frutti.

Un modo per avvicinarsi all’agricoltura, per conoscere il lavoro dei contadini, per seguire le fasi della vita degli alberi sotto la guida di esperti che durante le visite spiegheranno l’evoluzione delle piante adottate. Adottare un albero significa regalarsi, con una quota annua di 25 euro, un contatto vero con la natura. Un consiglio che do ai genitori per avvicinare le nuove generazioni alla terra e per far si che la sentino propria.

Il Frutteto del Parco di Ceriano Laghetto, in provincia di Monza e Brianza, si estende per 80 ettari all’interno del Parco delle Groane. Un’azienda agricola nata dall’idea di un gruppo di imprenditori di Trento che il destino ha voluto portare in Brianza. Al suo interno si può trovare anche una Bottega del circuito di Campagna Amica, con prodotti locali dell’agricoltura e tipicità trentine.

Il primo degli ideatori del progetto che ho conosciuto è stato Walter Cova, un mobiliere appassionato di agricoltura che si divide tra la terra e il suo lavoro. Tanto l’impegno necessario per condurre la tenuta, ma come mi ha detto Walter – lavorare la terra ti rigenera e col tempo ti ripaga con i suoi frutti – un pensiero da me condiviso pienamente.

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Domenica 6 Aprile insieme abbiamo festeggiato la giornata dedicata alla fioritura.

E’ stato bello vederli tutti uniti a ridere e scherzare, semplicemente, come si faceva una volta in campagna. Una giornata dedicata alla natura e all’ecologia promossa dalla Pro Loco e dall’amministrazione di Ceriano Laghetto. Presenti rispettivamente il Presidente Gianmario Longoni e il Sindaco Dante Cattaneo.

Durante il tempo passato insieme si è parlato di agricoltura, di storia, e di tradizioni brianzole e trentine. A proposito di quest’ultime, ho avuto modo di assaggiare i ‘Tortei de Patate della Val di Non ’ preparati da Stefano Conforti e Matteo D’Andrea con la supervisione di Alberto Cova. Tre amici e cuochi per diletto e per passione.

Chi non conosce questo piatto tipico della tradizione trentina può leggere qui di seguito la ricetta che mi sono fatta dare dai miei cuochi chiacchieroni (non pensavo che i trentini parlassero così tanto… persino più di me). 😉

Tortei de patate della Val di Non

Ingredienti per 4 persone:

– 1 chilo di patate a pasta bianca
– 100 gr di farina bianca
– Sale q.b.
– Olio di arachide per friggere

Preparazione:

  • Sbucciare le patate e grattugiarle a grana grossa.
  • Unire la farina e il sale, quindi impastare col cucchiaio dello ‘zio Paolo’ (un cucchiaio abbondante, loro lo chiamano così).
  • Friggere fino a doratura.
  • Quindi stendere su una carta assorbente, e servire con affettati e formaggi tipici trentini.

Per quanto riguarda il vino, mi hanno consigliato di abbinare un buon Teroldego, e se volete, per il dopo cena, una buonissima grappa aromatizzata all’Asperula, un’erba officinale che si trova nei boschi.

Come dico sempre le ‘Persone’ sono la chiave di tutto, salute, e arrivederci al Frutteto del Parco!

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Frutteto del Parco – Via del Laghetto 56 – Ceriano Laghetto (MB)

www.frutteto.biz – E mail: info@frutteto.biz




Gaetano Besana, da fotografo a contadino in un’oasi verde della Brianza

Cosa ci spinge ad avvicinarci alla terra?

Corriamo e viviamo nella continua ricerca di traguardi senza renderci conto che l’esigenza primaria è l’armonia che riscopriamo stando a contatto con la natura. Una vera e propria forza generatrice che dispensa energia vitale, e che ci permette realmente di coltivare e veder crescere in noi la pace.

“Il vero viaggio di scoperta non consiste nell’esplorare nuovi terre, ma nell’avere nuovi occhi”.  Marcel Proust

Ho incontrato Gaetano Besana poco tempo fa, in un pomeriggio di primavera.

Conoscendo i miei gusti in materia di ambiente mi avevano suggerito da tempo una visita nel luogo che aveva fondato. Al mio arrivo lo sguardo si è perso nei bei paesaggi delle colline della Brianza, poco distanti da casa, ma quanto basta perché l’ambiente si trasformi.

Gaetano Besana, da fotografo di moda in un mondo di vetrine a contadino nel mondo della terra. Cosa lo ha spinto a fermarsi sulle colline della Brianza? La risposta è semplice, la stessa per molti. La pace che ti trasmette la terra con i suoi cicli naturali e con il suo silenzio, unica risposta alla vita vera, quella che faticosamente cerchiamo nella materialità, fonte di felicità virtuale, di veloce consumo, e di poca permanenza nell’anima e nella memoria.

Gaetano, dopo aver ereditato un appezzamento di terra dal padre, nel 1998 decide di acquistare dei terreni con un borgo abbandonato vicino al Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone.

Dopo tredici anni dedicati alla ristrutturazione nasce un’oasi di biodiversità, l’Oasi di Galbusera Bianca a Rovagnate, in provincia di Lecco.

Un borgo agricolo sostenibile affiliato al sistema Oasi di WWF.  Venti ettari tra boschi e colline terrazzate in cui si coltivano ortaggi e tanta frutta autoctona.

Centoventi varietà di mele, sessanta di pere, trenta di fichi, venti di prugne, sessanta di pomodori, che vengono lavorate e trasformate in marmellate e conserve direttamente nel complesso agricolo.

A completamento di quest’oasi verde un’osteria e una locanda di cucina naturale, e in aggiunta un agriturismo con undici camere tematiche dal gusto rurale. Ognuna arredata in modo singolare, alcune con vecchi mobili di famiglia, e altre con oggetti provenienti dai vari paesi del mondo che Gaetano ha visitato.

Una in particolare mi ha colpito, quella del fieno, facile capire il perché, basta solo guardare la foto…

La realizzazione del progetto di recupero dell’Oasi di biodiversità di Galbusera Bianca è stata riconosciuta alla BIT – Borsa Internazionale del Turismo il 15 Febbraio scorso a Milano; l’ambito quello della prima edizione di Green Travel Awards Premio GIST per le eccellenze del turismo sostenibile e responsabile

Il Gruppo Italiano Stampa Turistica, seguendo le linee guida della Carta europea del turismo sostenibile e responsabile, ha premiato l’impegno dimostrato in tal senso per la categoria Agriturismi.

Mentre ascoltavo il racconto di vita di Gaetano ho piacevolmente goduto della pace del posto, ma non solo. Oltre a gustarmi un sorbetto bio alla frutta, ho assaggiato il liquore alla Spirea di sua produzione.

Per chi non la conosce, la Spirea è un fiore dalle proprietà antinfiammatorie usato in fitoterapia per i dolori articolari e per gli stati influenzali.

“L’Oasi di biodiversità di Galbusera Bianca, uno stile di vita in armonia con la natura che porti le persone a ritrovare le proprie radici,  perché la Terra cura l’uomo che cura la terra” Gaetano Besana

Gaetano Besana




L’ingegnere brianzolo nelle vigne delle terre armate

“Le terre armate direte…? Ah bè, siamo apposto, se si armano anche le terre ora!” Datemi un attimo, che vi spiego!  Questo è forse l’unico caso in cui l’armatura, è di gran lunga una vera fortuna!

Recentemente ho avuto il piacere di conoscere Gianni Cogo, vignaiolo brianzolo, o meglio, ingegnere brianzolo che per passione produce vino a Bonassola alle porte del golfo del Tigullio e del parco delle cinque terre.

Bonassola, antico borgo marinaro dai vicoli stretti e dal clima mediterraneo in cui si può passeggiare guardando il mare tra bouganvillee, ginestre, alberi di ulivo e di pino, erbe aromatiche e agrumeti.

Gianni ha origini venete come me; il destino lo ha portato ad innamorarsi di un fazzoletto di terra sulle colline del Levante ligure; le terrazze a ridosso del mare strappate grazie alle opere di ingegneria naturalistica, sono la sua caratteristica saliente.

L’Azienda Agricola Valdiscalve nata nel 2003, gestisce 4000 mq di terreni acquisiti grazie ad una ricostruzione e meccanizzazione dei terrazzamenti; è condotta da Gianni insieme alla moglie Maria, architetto di professione, vignaiola per passione. Dai vitigni autoctoni Vermentino, Albarola e Bosco, nei Poderi Reggimonti e Salice, tra la brezza iodata nasce il suo VermentIng Colline di Levanto Bianco D.O.C.

Con Gianni ho passato un intero pomeriggio a parlare, come piace a me, per conoscere e capire.  Le difficoltà che accomunano i racconti di chi investe la propria energia e la voglia di fare nell’agricoltura sono ormai una triste consuetudine a me ben nota.  La cosa interessante, che mi affascina e che mi piace scoprire, è quell’elemento distintivo che ciascuno di noi mettendo a frutto la propria esperienza trasferisce nel proprio operato.

Sono sempre più convinta che la terra ci possa salvare se sapremo salvare lei…  Gianni Cogo sta andando proprio in questa direzione, unendo l’esperienza del suo lavoro alla passione per la viticoltura. Nel rispetto delle caratteristiche del territorio ha applicato “la tecnica delle terre armate” per ripristinare le antiche terrazze.

  • Lascio a Gianni il compito di spiegare meglio di cosa si tratta:

Le terre armate sono costituite da un sostegno in acciaio internamente rivestito da una rete in yuta e ancorato al terreno. Dopo essere riempite di terra, le terre armate vengono inerbite con erbe tradizionali. Permettono di stabilizzare terreni anche con pendenze scoscese, perdurano nel tempo, si inseriscono armonicamente nel paesaggio e permettono di sfruttare al meglio la superficie di terreno coltivabile.

Il ripristino delle terrazze con tecniche moderne ha inoltre permesso di regimentare gli scoli di acqua piovana così da ridurre il rischio di smottamenti del terreno. Le terrazze sono meccanizzate, ovverosono state congiunte con un sistema di “sentieri” percorribili con dei piccoli mezzi agricoli (trattorini). Su ogni terrazza è presente un sistema di irrigamento centralizzato “a goccia” che permette di ridurre al massimo gli sprechi idrici innaffiando direttamente ogni vite alla base secondo le necessità della stagione. Grazie a questo sistema, la percentuale di barbatelle che non attecchiscono è estremamenteridotta.

Riprendo la parola io per dire che…

Tengo molto ad  approfondire questo tema visto il rischio idrogeologico del nostro paese. L’argomento è stato affrontato recentemente a Roma in una Conferenza nazionale che ha coinvolto associazioni legate all’ambiente ed esperti del settore. I dati emersi non poco allarmanti. Ben 6.633 comuni a rischio idrogeologico. Frane, alluvioni, smottamenti, devastazioni ambientali, conseguenti alla speculazione edilizia, alla scarsa attenzione per il patrimonio boschivo, all’abbandono di terreni per politiche agricole poco accorte, che non aiutano il lavoro dei contadini e compromettono lo sviluppo dell’agricoltura.

La Liguria è una delle sfortunate regioni protagoniste di queste disavventure.  Lo scorso autunno colpita nel cuore delle Cinque Terre con la caduta della Via dell’amore, un percorso sospeso famoso nel mondo; senza dimenticare poi il disastro causato dall’alluvione che ha coinvolto precedentemente anche la Toscana con cumuli di detriti e fango che hanno sommerso intere zone.

Stiamo vivendo una gravissima emergenza economica e ambientale conseguente a errori imperdonabili di incapaci che hanno speculato sul territorio e sugli Italiani. Le denunce continue gridate a più voci non devono essere motivo di speculazione. Chi di competenza, dovrà con urgenza mettere sui tavoli dei lavori il tema agricoltura, per porre in condizione agevole chi può ancora far si che l’Italia si risollevi dal fango che l’ha investita.

Il rapporto uomo-natura si è dissociato come il rapporto uomo-uomo, la perdita di collegamento e di relazione con la natura ha accresciuto il disagio esistenziale… Ma il rifugio è pur sempre la riscoperta del mondo, della natura, e la presa di coscienza di ciò che ci sta attorno…

Prof. Paolo Michele Erede (medico e filosofo)




Che ne dite di un orto sul tetto?

Direte: “Un’orto sul tetto? Cinzia, ma che dici?!”  Dico che  avete capito bene! Un orto sul tetto per la riduzione dell’inquinamento dell’aria, per favorire l’isolamento termico dell’edificio, per regolare i flussi delle acque piovane, e soprattutto, per coltivare frutta e verdura! 😉

In molti paesi come la Norvegia, il Giappone, gli USA è tendenza ormai diffusa.  Bene, io ne ho visto uno proprio qualche giorno fa, a I Giardinè, una bella realtà biologica a Missaglia (LC),  nel Parco di Montevecchia.  Albertina Ornaghi e il marito Giancarlo sono un esempio concreto di chi la Terra la ama e soprattutto  la rispetta, coltivando frutta e verdura in modo naturale e senza concimi chimici.

Da loro ho scoperto frutti dimenticati come l’Azzeruolo, erbe aromatiche come la Salvia Ananas, il Sedano selvatico, l’Erba di San Pietro, la Perilla frutescens… senza dimenticare erbe spontanee come la Portulaca, il Silene e la Pimpinella. Vi ricordate il detto: “l’insalata non è buona e non è bella se non c’è la pimpinella!” 😉

Terra, dal latino Terra.  Il terzo pianeta in ordine di distanza dal Sole e il più grande dei pianeti terrestri del sistema solare. Il pianeta su cui vivono tutte le specie viventi conosciute. L’unico corpo planetario del sistema solare adatto a sostenere la vita. Il futuro del pianeta è legato a quello del Sole, ma dipende anche da noi.

I nostri errori, le nostre esigenze insaziabili l’hanno intossicata.  Ognuno di noi nel suo piccolo può fare qualcosa per curarla, esattamente come fanno Albertina e Giancarlo ai Giardinè.

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Passo a loro la parola…

  • I Giardinè, un’avventura nata un anno fa. Mi raccontate il vostro progetto?

La nostra avventura nata dalla passione per le erbe selvatiche continua ormai da 27 anni. Nel nostro tempo libero vaghiamo per prati e boschi; dalla Brianza al Trentino alla Valle d’Aosta… Cerchiamo e studiamo fiori, erbe selvatiche e officinali.
Abbiamo cominciato a sognare un pezzo di paradiso in terra in cui coltivare dagli ortaggi ai fiori, dalle erbe officinali ai frutti…

Abbiamo sempre bandito dalle nostre menti i prodotti chimici. Con l’aiuto di documentazioni e libri vari, prepariamo i nostri antiparassitari con le piante da noi coltivate, e con la raccolta spontanea lavorando il suolo con attrezzi non invasivi.  Dopo alcuni errori di percorso abbiamo notato che in natura molti problemi si risolvono da soli, senza l’intervento dell’uomo. Abbiamo così dato una maggiore attenzione all’osservazione dell’ambiente e dei tempi necessari per i cicli della vita naturale. Così è nata la VERICOLTURA: “Vera,  perché nel Naturale c’è la verità”.

  • Una “terra pulita” ritengo sia elemento fondamentale per partire con ogni coltivazione e per ottenere un prodotto sano. Com’è possibile ripristinare terreni che non hanno più questa caratteristica per l’adozione impropria di concimi chimici?

La terra perde la sua naturale fertilità principalmente per 2 motivi:

–  Primo, per una lavorazione non rispettosa degli strati sottostanti la superfice; ad esempio rivoltando e stravolgendo la vita dei micro organismi. La lavorazione meccanica del terreno è indispensabile con attrezzi a basso impatto, giungendo a un compromesso e mantenendo con la terra un rapporto di equilibrio e buon senso, e soprattutto dimenticando il radicato principio del costante e progressivo guadagno.

–  In secondo luogo i prodotti anche naturali (letame non maturo) intossicano la terra avvelenando la vita sottostante, interrompono la catena rigenerativa indebolendo la naturale resistenza delle piante agli agenti patogeni.          

  • Mi spiegate il vostro concetto di naturalità?

La naturalità per ogni essere vivente è l’assenza nel proprio habitat, di alterazioni artificiali prodotte dall’uomo (la terra è un contenitore di esseri viventi). L’uomo è un anello della catena della vita.  Ogni fiore ha il suo colore, ogni erba ha il suo profumo e la sua segreta virtù.

  • Come avete vissuto la siccità di quest’anno?

La siccità di quest’anno la si può interpretare in vari modi. Evento straordinario o cambiamento graduale del clima futuro?  In tutti i casi circa due mesi e mezzo di assenza totale di precipitazioni ci ha dato la possibilità di osservare le reazioni delle piante orticole e degli insetti. Con modalità diverse i vari tipi di ortaggi a conduzione naturale (senza apporto di acqua), hanno gradualmente diminuito la produzione sino al totale blocco, e l’apparente loro disseccamento. Con le prime piogge in breve tempo, tutto è ritornato alla vita con ottimi prodotti.

  • Collaborate con Terra Madre…  mi raccontate la vostra esperienza?

Ho scoperto TERRA MADRE a Torino nella passata edizione. Ascoltando Roberto Burdese,  Andrea Segrè, Shiva Vandana e  le esperienze di vita quotidiana di contadini di varie parti del mondo, ho capito che i principi di Terra Madre erano lo specchio del nostro pensiero e modus operandi.  Difesa della biodiversità (da anni propaghiamo molti semi e a volte recuperiamo specie in estinzione) lotta allo spreco, cibo per la salute… Non mi ritengo all’altezza di collaborare con gli esperti di Terra Madre anni luce distanti da me, ma nel mio piccolo vorrei portare le mie esperienze positive e negative, a quanti sognano per il futuro un mondo PULITO e GIUSTO.

  • Praticate l’apicoltura.  Ho letto recentemente alcuni attacchi in cui si accusano gli apicoltori di sfruttare le api. Cosa ne pensate?

L’Apicoltura a mio avviso, non è differente dal problema della terra. L’ape produce il miele per la sua sopravvivenza, e noi da questo prodotto ricaviamo vantaggi e benefici.
La loro presenza stabile nel territorio anche nei momenti di scarsa produzione, è un fattore indispensabile per il corretto equilibrio naturale .
Le api sono nostre alleate per la sopravvivenza, e non vanno considerate solo un mezzo da reddito.

  • Il vostro “tetto verde” è un esempio che mi auguro si possa moltiplicare per i benefici che apporta all’ambiente. Quali sono i consigli che potete dare alle persone che vogliono intraprendere questa scelta?

Alla realizzazione del tetto verde siamo arrivati con molte difficoltà.  Seppur diffuso da molto tempo, e oggi anche incentivato in alcuni stati del nord Europa per i suoi vantaggi, qui da noi incontra molto disinteresse. Il nostro primo obiettivo era ambientale perché non sopportavamo l’idea di deturpare il paesaggio agreste con la visione di un tetto.  Pensando poi alla velocita dell’acqua con i temporali su un tetto convenzionale, e il successivo scorrimento violento, ci si è posti l’obiettivo di contenere seppur in minima parte un eventuale danno ambientale. Senza tralasciare gli altri vantaggi, come ad esempio i benefici climatici all’abitazione.

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Un consiglio: non vi demoralizzate se all’idea di migliorare l’ambiente in cui vivete troverete persone scettiche. Sicuramente troverete chi vi approva; l’importante è affidare l’esecuzione a persone competenti sia per la preparazione del letto, sia per la tipologia del terriccio di base.

La Terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla Terra.

Capriolo Zoppo (Nativi americani)

I Giardinè 
Cascina Pianeta VI  – Missaglia (LC)
 
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