E tutto iniziò tra le dolci colline di Champagnole, con il canto delle upupe e le anime della vigna…
Vorrei che mi leggeste, mentre vi accompagnano le dolci canzoni di Charles Aznavour e di Gilbert Bècaud, come è successo a me mentre vivevo questa mia avventura.
Ho pensato molto a come iniziare questa mia storia, una storia d’amore, de la pasión, di contrasti, ma una storia vera, una storia d’altri tempi, che ti fa credere nella gente, che ti fa sperare che il mondo può cambiare, che ti fa comprendere che il nostro legame con la terra è inscindibile, indissolubile, e solo lei ci può salvare.
La mia vita non è stata semplice, tutt’altro. Continui ostacoli da superare, a volte quasi insormontabili. Ma c’è una luce davanti a me che mi fa andare avanti, che mi fa credere nelle persone, che mi fa vedere quella fiamma che arde nelle anime, che ti trasmette energia ed emozioni, speranza e voglia inesauribile di assaporare la vita in tutti i suoi aspetti. E io li guardo con la mia luce, e loro te la ritrasmettono. Ed è questa la cosa bella…
Questo mio racconto inizia una domenica come tante altre. Dopo un pomeriggio di chiacchiere con amiche, di ritorno a casa. Fui invitata a commentare un’intervista ad una donna, Anna…
Ma non solo Anna, la titolare della cantina, gioca un ruolo importante in questa storia. Ci sono tante anime che intorno a lei fervono di energia, di passioni e di contrasti. Questa vigna, “la vera protagonista”, ha un cuore che pulsa, e nonostante le continue avversità, tiene in piedi questo amore per la terra e incita tutti ad andare avanti.
Pensate che esagero… nooo! Ero li con Anna a passeggiare tra i filari di questa vite… li scaturiva energia, percepivo quasi una atmosfera magica. Ero avvolta da presenze che continuano a vivere nonostante le sciagure accorse. Sono percezioni che si devono provare. Sappiamo bene quanto siamo scettici quando non tocchiamo con mano. Vi chiederete il senso di questa mia affermazione, difficile a spiegarsi, sensazioni, si sensazioni provate nell’ascoltare Anna nei suoi racconti.
Passeggiando in quella vigna si avvertiva la presenza di Sabrina, compagna del titolare delle vigne, scomparsa dopo un male incurabile, y Giuliano, amico e grande aiuto nei vigneti e nelle cantine, tragicamente deceduto dopo essere precipitato dal suo elicottero un giorno, poco dopo aver sorvolato quei filari. E che dire di Gianni titolare del vigneto… Con la sua eleganza e il suo fervore mi raccontava le storie della sua terra e delle tipicità Valdostane. E la dolce Nelly’, amica, promotrice e fotografa del vigneto.
E a guardare tutti loro, ero la io, tra le colline di Champagnole, piccola frazione di Villeneuve ad Aosta, deliziata, da tante belle anime. E le upupe, con il loro piumaggio vistoso e il loro canto che riportava in me i bei ricordi dell’infanzia, in campagna dagli zii a Treviso.
Ma iniziamo la mia storia…
Dopo avere letto l’intervista di Anna, nacque in me la voglia irrefrenabile di conoscerla. La passione che sentivo in quella donna mi apparteneva e mi attirava. Riuscii quindi a procurarmi il suo numero telefonico, e dopo alcuni contatti preliminari via mail, la chiamai.
La sua voce non smentiva le mie impressioni. Era lei la donna che avevo idealizzato. Dopo aver scambiato alcune confidenze reciproche sulle nostre vite, le dissi che avrei avuto piacere d’incontrarla. Lei non esitò, anzi mi disse che sentiva un legame recondito con la mia voce. Sensazioni disse, e insistette perché alla mia venuta mi fermassi direttamente da lei a dormire. La cosa mi procurò una forte emozione… Il fatto che una persona conosciuta così in un attimo, potesse tendermi la mano, era per me fonte di felicità che esprimevo così. Sono un’inguaribile romantica sensibile, ma mi piaccio cosi, e non mi sforzo di cambiare.
Ci accordammo sulla data, e finalmente il momento arrivò. Disto da lei 200 km, e guidare mi piace, con mis paradas, fotografando qui e la. A volte fermandomi in posti azzardati. Se vedete una testa bionda con una macchina fotografica viola, sono io!
Finalmente arrivai a Champagnole. Vidi l’insegna stradale, e mi diressi verso una stradina di campagna sterrata tra due vigneti. Mi ritrovai in un cortile ghiaioso circondata da costruzioni tipiche. Non c’erano insegne relative al vigneto, quindi dopo aver parcheggiato la macchina, un po’ timorosa, incominciai a guardarmi attorno. Dovete sapere che sono molto curiosa, ovviamente nel senso positivo del termine. Mi piace godere con gli occhi di ogni angolo sperduto. Guardando qui e la, finalmente vidi una scritta a pennello tra grappoli d’uva su un muro bianco.
Capii di essere giunta finalmente a destinazione. Mi guardai attorno come in esplorazione. Ero immersa nel verde di un giardino semi selvatico sotto un vecchio tiglio. Poco distante vidi un pergolato in legno con a fianco un forno bianco in muratura, e una fontana dalla quale gorgogliava uno zampillo d’acqua che si riversava in un tronco di legno chiaro dipinto con maestria e richiami a tema. Mi adoperai subito con la macchina fotografica entusiasta di ciò che vedevo, scattando velocemente ogni angolo suggestivo. Un venticello delicato sembrava accompagnarmi, dandomi la sensazione di avvolgermi piacevolmente in un benvenuto abbraccio.
In realtà mi sentivo osservata, io con il mio giacchino rosso, mi sentivo circondata da occhi curiosi. Tutto ciò fino all’arrivo di una macchina che parcheggiò a fianco alla mia, e che mi permise di uscire da quell’atmosfera sognante in cui mi ero immersa. Dall’auto scesero due persone di mezza età, che mi guardarono distrattamente.
Mi sentii in dovere di presentarmi anche se non mi fu richiesto, dissi loro che ero un’amica di Anna, e che la stavo aspettando. La signora bionda mi guardò curiosa, era accompagnata da un uomo che non mi rivolse la parola, alzò per un istante gli occhi senza darmi molta importanza. Non avendo ancora scorto nessuno dal momento in cui ero arrivata, mi permisi di chiedere loro informazioni, ma mi fu subito risposto che non sapevamo aiutarmi in alcun modo. Decisi allora di chiamarla al telefono. Mi rispose pronta, con tono vispo, dandomi precise indicazioni per raggiungerla in una trattoria poco distante dove stava pranzando con degli amici. Giunsi a destinazione in pochi minuti.
Ad accogliermi sul ciglio della strada lei…
Dopo un abbraccio e i saluti preliminari le spiegai il mio arrivo, e seppi allora che alla vigna avevo incrociato i suoi genitori. Mi condusse al tavolo dove fui immediatamente accolta da visi sorridenti che con calore mi strinsero la mano bramosi di sapere cosa mi aveva condotta fin li. L’atmosfera si scaldò subito, e tra sorrisi e battute scherzose fui sommersa da domande. Gianni in particolar modo mi poneva continui quesiti, trovandomi pronta alle risposte. Notavo che mi ascoltava attentamente, curioso di capire quale forza mi avesse spinto tanto, da giungere a loro. La risposta io la sapevo bene: "Vedere la passione nelle persone ormai tanta rara, quella passione che per me è il motore della vita…"
Mentre il tempo passava velocemente, mi rendevo conto di essere li fra persone sconosciute che pian piano non lo erano più. E io parlavo e parlavo, col mio fiume abituale di chiacchiere. Uno, sono un’irriducibile chiacchierona, mi piace raccontarmi, convintissima che aprendosi sinceramente alle persone dai esperienza di vita e ne ricevi altrettanta. E’ come un viaggio virtuale, e mi piace, mi piace moltissimo ascoltare quanto le vite possano essere avventurose e a volte tragiche.
A farci capire che si era fatto tardi fu il cameriere che un pochino imbarazzato ci disse che erano prossimi a chiudere. Ci guardammo quasi sorpresi e ci rendemmo conto dell’ora. Decidemmo quindi di avviarci al vigneto per immergerci in quell’atmosfera che fortemente mi aveva calamitato li.
Appena arrivate alla vigna, Anna mi presentò i suoi genitori. La coppia mi guardava con occhio diverso, scusandosi per la fredda accoglienza al mio precedente arrivo. Entonces, dopo le varie presentazioni di rito, decidemmo di fare una passeggiata tra i filari, io e lei.
Mi spiegò come giunse fin li la prima volta quando un giorno nella primavera del 2008 raggiunse i suoi genitori in un piccolo appezzamento di terreno della vigna preso in affitto ed adibito ad orto. Vide un uomo, Gianni, che potava filari con un grosso forbicione. Osservandolo in quel rituale di movimenti, pian piano gli fece capire il suo interesse, la sua curiosità, e decise di imitarlo. Senza rendersene conto s’innamorò della vigna, di quell’atmosfera, e di quella pace che le dava il contatto con la terra.
In quel periodo Anna all’ora trentanovenne, aveva avuto problemi sul lavoro, grosse difficoltà con il suo diretto responsabile, grosse ingiustizie e accuse nei suoi confronti poi rivelatesi infondate. Le conseguenze furono drastiche e dovette suo malgrado andarsene. Dopo una causa vinta rimaneva solo la soddisfazione di aver dimostrato la sua buona fede. Doveva ricominciare, ripartire, e si chiedeva come… Ma il destino spesso ci porta sulla strada giusta, sta solo a noi vederla… E cosi fu… L’incontro con Gianni e la sua proposta di gestire la vigna diede una nuova decisiva direzione alla sua vita.
Ma torniamo al suo racconto…
Mentre ci incamminammo, mi raccontava orgogliosa dei quattro appezzamenti delle sue vigne, dislocati in quattro diverse frazioni. Un totale di tre ettari di viticoltura eroica, per le pendenze impervie del terreno che non sempre rendeva facile la sua cura. Anna mi disse che aveva dato ad ognuna un nome, ma che la sua preferita era “Tess”, quella più vecchia. Qui in particolare l’atmosfera che si respirava era carica di sensazioni magiche, io ero li, e riuscivo a percepirle insieme a lei.
Non saprei definire esattamente ciò che provavo. Eravamo li a parlare, así, come amiche da sempre, ma in realtà conosciute da poco, e tutto era molto spirituale. Le percezioni empiriche che provavo mi elevavano ad uno stadio quasi irreale, e dovetti risvegliarmi da un torpore ipnotico. La passionalità con cui Anna mi raccontava le vicende delle anime della vigna mi incantava. Ascoltandola avevo quasi l’impressione che quelle terre erano pervase da forze contrarie, negative e positive che si scontravano, ma che insistentemente predominasse l’amore e la passione, che vince contro tutto, permettendo di tenere in vita un sogno che io ormai sentivo fortemente appartenere anche a me. La vigna era la continuità della vita. Ero stata rapita da quella terra. La sua energia mi aveva conquistato e ormai non potevo più esimermi dall’impegno che pian piano senza rendermi conto andavo ad assumere.
Ma torniamo alla vera protagonista di questa mia storia…
Anna mi raccontò della vigna dello Chardonnay nella frazione di Verne, a Villeneuve. Sorgeva a 750 metri sul livello del mare e aveva un dislivello importante con conseguenti difficoltà nella sua gestione. Il secondo appezzamento era situato a Tessey vicino a Villeneuve, un 650 metri d’altitudine. Questa vigna la più vecchia risaliva al 1930, qui nasceva il Petit Rouge. La terza a San Pierre, era tutta terrazzata con muri in pietra a secco. E infine la quarta, del Pinot Nero e del Muller Thurgau si trovava a Champagnole. Qui c’era anche la cantina, il regno della vigna.
Mi raccontò quanto era difficile seguire i quattro appezzamenti, con i piccoli e grandi problemi di ogni giorno, ma le soddisfazioni erano tali che tutto passava facilmente in secondo piano. La gioia che le dava accudire la vigna, la ripagava della fatica. Poi grazie all’aiuto di Gianni e degli amici meravigliosi e costanti nel tempo, le giornate trascorrevano felicemente.
Mi raccontava come passava piacevolmente il tempo a legare i filari, facendo attenzione a non spezzarli. Durante il periodo della potatura quasi sentendo il “tak” nel taglio e nel cuore, nasceva quasi l’esigenza di scusarsi con la Signora Vite… così la chiamava lei. Entonces, l’emozione di vedere sbocciare le gemme, flores, i pampini che si aggrappano con tenacia… sensazioni che ci regala la natura.
E che bello parlare con lei… si, parlare con la vigna… perché mi diceva “lei ti da lezioni di vita”. E io ascoltavo Anna parlare, quasi in uno stato sognante e quanto la capivo. Rivivevo la mia infanzia, una bambina triste salvata dalla terra. Da ragazzina a Treviso avevo provato le medesime sensazioni nelle vigne dei nonni, e quanto mi avevano salvata, e quanto volevo riviverle…
Il piacere di passare giornate all’aria aperta, i raggi del sole sul viso, camminare a piedi scalzi sul terreno, erano sensazioni impagabili. La vigna era insegnamento di vita, vederla cambiare col passare delle stagioni, vedere i coraggiosi filari che si aggrappano ai fili, come noi alla vita, le dava pace e serenità interiore. Il suo sogno era regalarla al mondo, producendo il vino della Pace. Utopia dite, forse si, forse no. Mi raccontava di come le facevano compagnia le upupe con il loro canto, quei bellissimi uccelli dai colori sgargianti, che nidificavano li nei campi.
E mi diceva che il suo sogno sarebbe stato quello di mettere musica classica nelle vigne. Pero creemos que, estasi pura per chi può capirla. E tutte queste cure portavano alla tanta attesa vendemmia. Alla prossima parteciperò anch’io, e sinceramente non vedo l’ora. Per me rappresenta la celebrazione della vita, con musica e tanti amici, un ritorno alle belle tradizioni del passato, all’amore e alla passione per le cose semplici, per le cose vere. Un ritorno alla mia infanzia in campagna, i più bei ricordi della mia vita.
E con noi tutti ci sarà anche Sabrina, compagna di Gianni per tanti anni nella vita e nelle passioni. Lei aveva dato il primo vitale impulso alla vigna. Le strade del destino però avevano indotto li un’altra donna, Anna, anch’essa trentanovenne. Aquí le rose di Sabrina nel giardino che ogni anno continuavano a sbocciare, e che ricordavano a tutti come la vita continua… E ci sarà anche Giuliano, amico comune di Gianni e di Anna, persona dall’animo speciale, e grande collaboratore delle vigne.
E ritorneremo al passato con la pigiatura fatta a piedi scalzi danzando nei tini… e festeggeremo la vita…