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Una birra prego, ma… artigianale grazie!

La ricetta : “Il Tiramisù alla Birra”

Recentemente ho conosciuto tramite un amico comune, Marco e Mario, un artigiano del mobile e un agente immobiliare, due fratelli che hanno cambiato il loro percorso di vita dirottandolo verso il mondo della birra.  Il loro progetto è quello di far conoscere birrifici artigianali e diffondere cultura birraia.

Visto che la cosa mi ha incuriosito parecchio, sono andata a trovarli nel loro BeerShop Al Frate Birraiolo, e davanti a una birra mi sono fatta raccontare.

  • Dunque… com’è scattata la “scintilla” che ha trasformato la vostra vita?

Siamo da sempre consumatori e amanti della buona birra.  Spinti da uno spirito di cambiamento e dalla situazione economica attuale, abbiamo deciso di trasformare in lavoro la nostra passione.

  • Come reputate la cultura della birra in Italia?

Cinzia, possiamo dirti solo che si fa fatica a parlare di una vera cultura birraia in Italia. Uno degli obiettivi del nostro progetto è proprio quello di avvicinare più persone possibili al mondo della birra.

  • Quali sono le differenze principali tra la birra industriale e la birra artigianale?

La più grossa differenza tra una birra industriale e una artigianale, è che quest’ultima non avendo subito trattamento termico e nessuna filtrazione, mantiene lieviti “vivi e vegeti”,  e quindi in continua fermentazione.

  • Si sente spesso parlare di birra “cruda”.  A voi la parola…

Per birra cruda si intende una birra non pastorizzata, non microfiltrata e quindi libera di esprimere molte proprietà benefiche per il nostro organismo.

– La pastorizzazione è un trattamento termico sterilizzante condotto a 60 °C per circa venti minuti, impiegato dall’industria per eliminare dalla birra ogni microrganismo,  allungando la durata e standardizzando il gusto.

– Una birra non microfiltrata è una birra integra di vitamine, di antiossidanti e di lieviti vivi.

  • Sto scoprendo un vero e proprio mondo della birra artigianale.  Me ne descrivete alcune che vi hanno particolarmente colpito?

Per non far torto a nessuno, diremo che ogni birrificio artigianale ha la sua storia che merita di essere ascoltata…  Noi daremo ad ognuno il giusto spazio.

  • Gli amici scherzando mi prendono in giro perché amo usare i bicchieri “giusti” per il vino, per la birra, e non solo…  Vedo spesso bere birra dalla bottiglia.  Questa abitudine può penalizzare la degustazione?

Innanzitutto ad ogni stile di birra corrisponde il suo bicchiere.  Per quanto riguarda l’abitudine di bere direttamente dalla bottiglia, oltre a penalizzare fortemente la degustazione, fa ingerire molta anidride carbonica provocando  la classica “pancia da frate birraiolo”.

  • Donne e birra… Qual è la vostra opinione?

“Donne e birra” è un bel binomio da far crescere, in quanto troppe donne considerano la birra una bevanda amara. Cinzia, anche se sappiamo che ami la birra rossa… ti ricordi la birra alla ciliegia che ti abbiamo fatto assaggiare?  Eri entusiasta, profumi e sapori perfetti per l’abbinamento con una crostata di ciliegie!

  • Che cosa vi proponete per il presente e per il futuro con il vostro progetto?

Le idee tante… i progetti anche! Per ora diffondere buona cultura della birra, è la nostra massima aspirazione.  Le cose verranno man mano.

  • Birra e cucina… Mi raccontate una ricetta?

Certo Cinzia! Sappiamo che ti piace il tiramisù… ma l’hai mai assaggiato alla birra?

– Stesso procedimento del tiramisù classico,  l’unica differenza è che si devono inzuppare per bene i savoiardi nella birra.

– Una volta pronto servirlo fresco accompagnandolo con un boccale della stessa birra usata nella ricetta. Quando in bocca si incontreranno i due sapori sentirai… un’esplosione di gusto!

 




La gelatina di fiori di Sambuco

La ricetta : “La gelatina di fiori di Sambuco”

di Fausto Delegà

Raccogliere i fiori di Sambuco è un gesto che da grande gioia e riempie il naso di un profumo intenso ed unico. La magia si compie poi nella possibilità di trasferire profumo e aromi in tutte le preparazioni nelle quali i fiori di Sambuco possono essere usati. Una specie di eternizzazione della primavera che si può far riesplodere ogni mattina a colazione, in ogni pranzo o cena sposando questa gelatina con i formaggi.

Attenzione: la pianta del Sambuco, esclusi i fiori e i frutti, è una pianta tossica.

Anche i frutti sono da evitare crudi, per la loro alta proprietà lassativa che conservano in parte anche da cotti, sotto forma di marmellata, per altro squisita. Scurissima, con colore intensissimo e che marca in modo quasi indelebile ogni cosa che tocca.  Attenzione anche a non confondere il Sambuco normale con l’ebulus, erbaceo dai frutti più grossi, immangiabili e tossici, veri purganti micidiali.

 Chiudo con qualche curiosità…

  • Il nome generico Sambucus potrebbe derivare da uno strumento musicale a fiato, in latino noto come “sambuca”.
  • Dal frutto si ottiene un colorante blu e un inchiostro.
  • Il succo della radice è utilizzato per tingere i capelli neri.

La gelatina di Sambuco

A maturazione completa raccogliere 20 fiori di Sambuco possibilmente in giorni assolati, caldi e asciutti.

Metterli a bagno in un litro d’acqua con il succo di un limone biologico per tre giorni, quindi  filtrare con apposita carta e unire al liquido, filtrato e profumato, un kg di zucchero gelificato per litro. Far bollire a fuoco medio per 8 minuti.

Togliere la schiuma bianca che in genere si forma un po’ in superficie,  e poi invasettare  a caldo.

Tappare subito,  lasciar raffreddare e conservare a temperatura ambiente. Si otterrà una perfetta gelatina che tappata, e sottovuoto, si conserverà anche un anno. Una volta aperta tenere in frigorifero.

sambuco




“Gli Amaretti della mia bisnonna Maria…”

La ricetta : “Gli Amaretti Abruzzesi”

di Claudia Marcucci

…le persone e i loro racconti di cucina popolare

Era la vigilia di Natale del  1998, e come tutti gli anni quella sera i miei genitori con i miei nonni andavano alla Santa messa nella chiesa di San Rocco ad Atessa. Io come al solito rimanevo con i miei bisnonni Maria e Nicola.

Come tutti i bambini attendevo impaziente  la mezzanotte per l’arrivo di Babbo Natale. Nell’attesa aiutavo la mia bisnonna Maria nella preparazione di un dolcetto che di tradizione nella nostra famiglia veniva preparato la notte della vigilia.  L’avremmo poi  mangiato durante l’apertura dei regali accompagnandolo per noi bimbi ad un buon bicchiere di latte, e per i più grandi ad un buon bicchiere di vino.

La nonna iniziò a tirare fuori dal frigorifero  il preparato fatto con le mandorle, lo zucchero ben amalgamato con le chiare del uovo,  tenuto poi a riposare per tre ore. Con l’impasto la nonna mi diceva di fare delle palline di media dimensione, che successivamente lei posava su una teglia imburrata infornandole a 150° per 30 minuti.

Mentre gli amaretti cuocendosi  nel fornetto sprigionavano un profumo intenso che ci inebriava,  la nonna mi raccontava che preparare questa ricetta era essenziale per lei, perché la riportava alla sua giovinezza.  Quando le chiesi con stupore il perché di questa tradizione, lei con le lacrime agli occhi guardando il mio bisnonno mi  rispose :

E’ diventata una tradizione perché la vigilia di Natale del 1944 mentre facevo questo dolce per tua nonna Etta, sentii bussare al portone di casa e andai ad aprire…  In quel momento dopo un anno e mezzo ho potuto riabbracciare l’uomo della mia vita che era partito per la guerra ed era tornato a casa sano e salvo dalla sua famiglia. E’ stata l’emozione più bella della mia vita… E’ lì nella mia mente, come una foto ricordo.  Ogni volta che sento l’odore di questo dolce,  la memoria mi riporta a quell’emozione…”

Questo è l’ultimo ricordo che ho della mia bisnonna che ci ha lasciato per sempre pochi mesi dopo…

 

Gli Amaretti della mia bisnonna Maria        

Ingredienti:

● 1 kg di mandorle dolci sbucciate e tritate finemente

● 1 kg di zucchero,

● 10 chiare di uova montate a neve

Preparazione:

Unire le mandorle con lo zucchero  amalgamando bene il tutto con le chiare.

Lasciare riposare per tre ore

Spolverizzare la spianatoia di farina e zucchero in quantità uguale  appoggiando l’impasto

Formare gli amaretti disponendoli su una teglia imburrata  ed infornare a 150° per una trentina di minuti circa

Abbinare vini passiti di grandi profumi  come l’Erbaluce di Caluso Passito, Loazzolo Passito piemontese, il Vino Santo trentino, il Vin Santo toscano, il Passito di Pantelleria o delle Lipari.

 

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