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Io la notte mi vesto con due gocce di… “Olio EVO e Bergamotto”

Marilyn Monroe, simbolo di bellezza e femminilità era solita dire: “La notte mi vesto con due gocce di Chanel numero 5”. Ebbene, siamo entrambe bionde e femminili, ma io la notte amo di gran lunga vestirmi con olio EVO e Bergamotto. Detto questo, lungi da me paragonarmi a questa intramontabile icona del cinema. Ho voluto solo riallacciarmi a questo suo modo di dire per raccontarvi il modo in cui saluto il giorno  e  mi accompagno alla notte.

Sono anni che ormai utilizzo l’olio extra vergine di oliva per mantenere la pelle morbida ed elastica. Ho imparato a farlo grazie ad un medico che me l’ha consigliato durante la mia gravidanza. Ero molto giovane e inesperta. Quando gli chiesi cosa potessi usare per evitare la formazione di ragadi lui deciso mi disse: “Cinzia, niente creme, usa solo un buon olio di oliva spalmandolo quotidianamente sulla pelle.” Io non ho ragadi, forse non ero predisposta, o forse più semplicemente le molte proprietà benefiche dell’olio di oliva e la costanza nell’usarlo le hanno prevenute.

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Ultimamente ne ho scoperto uno veramente speciale, l’Olio EVO con il  Bergamotto che la cara amica Alessandra Paolini produce nella sua Azienda Agricola a Doria, in provincia di Cosenza. Un olio dai profumi molto particolari.

Lo sapevate che la Calabria vanta un’antica coltivazione di Bergamotto risalente alla metà del 1700? Proprio così, ma non solo visto che a livello mondiale è anche la maggiore produttrice di questo agrume DOP dal 2001, i cui oli essenziali vengono impiegati nella produzione dei profumi.

Un mix perfetto per la salute della pelle utilizzato fin dall’antichità. L’olio d’oliva infatti, grazie ai suoi contenuti di vitamina E, vitamina A, beta-carotene e altre sostanze benefiche, contrasta i radicali liberi rallentando l’invecchiamento dei tessuti. In più è un prodotto naturale della nostra agricoltura che fa grande l’Italia nel mondo, meglio di così! 😉

La Natura cura!

Frangivento Cipressino nella terra di Doria

Frangivento Cipressino nella terra di Doria – Fotografia di Alessandra Paolini




Sapori in Poesia. Le frittelle di Glicine

 

Adoro il glicine e il suo colore. Da ragazzina ho passato molti anni in un luogo dove c’era una siepe infinita di questi fiori. Ricordo che passeggiavo e passeggiavo e… mangiavo i pistilli. Ebbene, qualche sera fa tornando a casa ho visto una nuvola rosa di grappoli di glicine. Di colpo ho bloccato la macchina, come ormai spesso accade quando qualcosa attira la mia attenzione. Non mi voglio perdere nulla, non più. E’ così che ho immerso il naso e ho incominciato ad aspirare. Un profumo delicato ma intenso, che rimane nella memoria, come è successo a me.

Non ho potuto fare a meno di fotografarli e di scrivere li sul posto le mie sensazioni. E’ irrefrenabile ormai questa voglia di fermare i ricordi e le emozioni. Le immagini, se condivise, suscitano a loro volta nelle persone pensieri ed emozioni. Lo sapete che cosa è nata da questa mia condivisione? Una poesia dell’amica Alessandra Paolini, una donna  che produce olio extra vergine di oliva in Calabria, e delle frittelle che mi ha preparato il mio amico cuoco Simone Toninato. Si, perché oltre ad annusare e ad ammirare i grappoli di glicine, ho fatto un piccolo furto fiorito. 😉

In realtà i fiori oltre alla vista ci appagano il palato attraverso molte preparazioni. Laura Rangoni, scrittrice enogastronomica e cuoca in primis, suggerisce l’uso dei petali della magnolia e dell’acacia. Marina Betto, scrittrice, sommelier e appassionata di piante e fiori (ha scritto un libro sul giardinaggio in terrazza), aggiunge che i fiori commestibili sono tantissimi ma devono essere coltivati senza anticrittogamici (prodotti chimici usati contro i parassiti).  La marmellata di rose, le violette candite, il gelato di gelsomino, i nasturzi in insalata… sapori molto particolari a cui non siamo abituati, ma da provare!

Avete mai assaggiato la felicità?

si arrampica,Glicine ricetta
vorace, lungo i tralicci
e riempie di glicine
l’occaso

è fragrante,
croccante,
ed elegante

è copiosa
lungo le nudità
dei tronchi nodosi
che hanno attraversato
tempeste e sterilità

se stringe troppo
il cuore lo incatena
e ricopre
di petali lillà:

è una frittella di glicine
la felicità!

di Alessandra Paolini

    

E se coltivassimo campi di fiori…?




“Un #TamTamxlaTerra, per chi crede che il futuro lo abbiamo sotto i piedi…”

Come scrive Wikipedia:  “Il tam-tam è un tipo di tamburo usato da alcuni popoli africani come strumento di comunicazione a distanza per diffondere un messaggio di villaggio in villaggio. Metaforicamente, il diffondersi delle informazioni tramite passaparola.”

Bene, è da qualche giorno che a modo mio, per fare sinergia, ho lanciato un hashtag su twitter, per i più un motto per unire e far conoscere produttori; produttori italiani che incontro e che incontrerò nel mio girovagare sui social media e soprattutto… piano piano di persona. E ora di dire BASTA agli egoismi, e ora di darsi la mano! Uniti si può ancora! Sparpagliarsi non giova a nessuno. Si deve ripartire soprattutto dalle “Persone”, poi con buoni progetti, si può andare lontano…

Lo scritto che riporto qui di seguito è lo sfogo di un’amica, una produttrice d’olio d’oliva in terra di Calabria. L’Italia VUOTA della quale parla sono convinta che si possa ancora colmare… Io incontro tanta gente, le persone hanno soprattutto bisogno di tornare a credere in qualcuno che li unisca, e in cui possano riporre fiducia! Forza Italiani! Io voglio un #TamTamxla Terra!

 “Chi uccide con lo sfruttamento, con l’ipocrisia o con l’indifferenza il mondo rurale sta cancellando il futuro”.

di Alessandra Paolini

Non chiedetevi cosa state facendo…

Non chiedetevi chi sta coltivando il grano sul quale farete forbite dissertazioni gastronomiche, chi pota le arance che spremerete per gli aperitivi più innovativi, chi è chino a legare le prime delle pesche, chi fresa, chi concima, chi dirada…

Questo mondo non vi appartiene è nei margini dove la vostra cupidigia l’ha appartato, vi girate intorno come iene mai sazie fino a quando dovrete voltarvi in cerca di altre carcasse, le vostre! Perché chi uccide con lo sfruttamento, con l’ipocrisia o con l’indifferenza il mondo rurale sta cancellando il futuro. Non chiedetevi cosa state facendo…

Ed ecco oggi la mia piccola provocazione, il sassolino che lancio, un concreto S.O.S. a nave amica:

Denunciamo!

Ma denunciamo sparando a zero su queste paludi schifose nelle quali la cultura contadina o diciamo l’imprenditoria agricola sta affondando!

Raccontiamola la storia di un prototipo di figuro (uso il maschile perché il termine è tale, ma io mi sono appena imbattuta in una figura) che ritiene che ai ciba-polli li si possa schiacciare come si ritiene; un po’ meno magari a quelli della categoria che spremono uva, visto che la suddetta si pregia di essere titolare di un’enoteca, ma di una vecchia meschina mescita di vino per ubriaconi non sarebbe degna di tener le redini!

E raccontiamolo di queste frange o forse son qualcosa di ben più corposo? Che vogliono qualità a prezzo zero incassabile a dodici mesi, come l’obolo che dai per spurgarti dai peccati! L’Italia sta in crisi? NO! L’Italia cercherà ancora la crisi che non ha compiutamente raggiunto, prova ne è l’esistenza e la sussistenza economica di Italiani che non sanno fare il loro lavoro, ma, purtroppo, ancora continuano a lavorare a danno e discapito di chi lavora bene fra mille difficoltà, e prova pure a migliorarsi!

Fino a quando esisterà la GDO (grande distribuzione organizzata) che non capisce un caspita di quello che vende e l’idiota che spende 300 euro per cena ma poi pidocchia sul chilo di agrumi, fino a quando c’è la signora in visone che chiede come mai un chilo di pesche costi così tanto, fino a quando c’è il ristoratore i cui dipendenti ricevono per mancia più di quanto a loro costa una bottiglia di olio, ma quest’ultima te la pagano solo se ti danni a ricordargli che la fattura ha data dell’anno precedente, fino a quando tutto ciò esiste e prolifera, l’Italia resterà la discarica che è diventata, perché gli uomini che la abitano al pari di quelli che la governano non vogliono capire niente ed investono sui simboli e lo sventolio delle bandiere (verdi come i soldi) anche se poi non sanno bene se siano o meno vantaggiosi.

Ma l’Italia non è in crisi, l’Italia è VUOTA, il ché è ben diverso, la crisi, anche quella economica, presuppone dal mio canto una capacità introspettiva per cogliere ed elaborare al meglio la presenza di uno stato di crisi, di contro, il vuoto può provarlo e lo prova anche un frigorifero di classe E, proprio come noi italiani, freddi, vuoti e stolti e voraci consumatori!

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