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“Due chiacchiere con… Maria Elena Curzio, una cuoca a domicilio”

Maria Elena Curzio, Presidente dell’Associazione Nazionale  Cuoche a domicilio.

Un’infanzia trascorsa con sua nonna Jolanda, donna verace del sud che cucinava ascoltando musica lirica napoletana, che raccontava le ricette come se fossero fiabe, che parlava con gli ingredienti… che le diceva che “ogni ricetta custodisce un segreto”.

Ho conosciuto Maria Elena a Olio Officina Food Festival, tra le donne dell’olio. Li abbiamo chiacchierato a lungo sulla voglia di recuperare le tradizioni della cucina di una volta, quella semplice, quella della nostra infanzia.

Con Maria Grazia Barone, Maria Elena Curzio e Laura Elisa Turri.

Con Maria Elena Curzio e Laura Elisa Turri.

  • Maria Elena, le passioni nascono spesso dalle esperienze fatte crescendo. Com’è nata la tua?

Ricordo quando mia nonna faceva la “frittata di pasta con il tesoro”. Una frittata tradizionale con l’aggiunta della mollica usata per pulire la ciotola nella quale aveva sbattuto le uova. Nonna Jolanda diceva a noi nipoti che chi trovava la mollica avrebbe avuto fortuna. E’ da qui che è nata la mia passione… dall’odore della pastiera infornata di notte, dalle patate fritte preparate quando ero triste. Cucinare è dare amore a chi si ama.

  • Sei Presidente dell’Associazione Cuoche a domicilio. Come ti è nata l’idea di fondarla?

Dopo un tumore al seno fortunatamente superato, ho deciso che avrei vissuto la mia vita trasformando la mia passione per la cucina in un mestiere, per creare qualcosa di mio. Ho deciso di affinare la mia professionalità non con corsi di cucina, ma lavorando nella cucina di un grande chef, Gennaro Esposito. Da lui ho imparato la fatica del lavoro, il rigore, il rispetto per i prodotti, il lavoro di squadra.

A lui parlai del mio sogno e del lavoro che volevo intraprendere. Dopo avermi ascoltato mi lanciò una sfida. Avrei dovuto trovare donne che cucinando nelle case delle persone, trasferissero la passione per la cucina e per le tradizioni… insegnando il buono. Mi avrebbe invitato alla famosa Festa a Vico che lui organizza ogni anno. Così è stato. Dopo aver contattato via internet tantissime cuoche a domicilio il 25 maggio del 2011 è nata l’Associazione Nazionale Cuoche a domicilio.

Lo scopo che ci prefiggiamo è la valorizzazione, la conservazione, e la divulgazione delle ricette culinarie tradizionali italiane. Le cuoche che ne fanno parte con le loro iniziative e la voglia di mettersi in gioco, si propongono di rieducare coloro che le seguono, al piacere dei profumi e del gusto del cibo, nobilitando il lavoro della donna che cucina.

  • Tra i tuoi associati hai solo donne o hai anche richieste  di… “cuochi” a domicilio?

Ho scelto di avere solo donne perché  il mestiere di cuoco a domicilio nasce al maschile con i “monsù”, i protagonisti che, con la loro arte culinaria, cucinavano ai nobili. Un retaggio culturale che conduceva solo gli uomini ad essere chef. L’economia, la cultura, la tradizione, l’educazione alimentare era mestiere delle donne che io vorrei nobilitare con il loro lavoro e con i lussi della semplicità.

  • Come si svolge esattamente questa vostra attività?

Chiamare una cuoca a domicilio è un’esperienza unica; una persona che porta con se la passione e la gioia di cucinare. Insieme alla padrona di casa valuta le intolleranze, decide il menù e l’allestimento della tavola. E’ la cuoca a domicilio che va a fare la spesa. Qualche ora prima dell’evento arriva come una Mary Poppins con valigie magiche piene di bontà e di attrezzi che in cucina daranno vita alla magia. Mentre la padrona di casa intrattiene i suoi ospiti, serve i piatti agli invitati e racconta le preparazioni nell’attesa di vedere le espressioni del piacere di assaggiare.

  • Mi racconti qualche esperienza di vita reale vissuta nello svolgimento della vostra attività ?

Ti racconto una bella esperienza ed una complicata.

La bella esperienza è quella della prima volta che ho partecipato alla festa a Vico. Dovevo preparare il pranzo dopo la conferenza stampa alla quale erano presenti tantissimi chef sellati e critici enogastronomici. Nel contempo dovevo coordinare in un’enorme cucina professionale le cuoche a domicilio che non avevano mai cucinato insieme. Una prova durissima che abbiamo superato  preparando le ricette della nostra tradizione a noi ben note. Il complimento più bello è stato quello ricevuto da un famoso chef che ci ha detto: “Rimanete come siete… voi siete preziose”.

L’esperienza difficile è stata quando abbiamo cucinato al simposio tecnico sul pane italiano, il Comunipane, presso il Molino Quaglia delle farine Petra. Erano presenti solo due piastre ad induzione. Abbiamo preparato la pasta in condizioni proibitive senza un lavello. L’esperienza e le tecniche acquisite però hanno fatto si che tutto sia andato bene.

  • Dunque ora parliamo di grandi chef. Come ho scritto recentemente in un articolo, io sono quella “fastidiosa” per alcuni di loro… quella “rompi”, quella che a volte li prende in giro per l’esasperazione dei piatti.  Non hanno capito che le mie sono solo provocazioni per riportarli alla tradizione. Qual è il tuo pensiero in merito?

Come rompi sono forse peggio di te. Anch’io penso che la tradizione e le radici siano alla base di tutto. Se dimentichiamo da dove partiamo non sapremo più dove tornare. I grandi chef  con le loro divagazioni stanno massificando tutto. Io combatto per la difesa del piccolo produttore locale, per il profumo del pane aspettato con pazienza, voglio insegnare il buono, voglio raccontare la vita degli ingredienti.

  • Ahimè, sono molto più brava a mangiare che a cucinare. Assaggiare e sentire i profumi del vino e del cibo per me è vera estasi . La speranza però è l’ultima a morire… Voi cuoche a domicilio fate anche “corsi di cucina… a domicilio”? 

Portando nelle case i prodotti locali di stagione e quelli dimenticati, con i corsi di cucina comunichiamo alle persone il nostro obiettivo. Sarei personalmente onorata di insegnarti e di contagiarti con la mia passione, anzi ti lancio un’idea, potremmo farlo in un evento con donne famose che vogliono imparare scambiando alla pari la loro cultura degli abbinamenti di vino e di olio con i miei insegnamenti. Che ne dici?

Ti dico che… accetto volentieri la sfida ! 😉

 




“I miei percorsi olistici a… Olio Officina Food Festival 2013”

Sono stati giorni intensi quelli trascorsi a Olio Officina Food Festival. Giorni di conoscenza,  di cultura, d’arte, di musica, di danze, di incontri e… dai molti sorrisi!

Ma voglio raccontarvi meglio…

Con l’inaugurazione del Festival avvenuta giovedì 24 Gennaio, come si suol dire si sono aperte le danze. “Paese d’onore 2013″ l’India, sia in qualità di consumatore d’olio, sia come paese coltivatore di olivi destinati alla produzione olearia. Questa attenzione verso l’olio d’oliva è data dal fatto che l’India è il primo paese al mondo per incidenza di malattie cardiovascolari. Son ben noti i fattori che influenzano in tal senso queste patologie: ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, fumo, diabete, obesità e inattività fisica. Due cucchiai d’olio d’oliva di qualità sono un efficace presidio medico per contrastare queste malattie.

Questa edizione di Olio Officina è stata dedicata alle donne, guardando il lato femminile dell’olio. In merito è intervenuta Rosalia Cavalieri, docente di Semiotica e Teorie delle lingue dei segni all’università degli studi di Messina, sottolineando come la biologia attesta la maggiore sensibilità olfattiva femminile. Dobbiamo reimparare ad annusare. La nostra mente è ormai viziata dalle immagini che spesso ci condizionano in modo errato. Andare oltre, annusando e non giudicando solo dall’aspetto esteriore…

“Distratti da una mentalità visivo-acustica, abbiamo relegato l’olfatto tra i sensi ‘minori’. Rosalia Cavalieri”

Tante donne dell’olio, ma non solo… Ho avuto il piacere di rivedere la cara Laura Turri che ho conosciuto recentemente visitando il suo Oleificio a Cavaion Veronese, Gabriella Stansfield Presidente delle Donne dell’Olio, Maria Adelaide Bertacco dell’Az. Agr. Colline di Marostica, Alba Guarini della Masseria Pezze Galere (BR), la simpaticissima Paola Fioravanti Presidente dell’Unione Mediterranea Assaggiatori Oli e Maria Elena Curzio Presidente dell’Associazione nazionale Cuoche a domicilio.

 Un incontro in particolare mi ha molto emozionato… Un’amica e una donna che stimo per la profondità dei pensieri, e che ho avuto l’onore di leggere nell’intimità delle nostre scritture private. Lei è Alessandra Paolini della Società Agricola Doria (CS), una Donna dell’olio.

Io non ho un frantoio aziendale… Faccio enormi sacrifici per dialogare con il mio frantoio affinché segua il mio disciplinare, i miei tempi, le mie convinzioni…  faccio chilometri nella campagna olearia e me ne vado a molire molto lontano dalla mia azienda con costi umani ed economici notevoli, in nome della qualità che io volevo…                              Io il mio mondo lo vorrei in una zolla…  Alessandra Paolini

Rincontrare Jeanne Perego, l’insalatologa per eccellenza, è stato un vero piacere. Amo molto le insalate, quelle ricche, con tanti ingredienti e condimenti, altro che contorno, veri secondi piatti ricchi di vitamine! Il suo nuovo libro ne racconta ben 365, una al giorno per tutto l’anno e per tutti i gusti!

Era arrivato il turno di Antonella e Viviana Varese. Due sorelle, due chef, e… due care amiche! Il tema del loro intervento si è sviluppato sulla scelta dell’olio giusto per la cucina di pesce di lago e di mare. Due sorelle ristoratrici: “Antonella con il suo agriturismo a Manerba del Garda Dalie e Fagioli gestito insieme al compagno e chef Fabio Mazzolini, e Viviana con il suo “Alice Ristorante” a Milano”.

Finito l’intervento di Antonella e Viviana, una sensazione di buco allo stomaco ci fece capire che era ora di pranzare. Giusto il tempo di chiamare un taxi e in una volata eravamo da “Alice” il ristorante di Viviana Varese. Nell’intimità di una saletta sotterranea abbiamo pranzato tra confidenze e sorrisi come da tempo non riuscivamo a fare per gli impegni reciproci. Una volta finito, pronta per tornare al festival, Viviana mi ha fermato e mi ha detto: “Guarda un po’ qui dietro!”   Sono scoppiata a ridere quando ho letto alcune frasi umoristiche sul retro della porta della cucina. Un click e… via!

Relatori della tematica inerente alle guide dell’olio, l’oleologo Nicola Perrucci e il Maestrod’olio Fausto Borella. Recentemente ho fatto a Fausto un’intervista con domande  semplici per risposte semplici, come piace a me. Ne riporto una:

  • Cito un’affermazione ascoltata in un tuo intervento che condivido pienamente: “La filiera dell’olio del contadino gli costa almeno dieci euro al litro. Un olio d’oliva che costa tre euro non è un olio extra vergine d’oliva, ma solo una bugia per il consumatore”.  A questo punto ti chiedo: Ma un olio con questo costo com’è ottenuto?

Attraverso navigazioni di navi di olio nei migliori porti italiani. Oppure attraverso una incontrollata tratta dell’olio non certificato del Sud che invade le regioni italiane fino alle Alpi.

Il consiglio che Fausto da al consumatore per indirizzarlo verso una scelta consapevole di un olio d’oliva di qualità, è di scegliere cercando una delle 44 DOP italiane che abbia un costo di circa 6-8€ per 50 cl.

Un altro felice incontro è stato quello con il simpatico Elia Fiorillo, Presidente del Ceq, Consorzio di garanzia per l’olio extravergine di qualità. Elia mi ha spiegato che questo organismo senza scopo di lucro, è aperto a tutti gli operatori olivicoli, produttori, confezionatori e distributori per promuovere e rilanciare la filiera italiana dell’olio d’oliva di qualità.

Era la volta degli ultimi saluti… Ho avuto il piacere di conoscere di persona Massimo Occhinegro esperto Marketing, con il quale pochi giorni prima dibattevo sul web di olio e qualità. Ho riabbracciato Fausto Delegà, intervenuto sulle dolci sinergie tra oli, mieli, api e ulivi. Con Gianpiero Rorato, giornalista e scrittore di Motta di Livenza (TV), ho rievocato il mio paese d’origine che porto nel cuore. Infine ma non per importanza, ho salutato il mio grande amico anconetano Riccardo Pilesi, Marketing food & wine.

Era il mio turno… Toccava a me e a Laura Pantaleo Lucchetti intervenire. La tematica: “Il cibo libera la mente”. Pronti, via!

Ricordo che, quando Luigi qualche mese fa mi propose di intervenire sull’olio d’oliva visto dal consumatore e sulla comunicazione web del cibo mi son detta: “Bella sfida!” Sfida che ho preso con molto impegno leggendo testi, sondando tra la gente, e visitando oleifici…

E’ ben risaputo quanta poca cultura ci sia in Italia nel mondo dell’olio, anzi, nel mondo degli oli, visto che abbiamo in realtà oltre 530 cultivar, ma chiamiamo ancora l’olio al singolare.  La gente conosce l’olio d’oliva, non in base al territorio di provenienza e alla cultivar, ma in base al nome del produttore. Perché non mettere in bella vista qualche informazione in più sulla provenienza?!

La verità è che, chi può se lo procura tramite parenti o amici direttamente nei luoghi di produzione, mentre per chi si approvvigiona presso la grande distribuzione la scelta cade o sulle offerte per l’olio d’oliva per cucinare, o sulle marche più conosciute per l’utilizzo a crudo. Alcuni per non sbagliare mi hanno risposto che comprano l’olio col prezzo più alto. Sarà mai questa una scelta consapevole… ?!

Detto questo mi sono ripromessa di approfittare del mio intervento per fare delle richieste ben precise che aiutino le persone verso una scelta più informata dell’olio d’oliva:

  • Ai Comunicatori chiedo più semplicità nelle parole. Insisto spesso su questo concetto perché la cosa importante è fare buona cultura della terra con parole semplici, per arrivare alla gente. Le persone chiamano ancora l’olio d’oliva di qualità, “l’olio buono”. Il termine “olio evo” ormai tanto usato, ai più è ancora ignoto (evo: extra vergine d’oliva).
  • Agli Olivicoltori chiedo di organizzare più eventi degustativi per raccontare alla gente il proprio olio. Come diceva Veronelli: “L’olio come il vino. L’ulivo come la vite.” Oltre a “Cantine aperte” perchè non fare… “Oleifici aperti”.
  • Alle Enoteche chiedo di creare un angolo per una “oleoteca” che permetta la degustazione degli oli.
  • Ai Ristoratori chiedo di raccontare gli oli d’oliva che vengono portati a tavola esattamente come si fa per il vino, basta chiedere alle aziende produttrici delle schede tecniche, o meglio ancora, formare gli addetti in sala con corsi di assaggiatore d’olio.
  • Ma chiedo qualcosa anche ai consumatori. Di essere più curiosi nel provare gli oli, ne abbiamo talmente tante varietà. Nel dubbio come già detto preferire le Dop. Quando invece siete in vacanza approfittate per visitare una realtà agricola che vi renderà molto più consapevoli sul prodotto che consumerete.

Infine non posso che sottolineare l’importanza della promozione del territorio e dei suoi prodotti attraverso la rete. Questo però non prescinde dal fatto che la conoscenza diretta del produttore e dei suoi prodotti è strumento insostituibile… per lo meno, per come li vivo io…

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