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In ricordo di Lino Maga, uno degli ultimi poeti del vino

Caro Lino, quando ho saputo che hai lasciato questa terra, per un attimo ho avuto un sussulto e una sensazione improvvisa di vuoto. E’ passato un po’ di tempo ormai dall’ultimo nostro incontro. Ricordo che ero giunta a te grazie al nostro indimenticabile Presidente Sandro Pertini. La sua scelta di bere il tuo Barbacarlo – vino prodotto sulla Val Porrei, la collina di proprietà della famiglia che il nonno Carlo donò ai nipoti – e la determinazione con la quale hai difeso il suo nome, fino a garantirti l’esclusività, hanno evidenziato la tua tenacia nel combattere i soprusi. Ricordo ancora la grinta con cui mi hai raccontato le battaglie legali… “Cinzia, mai fermarsi, mai arrendersi!”

Ebbene, caro Lino, nei rapporti conta più la qualità che la quantità, noi lo sappiamo. Proprio per questo tu continuerai a vivere nei ricordi di chi ti ha conosciuto. Chi non ne ha avuto l’occasione, può conoscerti attraverso le tue parole. Qui di seguito riporto la poesia che mi hai donato e che custodisco tra le mie cose più care. Una delle tante poesie che hai scritto e che hai sparso nella tua bottega dedicate a chi con passione custodisce e rispetta la terra.

Il mio vino non segue le regole del mercato ma quelle del tempo e dell’esperienza, è succo d’uva della terra, del luogo che lo ha partorito, per la gente che ama ancora il sapore della terra. Lino Maga




Lino Maga, il vignaiolo poeta

Recentemente mi è stato chiesto che personaggio mi piacerebbe incontrare. Ce ne sono tanti, ma in particolare vorrei conoscere un vignaiolo, Lino Maga, il papà del Barbacarlo, vino rosso prodotto sulle colline nei pressi di Broni, nell’Oltrepò Pavese.

Un uomo che vive nella pace, nei silenzi, e nei ricordi degli amici che non ci sono più, un uomo che potrei ascoltare per ore. Ebbene l’ho incontrato, l’ho ascoltato, e mi ha ascoltata…

Lo chiamai un giorno in cui ero quasi bisognosa di un conforto, si era frantumato un sogno. Al telefono lui capì subito, ascoltò brevemente il mio sfogo e mi disse: “Cinzia, è una battaglia dura, mai fermarsi… le cose vanno dette”.  E così feci, e così farò…

Prendemmo accordi per incontrarci una domenica pomeriggio da li a breve. Ho vissuto l’attesa dei giorni che mi separavano dalla sua conoscenza con trepidante emozione… avrei incontrato una leggenda, una memoria storica.

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Al mio arrivo vidi una semplice insegna che mi ricordava le botteghe dei tempi passati. A fianco un portone aperto mi spinse timidamente ad entrare in un cortile. I miei occhi si spalancarono, lo scenario sembrava quasi la rappresentazione di una fotografia degli anni ’50. Vecchi attrezzi, anticaglie, tralci secolari di vite appesi, e ad un tratto lui. Mi venne incontro quasi conoscendomi.

E’ ormai risaputo che adoro tutto ciò che ha una storia, e forse per quello, nonostante Lino mi invitasse ad entrare, ero trattenuta da quell’atmosfera. Cercavo di capire ciò che vedevo, come quell’insegna che riportava la scritta “Cameliomagus”. Lino mi spiegò che era l’antico nome di Broni, località dell’Oltrepò Pavese. Ci perdemmo in chiacchiere per una mezz’oretta, poi, soddisfatta dalle risposte che avevo ricevuto, accettai di entrare.

Ero praticamente circondata dalla storia. Dovunque c’erano i suoi scritti, ma non su tele o pergamene, semplicemente su fogli che appoggiava qua e la, tra libri e bottiglie, come pensieri sparsi.  

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Incominciai a leggerli… amo la poesia degli uomini semplici. Vedendomi così attratta mi disse: “Cinzia, io non sono un poeta”.  Io dico di si, lui lo è! 

Ne ebbi la conferma quando, visto il mio interesse, aprì un vecchio mobile e prese un suo scritto del 2011, “Il Vignaiolo”. Vicini in quell’atmosfera sognante me lo lesse. Sfacciatamente gliene chiesi una copia. Mi guardò perplesso, io sorrisi, e dovette arrendersi. L’ho in mano ora mentre scrivo…

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Passammo poi nel salone della rivendita. Un grande tavolo di legno, un lampadario antico in ferro battuto, vecchie foto, e dovunque scritti di poesie… io guardavo, leggevo e chiedevo. Faticò molto a farmi sedere. Prese una bottiglia, del pane, due fette di salame, e incominciammo a raccontarci. Ero così felice ed emozionata che ad un tratto mi commossi.

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Mi raccontò delle sue battaglie, delle sue sconfitte, e delle sue rivalse. Mi riconosco molto in lui, battagliera sempre, a volte ferita, ma orgogliosamente decisa ad andare avanti per la mia strada…  Mi disse: “Cinzia, mai fermarsi, mai arrendersi !”

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Mi descrisse le lotte nei lunghi anni in tribunale, ben ventidue, tra carte bollate e avvocati per garantirsi il diritto dell’esclusività del nome del suo vino.

Dal 1983 infatti, il vino prodotto sulla Val Porrei, la collina del Barbacarlo il cui nome è depositato nella mappa catastale del comune di Broni, è ad uso esclusivo di Lino Maga. Su questa collina dal terreno tufoso ed impervio, crescono i vitigni di Croatina, Uva Rara e Vespolina (chiamata anche Ughetta). Le lavorazioni manuali e l’assenza di diserbanti e prodotti chimici, garantiscono la naturalità del prodotto.

La mia visita continuò nelle cantine poco distanti. Fui piacevolmente accolta dal figlio Giuseppe, schietto e simpatico come Lino. Ma la vera sorpresa fu, che non solo lui mi accolse! Ero circondata da mucche, cavalli, un asino, oche del Campidoglio, cani da caccia, galline… insomma, una vera fattoria! Mi misi a fotografare qui e la tentando di correre dietro a un coniglio, visto che per una volta ero senza tacchi! Dovetti arrendermi… la corsa la vinse lui!

Passammo insieme un intero pomeriggio di emozioni, di ricordi, di poesia, di natura… un pomeriggio diVino!

Il mio vino non segue le regole del mercato ma quelle del tempo e dell’esperienza, è succo d’uva della terra, del luogo che lo ha partorito,  per la gente che ama ancora il sapore della terra…

Lino Maga


                               

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