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Rileggendo… “L’olio secondo Veronelli”

Strane coincidenze accadono nella mia vita… Direte: “In che senso?” Mah, a dire il vero non lo so neanch’io, ma è vero che l’anno scorso ho conosciuto Luigi Caricato, che poco dopo gli ho fatto un’intervista e… e poi lui mi ha invitato a dire la mia sull’olio d’oliva guardandolo dal punto di vista del consumatore nella nuova edizione del Festival Olio Officina 2013, e poi…

E poi… leggendo una copia di “Ex Vinis” di Luigi Veronelli del 2002 regalatami da Gianni Vittorio Capovilla, ho trovato un articolo, o meglio un suo Manifesto sull’olio d’oliva. Detto questo, dopo aver strabiliato gli occhi mi son detta:  “Va che coincidenza, trovo questo pezzo di storia proprio in questo periodo che mi sto documentando…”

Luigi Caricato mi ha raccontato che lui stesso ha curato dal 1998 al 2001 sul bimestrale “Ex Vinis” una rubrica sull’olio all’epoca del tutto nuova, che poi diventò una vera guida alle produzioni d’olio d’eccellenza.

Veronelli voleva creare un documento con le linee guida rivolte agli olivicoltori italiani uniti dalla volontà di una produzione olearia basata su un olio estratto per cultivar, e dalla sola polpa delle olive.

L’articolo iniziava motivando l’accettazione della proposta tesa all’elaborazione di un progetto di controllo qualitativo di quello che, secondo lui e altre persone con cui collaborava, definiva “l’olio secondo Veronelli”.

Lui voleva dare ai contadini, citando le sue stesse parole, “la possibilità di essere protagonisti, di avere dalla terra che lavorano – dura tutto l’anno, tanta pena d’inverno, d’estate, tanti sudori, tanti caldi, tanti freddi; faticante sinonimo di contadino; la fatica è la sua misura quotidiana – il benessere”.

10 Aprile 2001

“Ciascuno avverte. E’ in corso un epocale mutamento sociale. Coinvolge appieno l’agricoltura. Il divenire, per molti aspetti rivoluzionarlo, del comparto olio d’oliva è già iniziato. E’ sostenuto dalle persone che hanno lavorato e lavorano per la qualità e l’onestà. Con i vecchi criteri si potrebbe fare al massimo un olio onesto. Con le tecniche mirate alla qualità (e non come succedeva “antan” alla quantità) sarà invece possibile fare oli d’eccellenza. L’olio come il vino. L’olivo come la vite. Dalla raccolta manuale e separata delle cultivar, escludendo il nocciolo prima di una delicata estrazione monocultivar, nasce… Luigi Veronelli”

Un vero e proprio “Manifesto in progress per una nuova cultura dell’olio d’oliva” di tredici pagine, voluto da Luigi Veronelli e realizzato da Olioro in collaborazione con Metapontum Agrobios. Poco tempo dopo si sarebbe occupato di un altro importante progetto, le denominazioni comunali, le De.Co.

Ora il custode della sua memoria storica è Gian Arturo Rota con il quale ha collaborato per quasi vent’anni. Arturo sta mettendo a frutto l’esperienza maturata dandone continuità nel sito “Casa Veronelli”.

Recentemente ha scritto insieme a Nichi Stefi il primo libro a lui dedicato, “La vita è troppo corta per bere vini cattivi“, edito da Giunti e Slow Food Editore.

Sono convinta che scrivere i propri pensieri, il proprio credo, la propria esperienza…  ci regali un pizzico d’immortalità.




E fu così che arrivai a Gianni Capovilla, un distillatore col cuore ‘meccanico’

Ormai ci sono ricercatori di ogni sorta… ricercatori scientifici, universitari, farmaceutici Bè, vi voglio svelare un segreto, sono anch’io una ricercatrice, ma di anime di passione! E quando nei miei viaggi di conoscenza, le persone ascoltandomi vedono quella reale sincera voglia di scoprire e d’imparare, li scatta la frase fatidica: Cinzia, devi assolutamente conoscere…

E fu così che una sera a cena col caro Josko Gravner parlando di grappe e distillati venne menzionato il nome di Gianni Vittorio Capovilla, un meccanico che nel mentre della sua vita spinto dalla passione decise di diventare un distillatore.  Dave Broom collaboratore di Whisky Magazine, e assaggiatore di fama mondiale,  lo definisce il più grande distillatore al mondo, ma io come dico sempre ho bisogno di guardare negli occhi le persone chiacchierando a tu per tu.  Adoro farlo, è la mia passione di vita e il mio maggior arricchimento, una ricchezza interiore che non s’inflaziona e che ti porta a conoscere grandi persone.  Detto questo come dico io, “pronti…via!”  Direzione Rosà in provincia di Vicenza.

Distilleria Capovilla

Distilleria Capovilla

Ma incominciamo dall’inizio…

Preparai i bagagli la sera precedente, e la mattina bella pimpante era pronta ed entusiasta per partire per la mia vacanza.  Si, perché per me questi tour lo sono veramente!  E’ come una caccia al tesoro… e il lieto fine c’è sempre! Ma ahimè successe una cosa terribile, chiave inserita la macchina non partì!  Nooo… ero disperata… ma come le dicevo: “Hai sei mesi di vita, come fai a non partire… e poi proprio oggi!”  Dovete sapere che ho una vera passione per le auto tanto che arrivo a parlargli!  Avevo proprio bisogno di Gianni, si Gianni Capovilla.  E  mi direte ora: “Ma scusa Cinzia, ma non dicevi che faceva il distillatore?”  Certo che si, ma anni fa era un meccanico… e che meccanico!  Lui aveva la passione che ho anch’io per le macchine sportive. Ma ci pensate, di Treviso come me, appassionato d’auto, e pure distillatore!  Una favola!

Gianni nacque a Crespano del Grappa in provincia di Treviso. La sua infanzia come in parte la mia, trascorse nel verde dei campi e dei boschi, dove nacque il suo amore per i frutti spontanei. A volte mettiamo nei cassetti della memoria alcune nostre passioni, ma statene certi che prima o poi li riapriamo!  Per me e per Gianni è stato così. La sua avventura di meccanico iniziò a Bassano del Grappa dove il Signor Tosin, un severo ma ottimo insegnante gli diede i primi rudimenti del mestiere.  Ma la svolta decisiva arrivò quando grazie ad un offerta dell’Alfa Romeo ebbe un contratto in Svizzera.  Qui un cliente dell’officina con la stessa passione, lo coinvolse portandolo con se a gareggiare e a carburare macchine di serie, e di formula Tre.  Il suo entusiasmo era alle stelle visto che alle gare partecipavano veri piloti, tra cui un certo Clay Ragazzoni… Conobbe Jurg Dubler, un campione Svizzero di formula Tre che correva nel campionato europeo su pista.  Dubler propose a Gianni di seguirlo come suo meccanico personale. Lo stipendio offerto era inferiore a quello che percepiva al momento, ma la cosa era troppo allettante, quindi accettò.  L’avventura che durò tre stagioni fu interrotta solo dalla chiusura dell’officina della squadra. Una volta tornato a Crespano, Gianni affittò un capannone in cui nacque “l’Officina meccanica sport auto Capovilla”.  Qualche anno dopo, essendo uomo creativo e bisognoso di stimoli sentì l’esigenza di voltar pagina. L’occasione gli fu propizia quando un suo cliente produttore di pigiadiraspatrici gli propose una collaborazione nel mondo enologico. Si era avvicinato al  vino anni prima, costituendo con tre soci una piccola azienda vinicola.  La passione per la distillazione nacque in quel periodo, quando di nascosto come solitamente avveniva, con un alambicco  iniziò a sperimentare nella preparazione della grappa e dei distillati.

Visse di provvigioni di vendita girando per l’Europa fino al 1985, ma intuendo soprattutto quanto mancasse in Italia la cultura della distillazione.  L’Austria e la Germania erano nettamente avanti sia come numero di distillerie, sia nelle tecniche artigianali per la produzione degli alambicchi.

Alambicchi

Alambicchi

Essendo la meccanica e la tecnica la sua passione, decise lui stesso di progettarne uno. E l’avventura che continua tutt’oggi finalmente partì nel 1986.  Nacque l’azienda agricola nella quale investì la sua passione e il suo amore per la distillazione.

Bene, con questa premessa ho voluto presentarvi Gianni, e quindi torniamo a me… oh meglio alla mia visita! Dov’eravamo…? Ah si, eravamo anzi ero, in una macchina di appena sei mesi che non partiva! Bè, vista l’emergenza fui costretta a chiamare a raccolta gli amici… e grazie a una spintarella e ai giusti scongiuri, magicamente si accese. Mi misi alla guida senza spegnere il motore fino a destinazione, e tutto andò per il meglio.

Arrivata a Rosà, il navigatore mi mise in direzione indicandomi l’ingresso verso una stradina sterrata. La percorsi fino a raggiungere un ampio spazio in cui vidi un cartello con una semplice scritta: “Parcheggio della Distilleria”.  Entrando timidamente fui accolta da una gentile signora che mi accompagnò da Gianni. Iniziammo con sorrisi e presentazioni seduti a tavola tra chiacchiere e degustazioni! Come abitualmente capita si finì a parlare di me e delle mie avventure. Devo dire che vivo talmente tanto in questa fase della mia vita che non mi mancano mai gli argomenti.  Continuammo poi con una passeggiata nella distilleria in cui onorata dalla sua guida, ho potuto ascoltare le varie fasi della lavorazione.  Gli alambicchi, vere opere d’arte, vengono realizzati da un artigiano di Oberkirch nella Foresta Nera, il Signor Muller.  Ma la vera forza trainante di questa sua passione, è la materia prima proveniente per lo più dai suoi frutteti coltivati secondo il metodo dell’agricoltura biologica certificata.  Pensate che occorrono 30/35 kg. di frutta per ottenere un litro di distillato puro. Ovviamente senza nulla togliere alle vinacce italiane per la produzione di grappa.  E qui vorrei fare una precisazione. “Si parla di grappa quando si ha un distillato prodotto da vinacce ricavate da uve raccolte e vinificate nel  territorio Italiano o nella Svizzera Italiana”,  quindi parliamo di una tipicità esclusiva Italiana.

Distilleria Capovilla – Interni

Ma non solo la frutta e le vinacce hanno un ruolo di protagonista, perché altro grande ingrediente amato da Gianni sono le bacche. Un caso ad esempio è il Sorbo dell’Uccellatore. Incominciammo con l’assaggio di un fantastico distillato alle prugne, e di seguito non mancarono gli altri. Ecco pronti che penserete: “Cinzia è uscita storta…”  Ma io vi dico di no, e lo sapete perché?  Perché Gianni mi ha fatto assaggiare i suoi distillati a modo suo, e cioè: “Dito imbevuto nel contenitore in acciaio e poi in bocca e… voilà!”

Devo dire che ero entusiasta dai profumi e sapori… dal distillato alle mele cotogne, a  quello ai lamponi selvatici, o alle bacche di sambuco, e alle altre tante tipologie che la creatività di Gianni sperimenta, perché mi disse testualmente: “Ogni giorno scopro di avere un futuro,  perché ogni giorno ho qualcosa di nuovo da scoprire”.

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Talloncini scritti a mano

A conclusione della mia bella visita, davanti a un distillato di albicocche del Vesuvio,  volli raccontare a Gianni alcuni miei progetti… E di colpo scattò la fatidica frase: “Cinzia, devi conoscere un enologo che crede nel territorio, lui ti ascolterà… si chiama Mattia Vezzola”. Io l’ho ascoltato e ve ne racconterò, perché la mia ricerca continua…

Sono entrato nel mondo della distillazione dalla porta di servizio ma è stato subito amore vero, perché la passione fa si che il lavoro non sia pena ma gioia”

         Gianni Vittorio Capovilla

 

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