Tilbake til røttene av "The Italian Kitchen" med ... Anna Prandoni
Anna Prandoni, Direttrice de “La Cucina Italiana”. Ci siamo incontrate a Sosial Gusto, la manifestazione che ci ha permesso di esporre le nostre esperienze, sia pur diverse, i utviklingen av kommunikasjon når det gjelder mat og vin. Una giovane donna che, nell’ascolto del suo intervento, ho trovato sicura e determinata.
Jeg må innrømme å være flinkere til å spise enn matlaging, overbevist om at, du kan elske mat og vin i alle dens aspekter. Personlig ting som fascinerer meg, selvfølgelig i tillegg til å smake, Det er sine tradisjoner og sine hovedpersoner. Jeg liker å gå til røttene. Av denne grunn, når Anna ga hver av oss en kopi av de første høyttalerne utgaven av 'The Italian Kitchen' 1929, Jeg fanget gest med mye følelser.
I dag, samt stille deg noen spørsmål for å vite det bedre, Jeg vil nevne noen trinn som kopierer jeg nettopp har nevnt. En utgave av 15 Desember 1929, den første brønn 84 år siden. Det er naturlig å sammenligne det med en elegant dame i takt med tiden, stil og følelse av tradisjon, som ikke overse detaljer, og som vurderer maten en særegen del av vår hukommelse og vår region.
Anna, a te den muntlige ...
- Så du Direktør for en avis, kone og kokk og ... Jeg glemte noe?
Jeg er også en stor fan av klassisk og moderne dans, en grådig leser av romaner og essay, en Twittomane, og en utrettelig reisende,.
- Jeg sier ofte at jeg er en torn i siden av kokker. Jeg provosere dem litt fordi jeg tror at ofte overstiger med "fyrverkeri i rettene". Gå litt 'å gjøre tradisjon kultur for mat og vin i restauranten også, Hva det er nyttig og god. To flere ord når rettene serveres, eller en vin, eller den flotte olivenoljer, vil de ødelegge vår egen ...
jeg er enig, men samtidig føler jeg overflødige og overfylte dreven forklaringer, spesielt de som forteller deg hvordan du har til å smake på en tallerken. Hvis du føler behov for å 'forklare' hvordan skal jeg takle skaperverket ditt, vi er i en annen verden fra næring. Vi går inn i en verden av kunstneriske skapelsen. Og så er de ikke i restauranten, som vanligvis forstås, men på et sted der jeg møte og delta i en kulinarisk ytelse.
Finché non riusciremo a far capire al pubblico questa grande differenza, non saremo in grado di spiegare il perché di un conto astronomico, e nemmeno la valenza di Carlo Cracco rispetto alla trattoria tradizionale che cucina molto bene. Forsiktig: non ho detto che preferisco l’uno all’altra: dico solo che bisogna a tutti i costi sottolineare le differenze per apprezzare al meglio entrambi.
- Chef superstar, non se ne può più! Va bene che è il loro momento, ma caspita, mi viene spontaneo chiedermi quando cucinano? Recentemente scherzando con alcuni di loro mi son chiesta quando faranno un film? Titolo: “Lo Chef che aspettava le sue… stelle” 😉 Esagero?
Ikke. Ultimamente il nostro chef, scherzando, ha detto ad un suo collega stellato: più di tre non te ne danno, la quarta non l’hanno ancora inventata. Questo bisogno di affermazione è però ancestrale, etter mitt syn: per decenni i cuochi sono stati relegati nelle loro cucine, a fare un lavoro duro in giorni e orari in cui le persone normali si divertono. Adesso che sono stati sdoganati, è anche comprensibile il loro sano bisogno di stare fuori dai loro antri.
Comunque la maggior parte di loro, nel segreto del confessionale, confermano di volerci tornare prestissimo. Deretter, una precisazione: come dice Pierangelini rispondendo alla domanda ‘Chef, ma se lei è qui chi cucina stasera al suo ristorante?'. ‘Gli stessi che cucinano quando io sono al ristorante’. Sfatiamo un mito: lo chef vero, il capo di una brigata di cucina in un ristorante strutturato, non cucina mai: sta al pass, controlla i piatti, e si occupa dell’ideazione e della strategia del ristorante. Il bravo chef è quello che è in grado di trasmettere ai suoi collaboratori la sua storia e la sua tecnica, e renderli capaci di replicare i suoi piatti, anche senza di lui.
- E’ l’era della nuova comunicazione Food blogger a go go! Con tutto il rispetto per la passione, tutti scrivono di cucina ormai. Che dire…
Che per fortuna nel mondo del cibo c’è posto per tutti. Il mercato, il web, i lettori valuteranno e daranno ragione ai contenuti migliori, così com’è sempre stato.
- E ora passo a qualche citazione. Sto leggendo la prima edizione de “La Cucina Italiana” del 15 Desember 1929: “Si può affermare che da qualche tempo la cucina familiare è in decadenza.” Direi più che attuale…
Attualissima. La prima copia è la mia coperta di Linus: ogni volta che devo fare una presentazione, o mi accingo a scrivere qualcosa la consulto: trovo sempre un passo, uno spunto, un accenno che mi da il ‘la’ per scrivere cose sagge e sensate anche oggi.
- Continuo: “Si può star bene in salotto e stare bene in cucina; la dispensa deve avere per ogni donna (aggiungo ogni uomo) la stessa importanza del guardaroba come la cucina quella del salotto”. Questo a sottolineare quanto sia importante ricercare la qualità negli ingredienti. Prodotti di cattiva fattura a bassi prezzi non ci devono ingannare…
Concordo. E non ci dobbiamo mai limitare alla sola cucina: la nostra rivista è da sempre anche un punto di riferimento per l’arte del ricevere. Non si cucina per ‘esercizio di stile’, ma per fare un dono d’amore alle persone più care. E quindi non si può servire una ricetta cucinata con amore su un piatto brutto o senza tovaglia, o senza accompagnarlo da una conversazione leggera e appropriata.
- Concludo con questa: “Se nel secolo XIX ed al principio del nostro necessità superiori distolsero dalla cucina, occorre far tornare in auge l’arte culinaria che è il nesso essenziale dell’unione della famiglia.”
Amen! Che si tratti di famiglia ristretta, allargata, di amici o di parenti, la cucina è davvero il luogo magico, il collante indispensabile per fare di ogni consesso un momento unico e gioioso. Noen, non possiamo rovinare tutto con piatti cucinati male!
Belle risposte! Brava Anna, e… evviva La Cucina Italiana!