Il mio incontro tra le anfore con Josko Gravner
Avete presente quei pomeriggi estivi, quando il caldo ci induce all’ozio facendoci perdere nella leggerezza delle chiacchiere…? Ebbene, capitò proprio così che mio cugino Ilario mi disse: “Conosci Josko Gravner il vignaiolo che mette il vino nelle anfore ?”. Beh, mi alzai di scatto e risposi: “Nelle anfore…?!”. Non mi seppe dare molte spiegazioni, e quindi, stuzzicata dalla curiosità, iniziai subito con le mie ricerche. Cominciai a leggere di lui affascinata, e decisi che dovevo conoscerlo…
Guardai alcuni video in cui Josko raccontava la sua filosofia della terra… poesia per le mie orecchie! Definitemi pure romantica, ma le sensazioni che avevo ascoltandolo erano di equilibrio e saggezza.
E’ nella terra che si radica la risposta a questa mia ricerca, questa è la mia terapia, questa sarà la mia rinascita, perché è nell’amore per essa che trovo i significati più profondi.
Mandai una mail a Josko Gravner per fissare un incontro. Dalla sua risposta capii che il momento non era propizio. Era tempo di vendemmia, e le esigenze della vigna lo assorbivano. Un pochino delusa mi rassegnai a posticipare l’incontro, ma da persona caparbia quale sono non demorsi. Ben presto quel momento arrivò!
La mattina della partenza caricati i bagagli, puntai il navigatore in direzione Oslavia. Ero particolarmente emozionata; mentre guidavo percorrendo la strada pensavo a come si sarebbe svolto l’incontro. Poi, fra me e me pensai che l’unico modo per instaurare rapporti sinceri con le persone è essere se stessi, e così feci.
Giunta finalmente a destinazione fui piacevolmente sorpresa dalla semplicità dell’abitazione di Josko.
Fu il suo sorriso ad accogliermi, e quell’atmosfera gradevolmente familiare che mi mise subito a mio agio. Chi mi conosce bene ha sperimentato anche la mia timidezza che mi sforzo di nascondere chiacchierando.
Quel pomeriggio con noi c’era la dolce Maria moglie di Josko, e Sabrina e Debora, due loro amiche di Viareggio. Iniziammo il nostro percorso di visita tra una degustazione e l’altra e le narrazioni riguardanti la sua vita. Ci raccontò di come ebbe inizio la sua avventura di viticoltore, facendo frequenti riferimenti alla perdita del padre quando lui aveva appena venticinque anni. Capii bene ciò che mi diceva, avendo avuto alla medesima età la stessa esperienza. Gli insegnamenti dei padri tuttavia ci accompagnano per tutta la vita, come un eco che continua a diffondersi nella testa.
Josko ci narrò del suo viaggio in Georgia, della sua ricerca di un vino senza chimica che segua il ciclo della natura: un vino semplice e pulito come nei tempi passati. Dalla Georgia portò le sue anfore e abbandonò definitivamente l’utilizzo dell’acciaio. Raccontava: “Il vino nelle anfore vive, mentre nell’acciaio non respira… L’anfora è come un utero in cui il vino nasce per poi maturare nelle grandi botti, che a differenza delle piccole non lo influenzano troppo…”
Ci raccontò di suo figlio Miha scomparso prematuramente, e della volontà di quest’ultimo di orientarsi verso la Ribolla Gialla, volontà che Josko fedelmente rispetta. Ci parlò di Aljosa, suo fidato collaboratore e ormai parte integrante della famiglia. Di quanta passione e amore questi mettesse nel condurre i lavori in vigna e in cantina. Il tempo passò molto velocemente con le mie domande che spesso lo sorprendevano per quell’ingenuità a cui probabilmente non era abituato. Perché io voglio capire… perché questa è la mia ricerca.
Nel nostro divagare, Bruno il cane di Josko, ci faceva compagnia seguendoci da un locale all’altro. Improvvisamente fu attirato da qualcosa, e con scatto repentino urtò Sabrina che, avendo tra le mani un calice di Ribolla me lo versò completamente addosso. Erano tutti visibilmente imbarazzati alla vista della mia camicia e del mio giacchino di pelle bagnati. Erano momenti così emozionanti che volli subito sdrammatizzare dicendo: “Ma ci pensate, avrò l’onore di avere la giacca alla Gravner!”. Credetemi… dopo pochissimo tempo le macchie si asciugarono alla perfezione senza lasciare nessun alone… quel vino, era proprio pulito!
Nel nostro giro di assaggi degustai tutte le annate. Ero un po’ titubante visto che sono abituata a bere pochissimo a causa di un’emicrania legata all’eccesso dell’uso di solforosa nel vino. Quel giorno nulla accadde, la mia testa era perfettamente lucida. Esterrefatta dissi: “A questo punto mi viene spontaneo chiedermi… ma che vini siamo abituati a bere?! Ma quanta chimica viene introdotta?!”.
Trascorsero tre ore senza che me ne rendessi conto; era arrivato il momento di congedarmi, senonché Maria insistette perché rimanessi a cena. Seduta a fianco a Josko chiacchierai tutta la serata passando da un argomento all’altro. Non dimenticherò mai le emozioni di quella giornata. Le ho volute raccontare per poterle rivivere ogni volta che le rileggerò.
Recentemente ho letto definire Josko “un eremita”. Non ho potuto far altro che sorridere, perché Josko, è semplicemente un vignaiolo in terra d’Oslavia, simpatico e gioviale, che mi ha accolto come se fossi una persona di famiglia. Viticoltore Italiano conosciuto nel mondo per le sue ricerche e per la sua semplicità, un grande uomo che ho potuto conoscere ed apprezzare, che mi ha consigliato, e che mai dimenticherò!
“In molti mi deridono per questo mio essere, ma cosa volete sono vecchio per cambiare e alla fine sono felice di essere cosi. Non avrò denari da lasciare ma una Terra sana dove il sudore di mio padre Jozef e mio zio Franc non è stato versato invano. E’ a questi due uomini che ho pensato in questi anni di forti cambiamenti, e va a loro il mio primo e ultimo pensiero della mia giornata. E finalmente me l’immagino orgogliosi e sorridenti.” Josko Gravner