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Si è conclusa Seveso in fiore 2015. Facciamo il punto parlando di ambiente?

Risponde Gianni Del Pero, geologo ambientalista e consigliere regionale WWF Lombardia.

Il 18 e il 19 Aprile 2015 a Seveso, in provincia di Monza e Brianza, si è svolta Seveso in fiore, una manifestazione il cui denominatore comune è stato l’ambiente e l’agricoltura. Un evento a cura del Comitato Folcloristico Via Zara – Baruccana (frazione di Seveso), che ha richiesto, oltre che mesi di preparativi, la partecipazione attiva di molti cittadini. Un impegno ripagato dai consensi e dalla grande affluenza di pubblico.

Come sempre, oltre a conoscere nuove realtà produttive, ho discusso delle problematiche, purtroppo quasi sempre le stesse, che le imprese artigiane italiane incontrano nella quotidianità. Una questione che sottolineo spesso per far si che chi si avvicina a loro, anche attraverso una fiera agricola, si soffermi dandogli la giusta attenzione.

Ad accogliere aziende florovivaistiche, fattorie didattiche, produzioni di aziende agricole, laboratori manuali per bambini e associazioni benefiche, il Bosco delle Querce. Un parco regionale simbolo di una rinascita e di un percorso di recupero ambientale, che a distanza di decenni ha dato vita ad un’importante area di biodiversità.

A proposito di questo, allo stand di Legambiente di Seveso, si è discusso insieme a Gianni Del Pero, geologo ambientalista e ora consigliere regionale del WWF Lombardia. Con l’iniziativa “Insieme In Rete per Uno Sviluppo Sostenibile” promossa da WWF, Legambiente e una dozzina di associazioni ambientaliste, ci si pone l’obiettivo di contrastare l’avanzamento dei lavori dell’autostrada Pedemontana, un’opera ritenuta inutile, impattante e dannosa.

  • Gianni, quali sono le vostre attività in tal senso?

Sono state numerose le attività che il coordinamento delle associazioni ambientaliste “Insieme In Rete” ha svolto per contrastare l’avanzamento dell’autostrada Pedemontana, o quantomeno per cercare di limitarne l’impatto. Per quanto riguarda il nostro territorio uno dei primi obiettivi che siamo riusciti a raggiungere è stata l’eliminazione dal progetto preliminare della cosiddetta “strada di arroccamento” una sorta di nuova provinciale che avrebbe dovuto accompagnare Pedemontana (in buona parte l’attuale Milano-Meda) da Barlassina a Cesano. In alcuni punti avremmo addirittura avuto 11 corsie parallele, un consumo di suolo assurdo e una violenza insostenibile all’ambiente.

Forse il risultato più significativo rispetto alla nostra storia è, invece, avere costretto Pedemontana a rivedere il progetto che prevedeva di sbancare oltre 40 ettari del Bosco delle Querce, “giochino” consentito da una legge regionale appositamente approvata con tale finalità. Il nostro lavoro ha comportato la revisione del progetto che ora si “limita” a consumare due ettari del Bosco.

Più recentemente abbiamo riproposto la necessità che la società Pedemontana e Regione Lombardia ottemperassero alla prescrizione del CIPE n. 3 emanata con l’approvazione del progetto definitivo che obbliga alla caratterizzazione delle aree che nel 1976 furono contaminate dal potente veleno chiamato TCDD (diossina). L’autostrada entra a pieno nei terreni contaminati e la concentrazione di diossina è ancora allarmante: se verrà movimentata senza le necessarie e dispendiose cautele provocherà un ulteriore danno a una popolazione già ferita.  Ed anche in questo caso siamo riusciti a costringere Pedemontana a fare quello che non avrebbe voluto: altre indagini per verificare l’effettivo stato dei luoghi e verificare la fattibilità dell’opera con tutte le criticità ambientali ed economiche che la accompagnano.

La diossina è il portato di un cattivo modo di intendere lo sviluppo industriale: dopo il grave incidente del 1976 la Givaudan La Roche, proprietaria di ICMESA di Meda, si impegnò a risarcire, almeno in parte, quello che aveva tolto all’ambiente e questo percorso portò, tra le altre cose, alla creazione del Bosco delle Querce di Seveso e Meda, un parco “artificiale” che sorge al di sopra dell’unica vera bonifica realizzata in Italia.

Bosco delle Quercie

Facendo sua la stessa idea di sviluppo che fu propria del processo che portò all’incidente del 1976, anche l’autostrada Pedemontana è stata concepita come un’opera che, in nome della crescita economica avrebbe prodotto un danno al territorio, e proprio per questo avrebbe dovuto essere accompagnata da una serie di progetti di compensazione ambientale: la compensazione ambientale risponde alla stessa logica della realizzazione del Bosco delle Querce, dal momento che si distrugge da una parte, si restituisce dall’altra.

  • A che punto sono i lavori di realizzazione di Pedemontana?

Di fatto l’autostrada Pedemontana avanza senza alcun rispetto della sua stessa idea originaria: la Tratta A di Pedemontana, così come la tratta B1, ma non c’è traccia di realizzazione dei progetti di compensazione ambientale nonché alcuna opera accessoria e di connessione. Arrivano poi segnali che sia a rischio la promessa Green Way, che avrebbe dovuto accompagnare tutta la tratta autostradale con un percorso di viabilità lenta per biciclette e percorribilità pedonale.

Insieme in Rete per uno Sviluppo Sostenibile ha sin dal 2007 denunciato l’inutilità e la dannosità di quest’opera che, nonostante gli iniziali proclami, dava già allora l’idea di prospettarsi come la tristemente nota Salerno-Reggio Calabria. Prendendo atto della sordità delle istituzioni a questo monito, e dell’allora sostanziale indifferenza delle comunità locali.

Una verità che invece proclama l’assenza di una programmazione economico finanziaria sensata e, ancora più l’assenza di risorse per la realizzazione dell’opera così come era stata concepita e approvata dal CIPE. Adesso lo scenario è completamente trasformato, adesso è il momento di dire la verità su quello che non può essere realizzato. Il re è nudo.

Quello che Pedemontana e Regione Lombardia non dicono, è che i soldi non ci sono e non saranno sufficienti nemmeno se il Governo deciderà un ulteriore finanziamento dell’opera. Continuare in questa direzione significa distruggere il territorio, realizzando in Lombardia quello che fu oggetto di scandalo in Campania e Calabria e che avremo (anzi, che abbiamo già) anche in Lombardia: la Salerno Reggio Calabria.

E’ essenziale che i lavori si fermino lì dove sono arrivati e che gli enti preposti si facciano carico di sistemare le gravi criticità che sono state causate al territorio riducendo quanto più possibile il danno per le comunità locali e per l’ambiente già pesantemente devastato.

Prendendo atto della volontà “granitica” di realizzare comunque questa autostrada (opera prevista nella legge obiettivo, che scavalca la titolarità degli enti locali) abbiamo cercato di limitarne i danni con azioni legali ed approfondimenti tecnici e giuridici. Il mese scorso alcuni sindaci da Barlassina a Desio mi hanno dato un incarico per verificare che le analisi e le proposte da Pedemontana fossero adeguate al problema e tutelassero effettivamente cittadini ed operatori.

Pedemontana tratto di Seveso




A Seveso c’è la FLA, la Fondazione Lombardia per l’Ambiente, per promuovere e divulgare l’educazione e la cultura ambientale.

Sono passati quasi quarant’anni dall’incidente che ha colpito alcuni comuni della bassa Brianza, in particolare il comune di Seveso. Esattamente il 10 Luglio del 1976 nell’azienda ICMESA di Meda, una fuoriuscita di TCDD, una tipologia di diossina tra le 200 esistenti (sostanze tossiche dannose per la salute), provocò la formazione di una nube che investì i comuni circostanti provocando un disastro ambientale.

Il terreno della zona più inquinata, la cosiddetta area ‘A’, fu depositato in vasche e fu sostituito da terreno ‘pulito’, dando vita ad un Parco Naturale che prese il nome di Bosco delle Querce. La storia di questa brutta vicenda italiana è scritta ampiamente in una pagina del sito dedicato a questo parco regionale. Per saperne di più clicca qui: Incidente Icmesa.

Da qualche anno abito vicino a quel parco. Ci sono delle belle e lunghe passeggiate da fare nel suo interno. Quando poi la stagione lo permette, ho un posticino sotto un albero in cui amo sostare facendo scorrere il tempo con le mie letture. Ho fatto questa premessa perché, nonostante siano passati molti anni, quando sono in viaggio per l’Italia alla mia risposta su dove abito, ho costantemente la visione di volti perplessi. Il nome di Seveso purtroppo, evoca ricordi nella mente delle persone legati ancora al disastro della diossina.

In realtà ci sono aree italiane assai più inquinate, territori in cui ahimè è praticata in modo diffuso l’agricoltura. Comunque sia, per capire meglio lo stato delle cose, recentemente mi sono recata a visitare la FLA, la Fondazione Lombardia per l’Ambiente situata a Seveso. Un centro di ricerca istituito da Regione Lombardia nel 1986 per promuovere e divulgare l’educazione e la cultura in campo ambientale, munito di un planetario che può ospitare fino a un massimo di 35 persone.

Planetario FLA

Planetario FLA

Durante la mia visita ho incontrato il Dott. Fabrizio Piccarolo, Direttore del centro. Dopo un reciproco scambio di punti di vista e riflessioni, gentilmente ha risposto alle mie domande.

  • Fabrizio, per iniziare mi sembra più che doveroso chiederti qual è lo stato di salute ambientale di Seveso?

Per una valutazione ambientale del comune di Seveso non si può prescindere dalle caratteristiche ambientali più generali del contesto nel quale è situato: presenta infatti le criticità di un territorio fortemente antropizzato e urbanizzato e che ha risentito delle rilevanti trasformazioni operate dell’uomo nel corso dell’ultimo secolo.

I numerosi studi che la Fondazione ha svolto negli anni a supporto delle politiche ambientali delle pubbliche amministrazioni lombarde sulla qualità dell’aria, il cambiamento climatico, la qualità delle acque, dicono che gli interventi locali per il miglioramento della qualità ambientale sono sicuramente fondamentali, ma assumono ancora più rilevanza e incidenza se attuati in una logica di sistema e di integrazione, anche sovracomunale. E in questa logica bisogna anche valutare lo stato di salute di un comune. Sicuramente le amministrazioni comunali di Seveso hanno particolarmente a cuore le questioni ambientali e negli anni hanno operato in questo senso in modo significativo.

Per la storia che ha avuto, il comune di Seveso ha due punti di forza straordinari: la sensibilità e la consapevolezza dei cittadini, che è una delle prerogative per l’attuazione e la riuscita di politiche ambientali, e il Bosco delle Querce, un esempio di estrema virtuosità di livello internazionale, in cui una società – nel senso proprio di societas – ha fatto di un evento drammatico un punto di positività e bellezza per l’intera comunità. E oggi aggiungerei un terzo punto di forza: la Fondazione Lombardia per l’Ambiente, un luogo di divulgazione del sapere scientifico che rappresenta un’opportunità per tutto il territorio.

  • Seveso, comune associato dai più alla diossina, una sostanza tossica che si sviluppa in natura attraverso la decomposizione di alcuni funghi, e in misura più rilevante, attraverso fenomeni di combustione che la diffondono nell’ambiente. Conseguentemente a ciò, ne assumiamo piccole quantità anche attraverso il cibo. Da esperto quale sei, puoi spiegarmi meglio che cos’è la diossina e quali sono gli effetti sulla nostra salute?

Con il termine “diossine” ci si riferisce ad un gruppo di composti chimici che si formano come risultato di alcuni processi di combustione, come ad esempio l’incenerimento dei rifiuti. Diossina è il nome comune di una sostanza tossica, la tetraclorodibenzo-p-diossina (Tcdd), sicuramente la più studiata: insolubile in acqua, resistente alle alte temperature e si decompone grazie alle radiazioni ultraviolette in un processo che può durare centinaia di anni.

Studi scientifici hanno mostrato che l’esposizione alla diossina può causare numerosi effetti dannosi per la salute, che dipendono da una varietà di fattori che comprendono: il livello di esposizione, quando si è determinata, per quanto tempo e quanto spesso. La soglia massima di tollerabilità è stata infatti fissata dall’Organizzazione mondiale della Sanità in un trilionesimo di grammo al giorno per kg di peso.

  • Come già sottolineato, dalla combustione dei rifiuti si sviluppa diossina. Per ovviare a ciò la raccolta differenziata va sostenuta e incentivata. Seveso in questo senso si è distinta grazie all’alto livello raggiunto. Quali sono le vostre iniziative legate all’informazione in tema di rifiuti e di tutela dell’ambiente?

Fino a qualche secolo fa i rifiuti non erano un problema perché tutto ciò che l’uomo “buttava” veniva smaltito OLYMPUS DIGITAL CAMERAnaturalmente dall’ambiente. Ora non è più così e i rifiuti sono diventati ufficialmente un problema sia per le generazioni attuali che per quelle future. Da qui la necessità di un’importante azione di informazione ed educazione ambientale che porti a una accresciuta consapevolezza in merito a questo problema.
Fondazione Lombardia per l’Ambiente è da sempre molto attenta a questa tematica. Dal suo arrivo sul territorio sevesino è attiva una collaborazione con Gelsia Ambiente, società che si occupa della raccolta, del trasporto e, per conto o direttamente, dello smaltimento dei rifiuti in 12 comuni della provincia di Monza e della Brianza (tra cui Seveso), e di uno in provincia di Como.

Entrambi gli enti sono fortemente impegnati in attività di formazione e di sensibilizzazione dei cittadini relativamente alle tematiche ambientali: tra le finalità istituzionali delle parti vi è la disseminazione della conoscenza e del sapere quale strumento concreto per la formazione di risorse umane, indispensabili per lo sviluppo sostenibile del territorio.
Per far capire ai bambini il problema dei rifiuti da qualche anno viene proposto alle scuole primarie e secondarie di primo grado dei Comuni serviti da Gelsia Ambiente, il progetto “IO NON MI RIFIUTO” in cui al percorso formativo sul tema dei rifiuti e della raccolta differenziata è associato un concorso. La partecipazione è un’occasione importante per stimolare i bambini, la loro curiosità e la loro fantasia alla scoperta di soluzioni alternative e più sostenibili al problema dei rifiuti.

Inoltre da un anno è in corso a Seveso una sperimentazione sulla raccolta del rifiuto indifferenziato tramite la Radio Frequency Identification, un sistema innovativo di tracciabilità del rifiuto che ha permesso di arrivare a circa l’80% della raccolta differenziata. Tutto questo sarà oggetto di una campagna di informazione basata sulle evidenze scientifiche rivolta ai cittadini.

  • Durante la mia visita ho apprezzato i vostri progetti didattici rivolti alle scuole per formare una coscienza ambientale nelle nuove generazioni. Ritengo l’ambiente e il cibo strettamente connessi tra loro, mi riferisco allo spreco alimentare. Sono utili in tal senso proposte formative sia per i giovani che per gli adulti. Avete programmi in realizzazione in tal senso ?

Fondazione Lombardia per L’Ambiente e la Direzione Generale Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile di Regione Lombardia stanno collaborando per un efficace conseguimento delle finalità stabilite d"Meravigliosambiente" Progetto didattico rivolto ai bambini delle scuole primarie e ai loro insegnantiaalla pianificazione regionale in materia di rifiuti e bonifiche. La collaborazione mira alla realizzazione di un progetto di riduzione dello spreco alimentare quale azione attuativa del Programma Regionale di Gestione dei Rifiuti, in relazione agli obiettivi di prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti con finalità, anche, sociali volte a garantire un sostegno alimentare alle categorie disagiate.

Per i più piccoli è in fase di realizzazione, con la collaborazione di ARPA, un fascicolo sull’educazione alimentare e sulla sostenibilità ambientale in occasione di Expo 2015 da distribuire gratuitamente alle scuole della Lombardia che ne faranno richiesta. A questo seguiranno altri tre innovativi volumi gratuiti, dedicati alle scuole primarie, che potranno essere utilizzati insieme ad una App interattiva.

  • Recentemente ho fatto qualche ricerca sulla canapa, una pianta dalle molte proprietà, robusta e facile da coltivare, ma soprattutto in grado di contribuire a risanare i terreni inquinati. Tra l’altro ci sono molti agricoltori che stanno riprendendo la coltivazione per la produzione di semi, olio e farina (leggi QUI). Visto lo stato critico dei nostri territori, sarebbe molto interessante approfondire l’argomento attraverso convegni ed esperti del settore. Perché non farlo alla FLA?

Oltre ad essere la sede istituzionale della FLA, il Centro Ricerche e Formazione Ambientali è un luogo di diffusione della scienza e della cultura. L’auditorium del piano terra è uno spazio concepito come luogo in grado di ospitare conferenze, convegni, workshop, corsi di formazione a disposizione di enti, istituzioni ed altre organizzazioni che, come la Fondazione, lavorano per la divulgazione scientifica e culturale.

Solitamente, come metodo di divulgazione scientifica, tendiamo nei convegni a non affrontare argomenti particolarmente specifici. Occorrerà quindi inquadrare l’argomento in un contesto più ampio che ne sottolinei i benefici e i risvolti positivi per l’ambiente e quindi la qualità della vita dei cittadini. Se verranno risposte tutte queste prerogative, si potrà verificare la possibilità di ospitare un eventuale convegno sul tema pur non essendo, la canapa e più in generale il tema delle coltivazioni, un argomento centrale della nostra attività di ricerca scientifica.

  • La FLA è patner del ‘Progetto Gestire’ finalizzato alla salvaguardia e al ripristino della biodiversità della Rete Natura 2000 della Lombardia. Quali sono stati gli habitat che vi hanno visto direttamente interessati per la loro tutela?

Laboratori FLASin dall’inizio delle politiche Natura 2000, la Fondazione ne ha seguito per Regione Lombardia l’attuazione e lo sviluppo sul territorio regionale e nazionale, in particolare con la realizzazione della Rete ecologica Regionale e la sua implementazione a livello locale. Natura 2000 è la rete di Siti protetti istituiti ai sensi di due Direttive Comunitarie (“Habitat” e “Uccelli”) per la conservazione di specie animali e vegetali di particolare importanza a livello europeo.

Ci siamo occupati, in qualità di responsabili scientifici, della stesura del programma di monitoraggio delle specie e degli habitat inseriti negli allegati delle due direttive e stiamo collaborando attivamente alla realizzazione del Documento programmatico per la gestione della Rete Natura 2000 e del PAF (Prioritized Action Framework), un documento che raccoglierà le azioni necessarie, elencate per priorità, per la gestione della rete Natura 2000 in Lombardia per il periodo 2015-2020. Il documento conterrà, tra le altre cose, una panoramica introduttiva sullo stato di conservazione di habitat e specie, gli obiettivi di conservazione strategici la descrizione delle misure fondamentali per raggiungerli, tutti temi su cui la FLA è ormai impegnata da anni.

 
 
Fondazione Lombardia per l’Ambiente
Largo 10 Luglio 1976, n. 1 – Seveso (MB)

Per info tel. +39 02 8061611
fax +39 02 80616180
e-mail: flanet@flanet.org




Valeria Terraneo, una giovane donna divisa tra la passione per l’agricoltura e un call center

Conoscete la pecora brianzola?

Valeria Terraneo, una giovane donna impegnata nell’azienda agricola di famiglia a Seveso‬, in provincia di Monza e Brianza. Diplomata in Agraria, si dedica con passione all’agricoltura e all’‎allevamento‬. Nonostante l’impegno e la voglia di fare, i mezzi a sua disposizione non sono ancora sufficienti per dedicarsi completamente ai suoi animali che accudisce ogni mattina alzandosi all’alba. La sua giornata infatti, è scandita dai trilli di un call center che gli permette di sostenersi finanziariamente.

Sono tanti i giovani che seguendo le tradizioni familiari si stanno orientano verso l’agricoltura. Una scelta che comprendo e condivido, e che spinge nonostante le difficoltà, ad andare avanti verso un futuro sempre più agricolo ed ecosostenibile.

L’azienda agricola Terraneo alleva cavalli, animali da cortile e pecore brianzole, una razza in via d’estinzione. Per scelta nessun capo viene macellato. L’attività principale che permette loro il parziale recupero delle spese, è costituita dalla coltivazione di cereali e di fieno nei terreni incolti dei comuni limitrofi.

Valeria Terraneo

Durante la mia visita, dopo essermi dedicata con saluti e carezze agli animali presenti, ho parlato a lungo con Valeria sull’importanza degli effetti benefici che questo contatto naturale ha sulle persone. Per questo motivo, e per molto altro, la cultura agricola va promossa e sostenuta in ogni sua forma.

Passo a lei la parola…

  • Valeria, con la tua famiglia conduci questa realtà agricola che i tuoi nonni hanno avviato molti anni fa. Mi racconti un po’ della vostra storia?

Tutto parte dai primi del ‘900, quando Baruccana, piccola frazione di Seveso, era un paese agricolo dove tutte le famiglie possedevano una stalla e una cascina con appezzamenti di terreni annessi. Gli animali che si allevavano era prevalentemente per il lavoro; buoi e cavalli da tiro per poter coltivare i campi. A quei tempi i trattori erano ancora una realtà sconosciuta. Con il passare degli anni questa passione è stata tramandata di generazione in generazione fino ai nostri tempi, ovviamente con scopi differenti da quelli di allora. A tutt’oggi alleviamo con amore questi animali straordinari. Purtroppo questa zona geografica in cui viviamo non è delle migliori per le coltivazioni, soprattutto per la mancanza di terreni agricoli. Aggiungo che la passione non è solo rivolta agli animali, ma anche ai mezzi agricoli storici che custodiamo con cura e che utilizziamo per mostre, eventi e fiere zootecniche.

  • Tra gli animali che allevi c’è la pecora brianzola, una razza in via d’estinzione da tutelare. Me ne descrive le caratteristiche?

È una razza che negli ultimi anni, grazie all’impegno di molti allevatori, si sta ripopolando. Le sue caratteristiche sono Pecora brianzola la robustezza e quindi la conseguente adattabilità a qualsiasi tipo di terreno o condizione climatica. Inoltre la rusticità, cioè la resistenza alle malattie, fa si che le esigenze alimentari e di vita non siano di particolare impegno. La taglia è medio-grande, infatti i maschi adulti raggiungono anche i 90-100 kg, a differenza delle femmine, che raggiungono il peso massimo di 80 kg.

Sono soggetti molto prolifici e precoci che vengono allevati per la produzione di carne e di lana (esiste una filiera della lana che viene utilizzata per produrre capi di abbigliamento della tradizione pastorale lombarda). La zona principale di allevamento sono le provincie di Lecco, Como e Monza.

  • Come scrivevo poc’anzi, è risaputo che il contatto con gli animali genera benessere riportando le persone ai ritmi naturali. Creare un ambiente idoneo in cui poter vivere anche per poche ore questo contatto, potrebbe essere un valido aiuto in caso di depressioni e malesseri psichici. Credi che si possa realizzare un programma analogo anche da voi ?

A riguardo di questa affermazione penso che possa essere un buon inizio per poter costruire “qualcosa” di socialmente utile anche da noi, visto che già esistono a livello nazionale e internazionale molte associazioni di pet therapy.

  • Valeria, è risaputo quanto io ami la natura e il mondo agricolo. I miei ricordi d’infanzia in campagna hanno influito molto sulle scelte della mia vita. Per questo motivo ritengo che un riavvicinamento a questo importante comparto, attraverso percorsi didattici e culturali, sia di rilevante importanza nell’educazione dei bambini. La vostra azienda ha in programma iniziative in tal senso?

È in progetto sicuramente. Per gli anni futuri prevediamo infatti l’apertura di una fattoria didattica e l’organizzazione di alcuni eventi dedicati a bambini, alle scolaresche e alle loro famiglie.

  • Ora parliamo di eventi agricoli. Nel prossimi mesi, a Seveso, si svolgerà “Seveso in fiore”. Una manifestazione agricola in fase organizzativa che ti vede tra le coordinatrici. Come mi dicevi, oltre alla vostra collezioni storica di trattori, ci saranno importanti realtà produttive del territorio. Quali sono i requisiti per partecipare e le eventuali modalità per iscriversi?

L’evento sarà esattamente il 18 e il 19 aprile e avrà luogo nel prestigioso ‘Bosco delle querce’. Ci sarà la presenza di florovivaisti, produzioni di aziende agricole, e fattorie didattiche. I requisiti per partecipare sono minimi: essere produttori o trasformatori di materie prime agricole, oppure essere fattorie didattiche o produttori di fiori e piante. Le modalità di iscrizione saranno a breve pubblicate sul sito ufficiale.

Per info contattare Valeria Terraneo
Mail: valeria_giny@hotmail.com
Cell. 340 5263379

Azienda Agricola Terraneo

Azienda Agricola Terraneo




Lo sapevate che il Panettone è nato da una storia d’amore?

Ebbene sì, il dolce natalizio tipico di Milano è nato da una storia d’amore, per lo meno così narrano le leggende. Un dolce che adoro, e non solo a Natale…

Ieri sera al Ristorante Il Fauno di Cesano Maderno, il protagonista è stato proprio il Panettone.

Insieme a Franco Cappello della Pasticceria Elisa di Seveso, si è parlato dei suoi ingredienti, delle sue tecniche di preparazione, e della sua storia.

Detto questo, lo sapevate che il Panettone è nato da una storia d’amore?

Ebbene si! Ora vi racconto… 

Si narra che Ugo degli Antellari, il nobile falconiere di Ludovico il Moro, fosse innamorato di Adalgisa, la bella figlia di Toni, un fornaio di Milano.

Un amore vissuto in segreto, osteggiato dalla famiglia nobile di lui, che non vedeva di buon occhio la ragazza, a causa delle umili origini.

Adalgisa, tra l’altro, dovendo aiutare il padre in bottega per l’assenza del garzone malato, era spesso troppo stanca per incontrarsi con il suo innamorato.

Per ovviare a ciò, Ugo, indossati abiti umili, si presentò dal padre fingendosi un garzone in cerca di lavoro. Le cose però continuavano a non andare bene: una nuova bottega aveva aperto a poca distanza causando una perdita di clienti.

Fu allora che Ugo capì che, per aumentare le vendite, la qualità del pane andava migliorata. Cedette di nascosto due falchi della corte, e con il ricavato comprò del burro introducendolo nell’impasto. Fu un successo!

Non contento, sotto le feste di Natale, decise di aggiungere all’impasto anche delle uova, dell’uvetta sultanina e dei pezzi di cedro candito. Il risultato fu uno specialissimo “pan del Toni” da cui ebbe origine il nome Panettone.

Anche se ormai viene proposto in molte varianti, io amo quello classico, quello fatto seguendo la ricetta tradizionale di un tempo.

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