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Ritornare significa ricordare. Aquileia, Palmanova e… il Presnitz!

Le mie origini chiamano…

Esattamente così, il richiamo delle nostre origini è una sensazione che di tanto in tanto sentiamo un po’ tutti. Ritornare significa ricordare, e riscoprire luoghi unici della nostra bella Italia. Una ricchezza storica e artistica che spesso sottovalutiamo.

Mi riferisco, in questo caso, a due città friulane che da tempo volevo visitare: Aquileia e Palmanova.

Se Aquileia incanta per i preziosi e antichissimi mosaici presenti sull’intera pavimentazione della sua Basilica, Palmanova colpisce per la perfetta forma stellata. La prima sito archeologico tra i più importanti del settentrione d’Italia, la seconda città fortificata. Riconosciute dall’Unesco come Patrimonio Mondiale dell’umanità, sono situate a poca distanza una dall’altra. Una tappa irrinunciabile per chi come me sente il richiamo delle proprie origini, ma soprattutto, per gli appassionati di storia e tipicità del territorio. Si, perché dopo aver seguito questo mio bel itinerario, vi consiglio l’assaggio di un dolce tradizionale friulano: il Presnitz.

Aquileia

Vi è mai capitato di rimanere senza fiato davanti a un’opera d’arte? A me l’ultima volta è successo all’ingresso della Basilica di Aquileia. La vista del suo pavimento, il più esteso mosaico paleocristiano del mondo occidentale, ha rapito letteralmente il mio sguardo (foto in testata). Ben 760 metri quadri risalenti al IV secolo portati alla luce dagli archeologi tra il 1909 e il 1912. Una magnificenza dell’essere umano che si può osservare camminando su lunghe passerelle di cristallo sopraelevate.

Palmanova 

Sono giunta a Palmanova (Palma in friulano) in una giornata di pioggia. Nonostante ciò, l’aria che ho respirato da subito è stata ricca di richiami storici e suggestioni. Una città-fortezza a forma di stella geometricamente perfetta. Nove baluardi, sette chilometri di mura imponenti e sei strade lineari, che si irradiano dalla centrale piazza esagonale: Piazza Grande. Un modello di architettura militare fondata nel 1593 dai Veneziani per difendere i confini della Serenissima dagli attacchi dei Turchi. Solo nel 1866, dopo il dominio asburgico, è entrata a far parte del Regno d’Italia. Passeggiando per le sue vie, non mi è stato difficile percepire i richiami di un passato importante, che nel 1960, ha portato il presidente della Repubblica a proclamarla “Monumento Nazionale”.

Il Presnitz

E ancora una volta… paese che vai tradizione che trovi. Tanto per dire che una volta concluso il mio itinerario, mi sono concessa una pausa di gusto in una pasticceria tipica della zona. È così che ho scoperto un dolce friulano – in particolare triestino – che si prepara tutto l’anno: il Presnitz. Un rotolo di pasta sfoglia a forma di chiocciola con all’interno noci, nocciole, pinoli, uvetta, rum, miele e aromi vari. In realtà, ho avuto l’impressione che il pasticcere che mi ha raccontato la sua storia non mi abbia rivelato tutti gli ingredienti… Si sa, ogni bottega ha la sua malizia!

aquileia.net          www.palmanova.it




Siena, un concentrato di capolavori!

Cor magis tibi Sena pandit«Siena ti apre un cuore più grande» (della porta che stai attraversando).

Un’iscrizione presente sull’arco esterno dell’antica Porta Camollia, che dà il senso dell’accoglienza che questa città storica tra le più belle d’Italia, offre a chi ha la fortuna di visitarla. Un luogo in cui vivere con i tempi giusti, che mi ha permesso di capire quanta ricchezza d’arte possa concentrare una città. Una conoscenza da fare passeggiando nei vicoli del suo centro storico – patrimonio dell’Unesco – godendosi la bellezza dei palazzi e delle botteghe artigianali, fino a giungere nel suo cuore a forma di conchiglia: la splendida Piazza del Campo.

Sedersi a terra ad ammirarla è quasi un rito, che agevola la vista e che permette di godere della sua magnificenza a 360 gradi.

Piazza del Campo

Passeggiando per Siena

Cattedrale dell’Assunta

Cattedrale dell’Assunta – interni

Libreria Piccolomini

Siena, un concentrato di capolavori!

L’ho visitata camminando a piedi tra le sue diciassette Contrade. Realtà storiche che dal 1729 tracciano un territorio e rappresentano una comunità basata sul volontariato, con un’identità e con tradizioni che a differenza di altrove non scemano, anzi, col passare degli anni si rafforzano. Diciassette istituzioni democratiche e indipendenti con statuti, battesimi laici e con una propria chiesa, il cui più alto rappresentante è il Priore. Intorno a lui, a supporto, molte altre cariche tra cui il Vicario (vice del Priore), il Cancelliere (segretario), il Camerlengo (tesoriere), il Bilanciere (contabile), l’Economo (curatore del patrimonio), l’Archivista (custode storico), il Correttore (capo spirituale della Contrada), e… Insomma, un’organizzazione serissima basata sulla solidarietà e sulla passione, che ho conosciuto attraverso l’ascolto dei racconti di una contradaiola che mi ha guidato alla visita del Museo ‘Contrada della Civetta’.

Museo Contrada della Civetta

A questo proposito riporto un pensiero del grande Federico Fellini.

“Voi a Siena avete questa cosa preziosa, ed è singolare come nel conflitto delle Contrade vi sia la vostra unione. Tutto il mondo si sfalda e voi siete qui con la vivezza di questi riti e con la fedeltà dei secoli. Credo sia l’unico esempio in Italia. C’è una sorta di cordone misterioso tra voi e i senesi di tutte le epoche. È bello, molto bello!”

Non mi soffermerò sul Palio, una corsa di cavalli condotta da fantini mercenari, che sia pur di secolare tradizione, ogni anno scalda l’atmosfera al punto da creare eccessi e talvolta incidenti, per tutti gli esseri coinvolti, umani e animali.

Museo Contrada della Civetta

Museo Contrada della Civetta

Museo Contrada della Civetta

Siena, un capolavoro dopo l’altro… Questa volta mi riferisco alla Ribollita. Un piatto tipico che si può assaggiare in una delle tante trattorie storiche della città. Una zuppa di origine contadina a base di cavolo verza, cavolo nero, fagioli, patate, pomodori… da far cuocere a fuoco lento e da gustare con pane raffermo. Il tutto, ovviamente, accompagnato da un buon calice di vino rosso del territorio. Una delle mie pause gastronomiche senesi, che si è conclusa con l’assaggio di un ottimo Moscadello di Montalcino Vendemmia tardiva, e di una ‘chicca liquoristica’ che vi consiglio: l’Elisir di Santa Caterina. Un liquore a base di erbe prodotto seguendo i dettami di un’antica ricetta dalle origini misteriose. Per certo, la sua produzione iniziata in passato in una distilleria di un convento di Siena, oggi continua a cura della Distilleria Deta di Barberino Val d’Elsa.  

Ribollita

Moscadello di Montalcino

Elisir di Santa Caterina

Siena, una città ricca di leggende, di arte e di storia, che ancora una volta mi ha portato a pensare a quanto sia bella l’Italia!

Mi guarda Siena,
mi guarda sempre
dalla sua lontana altura
o da quella del ricordo –
come naufrago? –
come transfuga?
mi lancia incontro
la corsa
delle sue colline,
mi sferra in petto quel vento,
lo incrocia con il tempo –
il mio dirottamente
che le si avventa ai fianchi
dal profondo dell’infanzia
e quello dei miei morti
e l’altro d’ogni appena
memorabile esistenza…
Siamo ancora
Io e lei, lei e io
soli, deserti.
Per un più estremo amore? Certo.

Mario Luzi

Piazza del Campo di sera

Terre di Siena  www.terredisiena.it

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