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Vinissage 2014, il salone dei vini Biologici, Biodinamici e Naturali. Una terminologia ai più non ancora chiara.

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Dal 24 al 26 Maggio, al Palazzo Enofila di Asti, si è svolta Vinissage, tre giorni di degustazioni e conoscenza per la promozione del vino come espressione dell’uomo che lo produce e del territorio in cui nasce.

Una manifestazione organizzata dall’Assessorato al Turismo e Promozione del Territorio del comune di Asti, in collaborazione con Officina Enoica, un’associazione no-profit con sede a Milano che sostiene i vignaioli rispettosi dell’ambiente e della biodiversità.

Ben trecento vini in assaggio raccontati dai vignaioli per far conoscere il vino, il territorio e le sue problematiche. Un’anteprima degli eventi che ci condurranno alla fatidica data del 1’ Maggio 2015, inizio dell’Esposizione Universale ospitata da Milano.

Venti milioni i turisti stimati che visiteranno il nostro paese e che avranno occasione di conoscere il nostro territorio e le nostre produzioni. Un’occasione imperdibile per instaurare rapporti di scambio utili per risollevarci dalla crisi che ci attanaglia, e che blocca la nostra economia.

Chiacchierando tra gli stand, oltre a salutare amici ritrovati, ascoltando le persone intervenute alla manifestazione mi sono resa conto di quanta poca chiarezza ci sia ancora con la terminologia legata al vino (e non solo). Mi riferisco alle definizioni di  Biologico, Biodinamico e Naturale da alcuni considerati una moda, mentre da altri reputati un vero e proprio stile di vita.

Forse troppe suddivisioni creano solo confusione al consumatore che, non essendo educato alle terminologie, è confuso nella scelta finale. Chi ama il vino vorrebbe solo che fosse prodotto da persone legate al territorio e per questo rispettose dell’ambiente e dei cicli della natura. Un vino schietto e pulito.

Detto questo, qui di seguito faccio un breve ripasso.

  • Con il termine di vino biologico si intende un prodotto senza sostanze chimiche e con solfiti ridotti al minimo. La certificazione a livello comunitario del Regolamento Europeo 203 entrato in vigore il 1’ Agosto del 2012, permette di venderlo come biologico e non solo di definirlo ‘prodotto da uve biologiche’.
  • Quando invece si parla di vino biodinamico ci si rifà agli insegnamenti dell’austriaco Rudolph Steiner. I suoi rudimenti si basano su un’agricoltura che punta a mantenere la fertilità della terra, che non prevede l’uso della chimica, che segue l’influenza delle fasi lunari, e che riferita ai vini, limita l’uso di anidride solforosa e prevede l’utilizzo di  lieviti indigeni presenti sulle uve. Un’agricoltura severa e attenta all’ambiente e alla biodiversità.
  • Infine, parlando di vini naturali, ci si riferisce ad una filosofia di vita sostenibile ma non regolamentata da disciplinari e normative come le due categorie precedenti. Sicuramente meno estrema di quella biodinamica, ma parallela nei pilastri da seguire per una viticoltura attenta alla natura e al territorio.

Alcuni momenti di Vinissage.

Fonte: Elisabetta Rossi – Tesi di Laurea magistrale in Economia e Direzione delle Imprese




Mi chiamo Alessandro Job… racconto le mie emozioni attraverso il vino

Azienda Agricola Villa Job – Pozzuolo del Friuli (Udine)

“Mi chiamo Alessandro Job, ho 30 anni e amo sognare e raccontare la vita e le mie emozioni attraverso il vino. Questo è quello che sono, nella sua pura essenza e senza fronzoli. Perché proprio il vino? Perché certe cose sono difficili da spiegare solo con le parole…”

Ho conosciuto Alessandro inizialmente sul web, poi di persona a Milano al Food & Wine Festival 2012,  e poi, come piace a me, sul “campo”, quando insieme all’amico Michelangelo Tagliente sono andata a trovarlo direttamente in azienda, o meglio in villa, Villa Job.

La sua azienda agricola si trova in una dimora storica costruita nel 1637 e acquistata da Gregorio Job nel 1910. Da appassionata di storia quale sono ho apprezzato molto i soffitti piacevolmente decorati, le statue settecentesche collocate nel giardino, ma soprattutto la cantina con volta a botte con “segni” che l’occhio attento sa vedere.

Bere vino in ambienti storici è molto suggestivo, soprattutto per una persona come me che in queste atmosfere viaggia con la mente.

Sei ettari di vigneto in cui ho passeggiato insieme ad Alessandro mentre lo ascoltavo raccontare le sue scelte di vita.  Un percorso che ha iniziato giovanissimo nel 1985, e che l’ha legato indissolubilmente alla terra e alla coltivazione naturale.

Al calar della sera ci siamo spostati all’interno dedicandoci alle degustazioni dei suoi vini. Lo scrivo spesso e qui mi ripeto, sono “donna di rossi di struttura e di carattere” e difficilmente mi smentisco. Ovviamente con tutto il rispetto per i bianchi; un ottimo esempio è il suo Risic Blanc  biologico 2010 IGT che  in friulano significa vitigno bianco, un blend di Chardonnay e Sauvignon.

Durante la degustazione la mia attenzione si è rivolta in particolare verso il Serious, un vino rosso biologico senza solfiti nato dalla volontà di Alessandro di produrre un vino naturale legato alla terra, un vino semplice ma…  Serious.

Questo per me è il vino che sa d’uva,  un vino che mi riporta alla terra, un vino contadino…

 

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