di Giustino Catalano
Appare strano che l’uomo classifichi determinate piante infestanti. A ben vedere, infatti, in natura ogni forma di vita ha il suo esatto posto, presupponendo che in un ecosistema perfetto anche piante apparentemente inutili abbiano una loro precisa collocazione e scopo. Forse l’unico infestante, così come lo intendiamo noi umani, è proprio l’uomo!
Le piante infestanti così come sono viste nella nostra umana comune accezione in effetti sono la cura o la spia di squilibri che si manifestano nel terreno.
L’incuria umana, il suo scarso rispetto per i luoghi, le cattive lavorazioni o anche, perché no, gli scompensi creati da concimazioni eccessive fanno sì che madre natura sia costretta a darci un segnale o a porre autonomamente un rimedio.
La gramigna è spia di terreni incolti o dove vengono sversati materiali di riporto. La camomilla con i suoi piccoli e bei fiori è sanante di terreni troppo compatti e poco lavorati.
- Ma allora perché chiamarle infestanti?
Il punto è proprio quello. Si definiscono tali solo per la loro difficile eliminazione, per il loro comportamento invasivo, e per la nostra scarsa capacità di eliminarle avendo dimenticato come vivere in perfetta armonia con la natura.
Oggi parliamo della Portulaca (Portulaca Oleracea), diffusissima nei nostri campi e conosciuta con moltissimi nomi dialettali (erba porcellana, sportellacchia, purchiacca, erba pucchiacchella, ecc.). Pianta annuale a diffusione e portamento prostrato (diremmo serpeggiante), spesso ce la ritroviamo soprattutto nei mesi che vanno da giugno ad agosto, che compare nei nostri giardini. Somiglia molto a una pianta grassa con le sue foglie carnose e i suoi rami di colore bruno. I suoi piccoli fiorellini gialli ce la fanno prima apprezzare e, poi, maledire nel momento in cui cerchiamo di liberarcene.
- Ma perché è lì, e soprattutto è davvero inutilizzabile?
Sicuramente sulla scorta delle poche righe precedenti la Portulaca compare per un motivo. Cattivo drenaggio del terreno, ossia, detto in parole povere l’acqua ristagna nel sottosuolo perché troppo compatto.
- Ma veniamo alla domanda più interessante… è del tutto inutile?
E qui la risposta stupefacente. Assolutamente no!
Le sue foglie più tenere sono buonissime in insalata, sia da sole che come aggiunta.
Del pari i suoi ramoscelli, una volta essiccati al sole e conservati, sono molto saporiti se adoperati come condimento per una pasta aglio e olio nel quale sono stati fatti rinvenire. Otterete un sugo dove questi “bastoncini” per loro aromaticità, ricordano vagamente i profumi del fungo porcino.
Ma, e questa è la notizia più interessante, fa anche bene in quanto pianta ricchissima di Omega-3, grasso in grado di aumentare le nostre difese immunitarie, e di vitamine.
Quindi la mangiamo! Ma non solo.
- L’infuso delle sue foglie ha effetti depurativi sull’organismo. E’ un buon diuretico.
- Se adoperato per uso esterno va benissimo per curare orticarie, foruncoli ed eczemi.
- I contadini usavano, se punti da un’ape o una vespa, prendere le foglie più carnose, spezzarle a metà, e strofinarle sulla puntura.
Insomma, alla Portulaca manca solo la parola. E se parlasse ci direbbe “infestante sarà lei!