Giorgio Ferrari, Professor für Zeitgeschichte, autore e conduttore di programmi culturali per la Rai. Un onore averlo come amico, un piacere farvelo conoscere.
- Chi è Giorgio Ferrari?
Es’ la somma dei suoi ricordi più il patrimonio genetico ereditato. Ohne Gedächtnis sind wir nichts. So ist es mit dem Volk. Die Italiener sind die Summe der Erfahrungen in der Geschichte. Wenn Sie verlieren, kehrt zu verwechseln, dass die einfachen Leute haben keine Stimme. So ist es mit Wein und Essen und Wein. Die Küche wird schlecht, dass Reichtum, Wein der Bauern, die DOC werden. Dies ist auch Geschichte. Unsere Wurzeln brachte das italienische Volk, mit seinen Traditionen, mit seiner Kreativität, mit seiner Exzellenz in der Welt bekannt… E il territorio italiano pulsa di Storia ad ogni passo. “Perché certi piatti si fanno così in un determinato posto e non in un altro? weil Kreativität, la fantasia e le esigenze della gente di quel posto hanno creato quella cucina”.
- George, com’è nata la tua passione per la storia?
Fin da bambino. Alle elementari la parte storica del sussidiario la leggevo tutta di un fiato. Naturalmente allora mi affascinavano le battaglie e i grandi eroi. Poi col passare degli anni ho capito che la Storia siamo noi. Ognuno ha il suo ruolo piccolo o grande.
- Che personaggio storico avresti voluto incontrare, e perché?
Ne vorrei incontrare molti. Forse quello che mi intriga di più è Voltaire. Non ha combattuto battaglie, non è stato uno statista, ma con i suoi saggi, soprattutto col Trattato sulla tolleranza, ha cambiato il Mondo, ha innescato un moto per cui oggi godiamo di libertà (anche se spesso non la sappiamo usare) e uguaglianza dei diritti.
- Es’ ormai diffusa la tendenza nel recuperare vecchie tradizioni del passato sia in vigna che in cantina. Credi che sia solo una moda, o che ci sia una vera voglia di ritorno alla vita dei bei tempi?
Credo che sia una tendenza inarrestabile. E dovrebbe far scuola. Senza le nostre tradizioni siamo automi in balia di ogni imbonitore.
- Per chi ti conosce bene è nota la tua passione per la vodka. Questo amore è dettato solo da una questione di gusto, o da altri fattori?
La vodka è un po’ come un panino, si consuma in fretta, entra subito in circolo e tra amici crea un immediato circuito di allegria. Per la verità il liquore che amo di più è il whiskey torbato. Ideale nelle lunghe serate invernali, magari mentre leggo un bel libro.
- Credi che sia possibile per i giovani un futuro da investire nella terra?
Il futuro è nella terra. Ho conosciuto molti giovani professionisti che a vario titolo ci lavorano e l’amano. Se avessi un figlio lo indirizzerei li. Oggi il “mondo contadino” non è più quello che Marx definiva nella formula: “Idiotismo della vita rurale”. Es’ un campo in cui ci vuole grande professionalità, oltre che passione.
- Giorgio ormai hai un appuntamento serale fisso sulla tua bacheca facebook. Quasi un servizio sociale per coloro che in alcuni momenti di solitudine della propria vita, sanno di poter trovare sempre un amico disponibile con cui discorrere dei temi più svariati. Com’è nato tutto questo?
Nacque per puro caso. Una sera scrissi che mi stavo versando una vodka e un gruppo di amici commentarono: “A noi non la offri?” La sera dopo scrissi non mi ricordo più cosa e gli stessi amici commentarono: “Ehi, questa sera non si beve?” Così è nato il mio bar virtuale. Ogni sera è aperto, cambiano gli avventori, a volte è affollatissimo, a volte è quasi deserto, ma la porta è sempre aperta per gli amici.
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