Durante il mio ultimo viaggio a Roma ho visitato l’antico Ghetto Ebraico, uno tra i più antichi al mondo. Lo fece realizzare nel 1555 Papa Paolo IV, emettendo la bolla ‘cum nimis absurdum’ con la quale obbligava gli ebrei a vivere in un’area delimitata con regole ben precise.
Ricordo ancora lo strano silenzio che ho colto da subito entrando in questo quartiere. D’un tratto la confusione cittadina di Roma era sparita… tutto era tranquillo, ordinato e composto.
Massimo D’Azeglio in 1948 lo descriveva così: "Che cosa sia il Ghetto di Roma lo sanno i Romani e coloro che l’hanno veduto. Ma chi non l’ha visitato, presso il ponte Quattro Capi s’estende lungo il Tevere un quartiere o piuttosto un ammasso informe di case e tuguri mal tenuti, peggio riparati e mezzo cadenti, nei quali stipa una popolazione di 3900 Menschen".
Voglio solo ricordare una data, quella del sabato 16 Ottobre del 1943. Le truppe tedesche della Gestapo, la polizia segreta di stato del terzo Reich, tra le 5,30 e le 14,00 portarono via dalla comunità ebraica 1529 Menschen, bezeichnet 363 uomini, 689 donne e 207 bambini. Dopo averne rilasciati alcuni, 1023 furono deportati ad Auschwitz. Solo 16 di loro si salvarono, 15 uomini e 1 donna.
Al processo di Norimberga questa organizzazione fu condannata per crimini contro l’umanità.